La terza rivoluzione (di Luigi Rivola)
Alcune considerazioni dopo l’incontro coi primi clienti della NC700. I giapponesi hanno finalmente capito che l’attuale mentalità dei motociclisti, da loro plasmata negli anni, va cambiata?
Lunedì, nel solito bar di Brisighella, dove fanno tappa tutti i fine settimana i motociclisti di ritorno dal Passo della Colla, ho visto, in mezzo alle miriadi di BMW e alle immancabili ipersportive, che fino a poco tempo fa regnavano indisturbate, le prime Honda NC700S, la moto della “terza rivoluzione industriale”.
Perché definisco così questo nuovo modello della Casa di Tokyo? Chi l’ha comprato adduce ragioni molto semplici: “È bella, è moderna, costa assai poco, consuma pochissimo e ha tutto ciò che deve avere”. Non vi sembra che già questa sia una rivoluzione? Le moto che ci propongono normalmente come “appetibili” costano un sacco, consumano tanto, forniscono prestazioni assolutamente eccessive e hanno il doppio di ciò che serve.
La Honda ha avuto un bel coraggio a scendere in campo con questa moto nelle sue quattro versioni (senza contare lo scooter Integra), ma obiettivamente non aveva altra scelta. Le industrie giapponesi hanno plasmato negli ultimi quarant’anni, con la loro corsa alle superprestazioni e alle supertecnologie, l’attuale mentalità dei motociclisti occidentali e sembrano finalmente essersi accorte che questa strategia, dopo averle rese strapotenti e straricche, sta rivelando l’altra faccia della medaglia, a loro pesantissimo rischio. E non solo per la crisi economica, ma anche e forse soprattutto per eventuali nuove e repressive regole europee
Così bisogna tornare indietro. Per ora l’ha fatto solo la Honda, che affronta il mercato 2012 puntando moltissimo sulla NC700S e sulla NC700X. Non so come reagiranno i motociclisti, specialmente quelli italiani, ma se c’è qualcuno che ce la può fare a convincerli, questa è senz’altro la Casa più grande e credibile del nostro mondo. Certo che dopo aver persuaso tutti, o quasi, che la soglia minima di utilizzo di una moto sono 100 CV e almeno 1000 cc, non sarà facile per i concessionari presentare ai clienti moto da meno di 50 CV e meno di 700 cc – cioè la stessa potenza e la stessa cilindrata della mia Triumph Bonneville del 1967 – inducendo in loro l’intima convinzione che quelle siano le moto dei loro sogni…
Se la Honda sarà capace di cogliere questo obiettivo, le altre tre giapponesi ne seguiranno l’esempio – su questo non c’è dubbio – e forse ci sarà davvero la terza rivoluzione industriale. Sperando che l’anno prossimo gli stessi modelli non siano presentati con 5 CV in più, una dose aumentata di elettronica poco utile, e un costo cresciuto di 500 euro. E l’anno dopo… e così via fino a dover fare la quarta rivoluzione.
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stultum est dicere putabam!
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