... ero solo un pò lungo...
Mattinata di primavera. Ma chi ha voglia di usare l'auto!
Lo so, per gli appuntamenti di lavoro finisce sempre che fai tardi. E poi c’è l’abbigliamento, non puoi mica presentarti vestito come Mazinga.
Scelgo una via di mezzo: Casco integrale con auricolare per il telefono, giacca con protezioni con sotto camicia e cravatta, guanti, stivaletti e jeans.
Mi sbrigo sennò finisce che faccio tardi.
Le visite ai clienti con trattativa commerciale sono la cosa più piacevole del lavoro che svolgo. Ma che dico piacevole, è proprio divertente. Togli di qua, metti di là, quanto mi paghi, come mi paghi, la singolar tenzone in alcuni casi rasenta il grottesco, ma si sa, è il gioco delle parti, il tenere un certo ruolo. “Col prezzo che le ho fatto siamo oltre la vendita: rasentiamo la donazione!”. Ma chè mi invento! alla fine dopo una chilometrica trattativa, vedendo che sei arrivato in moto ti chiede: “ma lei che moto ha? BMW? Per carità venga con me che le faccio vedere una moto vera!”. L’insospettabile ha nel capannone della sua azienda una Ducati della quale va molto fiero, e si comincia a parlar di moto.
Comunque finisce che fai tardi.
Se fai tardi ad un certo punto bisogna che recuperi. Beninteso, non è che devi recuperare per forza, ti viene naturale. Il recupero in moto è un po’ più divertente. Autostrada, tangenziale, città.
I chilometri passano veloci, come veloci scorrono i pensieri nella tua testa. I pensieri. Ma cosa sono i pensieri se non delle corse rapidissime della mente?
Corse? Sto correndo un po’ troppo, ma siccome sono comunque molto più lento dei miei pensieri non me ne accorgo più di tanto.
Dicevamo autostrada, tangenziale, città. Poi una rotonda. Una di quelle rotonde belle grandi dove finalmente puoi sperare di limare la zucca all’omino Michelin che ti sorride dalle spalle delle tue Macadam.
Proprio lui che con la faccia sorniona ti ricorda che infondo il tuo stile abituale di guida è sempre ai dentro i confini della più ampia prudenza.
Dicevamo rotonda. Ci arrivo un po’ lungo.
Non come un matto: solo un po’ lungo.
Dalla mia sinistra, già in rotatoria, una macchina rossa. Che faccio?
Se a volte prendere le decisioni da fermo è già un bel problema, mentre ti muovi è un’impresa.
Guardo gli specchi e non vedo nessuno: decido che freno. Cacchio se freno!. Le gomme cominciano a stridere sull’asfalto, blocco per un attimo il posteriore: allento la presa. Ritento. Ma sono proprio un po’ lungo: decido che passo.
Questo è il punto. Guidavo da pirla. Commettere errori in moto non è consentito.
Se hai deciso che freni devi frenare. Devi avere lo spazio il tempo ed il modo per farlo, non devi usare un ripiego.
Sono passato a cinque o sei metri dall’auto che non si è neanche accorta di nulla, mai io mi son dato mille volte del pirla.
E se l’auto avesse accelerato? E se era quattro metri più avanti?
Già mi vedevo:
Tre secondi all’impatto: con l’auto che ha accelerato e non so cosa fare
Due secondi all’impatto: sono una vita. Ti scorrono davanti mille pensieri, la giornata che hai appena passato, la moto distrutta, la famiglia, gli amici. Mille pensieri.
Un secondo all’impatto: poi buio.
Ero solo un po’ lungo.
Anche oggi ho imparato qualcosa.
L’omino Michelin, sulle mie Macadam mi guarda e sorride sornione…
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