in tutti gli hobby/sport con base su attrezzatura tecnica, il progresso tecnologico spiana il mercato, allarga le porte e consente afflussi di massa dove prima accedevano solo quelli in cui passione (possibilità) e destrezza vera si univano in combinazioni virtuose o professionali.
l'ho visto (per mia esperienza diretta) nella subacquea, nella fotografia (dove al massimo rischi una sovraesposizione) e ora nel motociclismo.
come dice PacPeter, le case motociclistiche non sono le nostre balie e se ne fregano se il bimbominkia figlio di papà si fa comprare la S1000RR come prima moto.
ma, si sa, per certi uomini i numeri sono tutto. se esiste una moto con 190 CV, non c'è ALCUN motivo per non comprala.
tantomeno il fatto (che dubito si trasformi in consapevolezza) di poterla usarne al massimo ad un quarto della sua potenza.
il problema è di chi ne condivide gli spazi, le strade, nella fattispecie.
d'altronde so di gente che pensa (democraticamente e darwinisticamente) che i neofiti dovrebbero andare tutti a schiantarsi alla prima curva e liberare le strade dalla loro grottesca, ingombrante e pericolosa presenza.
il fatto di avere dispositivi anti slittamento, anti saltellamento, anti ceppe volanti e altre diavolerie che possano ridurre il divertimento è un NON problema. basta schiacciare il bottone.
così come basterebbe immergersi con le tabelle e calcolare la deco a mente, o disattivare l'autofocus nella fotocamera digitale e focheggiare a mano.
il problema secondo me è un altro: il fatto che l'aumento dell'accessibilità offerto dalla tecnologia, sta abbattendo il concetto di apprendimento ed approccio graduale alle cose.
pochi hanno ormai voglia di essere -umilmente- alle prime armi o di ammettere che un oggetto non è adeguato al proprio livello.
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Ducati Multistrada V2 - Zygaena
adieu Lamù
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