Ormai tre anni fa, mi è capitato di voler di nuovo provare a viaggiare con la tuta di pelle.
L’ho indossata per la mia 5 giorni a Spa-Francorchamps, in occasione della Biker's Classic, passando all'andata anche per le Alpi.
Mi sono sciroppato il ritorno in un solo giorno, con breve digressione per un (patetico, penoso, indegno...) giro di Nürburgring Nordschleife. A sera, i chilometri erano circa 1300, per un totale di forse 3000 di viaggio.
Aldilà delle considerazioni sulla sicurezza, per altro ovvie, mi sono potuto rendere conto anche della grande comodità della pelle in viaggio. Nessuno di voi ha considerato un aspetto fondamentale: la pelle, a differenza del tessuto, non sbatte con il vento. Non ci sono cazzi, è enormemente più aderente di una qualsiasi giacca in cordura, e non ci entra il vento da sotto. Alla lunga, a livello di stanchezza, questo fa una differenza enorme.
Altro aspetto che io ho notato, è che la pelle fa anche in qualche modo da cuscino per le chiappe, che si indolenziscono molto meno che con un pantalone in tessuto, con il quale è più o meno come guidare a culo nudo.
Un bel contro esce fuori quando piove, perché la pelle trattiene più acqua del tessuto, e non si hanno membrane impermeabili o laminature a proteggere. Può quindi capitare di fermarsi per indossare l'antiacqua, e di accorgersi poco dopo di aver sbagliato la propria valutazione, costringendosi quindi a una nuova sosta per svestirsi. Con la giacca in tessuto, sono solito azzardare un pochino oltre.
Tolto questo inconveniente, io promuovo la tuta in pelle a pieni voti anche in ottica turistica.
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Uomo barbuto dalle moto rosse (cit.)
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