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Vecchio 27-09-2008, 14:15   #9
Guanaco
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E' un tema che avevamo già affrontato a fondo tempo fa. Ed è meno semplice di quanto non appaia in superficie, soprattutto quando dal setup statico si passa a quello dinamico.
In questo contesto aperto da Mary si possono comunque fare un paio di semplici considerazioni.
Dalle risposte date mi sembra infatti che ci sia un pelo di confusione.

1) Prima di tutto una doverosa premessa. L'indurimento dell'ammortizzatore si può ottenere solo agendo sui freni idraulici. Ci sono da questo punto di vista tre regolazioni classiche: freno in compressione, in ritorno e per basse/alte velocità di scorrimento. La regolazione del precarico agisce invece esclusivamente sull'elemento elastico, cioè sulla molla. E' tutta un'altra cosa, anche se - è pur vero - oltre certi limiti la regolazione del precarico dovrebbe andare di pari passo con quella idraulica.

2) La variazione del precarico sposta il valore di carico a partire dal quale la molla inizia a lavorare. Facciamo un esempio. La molla non ha alcun precarico. Essa affonda allora di una quantità proporzionale alla forza applicata, cioè al peso di moto + pilota gravante su di essa. Poniamo che questo peso sia 140 kg sull'anteriore, cioè 70 kg per molla (2 steli con 2 molle). Poniamo che la molla ceda conseguentemente di 3 cm. Adesso mettiamo alle molle dell'anteriore un precarico di 10 kg ciascuna. Questo significa che fino a 10 kg gravanti su ogni stelo la molla non si muove di un micron. Col peso di prima di 70 kg per stelo la molla assorbe 70-10=60 kg. Quindi la sospensione andrà giù solo di 6/7 rispetto a prima, cioè non più di 3 cm, ma circa di 2,6 cm. Morale: il precarico modifica l'assetto statico. Più precarico = maggiore altezza da terra. Il sito di Anreani diceva sostanzialmente il giusto, anche se in termini dinamici (non statici) il discorso è un po' più complicato.

3) Un punto fondamentale da capire è che il precarico non incide minimamente sulla rigidità della molla. La rigidità della molla è quello che è ed è data dalla sua costante elastica. Quest'ultima dipende dal materiale impiegato, dallo spessore delle spire, dalla distanza delle spire e dal numero delle spire. Per modificare la risposta elastica di una molla non si può fare altro che cambiare la molla stessa. Nelle molle progressive (cioè a rigidità variabile con la compressione) il discorso non si sposta di una virgola. Resta cioè questa regola fondamentale: il precarico modifica il valore della forza a partire dal quale la molla inizia a lavorare. Che poi lavori con rigidità costante o variabile qui non c'interessa.

Mi fermo qui.

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