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Qde per la Sicurezza stradale tutte le info e le idee su un tema che ogni motociclista dovrebbe avere a cuore.


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Vecchio 07-02-2012, 13:26   #1
Boxermax
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Non vorrei abbassare il livello del confronto, ma mi butto lo stesso.
Penso che le tecniche evolutive si possano considerare una risposta a stimoli ambientali variati o risposte individueli e/o collettive agli stessi stimoli al fine di rendere la risposta più efficiente o più efficace, o più efficiente e più efficace. A tale scopo possono essere molto utili corsi di guida in ambiente protetto per capire quali sono i limiti della moto e della strada. Per starci poi lontani ...
Nel caso della sicurezza alla conduzione di mezzi ritengo che la responsabilità sia sempre individuale e mai collettiva. Mi spiego meglio: è dovere di ciascuno di noi che conduciamo moto, auto, biciclette, aeromobili, navi (...), ecc. adeguare lo stile di guida alle condizioni circostanti. Ovvero, ad esempio, rallentare prevedendo uscite ingressi laterali di bambini, palloni, auoto, bici, ponendosi la domanda: "e se l'asfalto appena dopo la curva è sporco?" E via dicendo... Come pure è il conducente (pilota?) che deve valutare le condizioni della strada, del clima, le proprie e decidere di adeguare il proprio stile a tali situazioni. Se non lo fa e cade, ha poco senso fare poi dietrologia discutendo - all'ospedale o al cimitero - di cosa sarebbe successo se il cordolo non fosse stato sagomato in modo diverso o se il quard rail fosse stato privo di mannaie o paletti trancia-collo o trancia-gambe. La responsabilità della caduta e delle sue conseguenze è, in prima battutra, di quello che ha sbagliato nel valutare le proprie condizioni e quelle esterne. Trovo che il codice della navigazione sia estremamente ragionevole in proposito: stabilisce forme di precedenza e di rispetto ma afferma che, in ogni caso, chi è al comando di navi deve fare di tutto per evitare gli abbordaggi in mare. La trasposizione del principio alle moto (o alle auto, alle bici, ecc.) è piuttosto semplice, mi pare
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Vecchio 07-02-2012, 15:48   #2
corfit
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Non vorrei abbassare il livello del confronto, ma mi butto lo stesso.
Penso che le tecniche evolutive si possano considerare una risposta a stimoli ambientali variati o risposte individueli e/o collettive agli stessi stimoli al fine di rendere la risposta più efficiente o più efficace, o più efficiente e più efficace.
Perfetto! E ricorda che il dibattito non abbassa il livello, ma contribuisce a crearlo.

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A tale scopo possono essere molto utili corsi di guida in ambiente protetto per capire quali sono i limiti della moto e della strada. Per starci poi lontani ...
Qui non siamo ancora fuori dell’evoluzione, ma siamo al limite. Mi spiego meglio: il corso di guida è di provata utilità (a condizione che chi lo tiene sia persona capace ecc…), ma a livello evolutivo la sua incisività è limitata; per esempio, se ti dico che da qui a lì devi frenare in misura costante per arrestare la marcia tu cosa fai? Fai qualcosa per raggiungere il risultato in quella circostanza, vero? E quando sei in strada che devi arrestare la marcia perché chi ti precede inchioda senza motivo, cosa fai? Esattamente come al corso? No! Fai qualcos’altro per raggiungere il risultato in quest’altra circostanza; certo, avrai imparato a sbilanciare il peso, ad agire sulle braccia e altro ancora, ma come?
Ora, se io ti insegno la tecnica per creare nella tua corteccia cerebrale uno o più engrammi (engramma è un programma motorio) per gestire le azioni necessarie a frenare, tu farai esattamente ciò che è necessario in ogni situazione! Questa è evoluzione nel senso proprio del suo significato!

Che ne pensi?
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Vecchio 07-02-2012, 21:37   #3
Boxermax
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e ben vengano gli engrammi! in altre parole, penso che sia buona cosa fare tesoro di qualsiasi mezzo per accrescere o migliorare la propria capacità di risposta alle condizioni variabili dell'ambiente del motociclista. Ma qui entriamo in un ambito ampio e sfumato, che attiene alla disponibilità ad imparare. Quante volte facciamo gli stessi errori, e non solo alla guida della moto?
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Vecchio 08-02-2012, 08:31   #4
corfit
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4^ puntata.
Se voglio dare la possibilità ad un pilota di staccare 1m dopo il suo attuale limite, devo fare in modo che il suo cervello sia in grado di guidarlo a compiere questa azione e lo faccio attraverso un engramma preciso.
Ma a me che sono un mototurista anziché un pilota, cosa interessa?
Interessa che se eseguo quella preparazione divento molto più preciso nello scansionare lo spazio che mi divide dal veicolo che mi precede e se questo mi inchioda davanti non vado in panico, ma soprattutto evito di tamponarlo!
Se invece voglio permettere al mio pilota di “pinzare” leggermente il freno anteriore senza stendersi, allora lavorerò sulle dita con tecniche che abbiamo applicato, sì ai piloti, ma prima di loro ai pianisti! E a me che vado sulla strada questa tecnica qui torna utile perché imparo a modulare meglio la frenata su qualsiasi asfalto essendo molto più “evoluto” nell’uso delle dita!
Allo stesso modo, un engramma specifico viene creato per permettere al pilota di riaprire il gas in uscita di curva un pelo prima degli altri; questo engramma è prezioso per lo stradista perché migliora l’efficacia e la sicurezza dell’accelerazione soprattutto in caso di scarsa aderenza (sterrato, piega, bagnato…).
Fin qui abbiamo menzionato engrammi motori…
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Vecchio 08-02-2012, 14:03   #5
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Ma a me che sono un mototurista anziché un pilota, cosa interessa?
Interessa che se eseguo quella preparazione divento molto più preciso nello scansionare lo spazio che mi divide dal veicolo che mi precede e se questo mi inchioda davanti non vado in panico, ma soprattutto evito di tamponarlo!
...secondo me sono situazioni simili ma non uguali ...il panic-stop è una cosa, la frenata al limite un'altra (nel primo caso l'istinto - adeguatamente istruito - deve indurti a compiere l'azione migliore possibile nel minor tempo possibile, nel secondo devi eseguire una manovra controllata e più riflessiva, per così dire, oltreché ripetitiva) ...io non vado in pista per imparare a guidare meglio: vado in pista per imparare la tecnica della guida veloce ...che poi questo abbia come riflesso un miglioramento delle capacità di guida su strada, senz'altro ...ma le situazioni che ci si trova ad affrontare credo siano non poco differenti

dopodiché siccome in pista ci devo ancora mettere piede, ti saprò dire
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Vecchio 08-02-2012, 14:58   #6
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Perché si va in panico? Perché mancano lo spazio e il tempo sufficienti ad arrestarsi senza sbattere; ma sarà proprio vero? Oppure è la percezione che ho io dello spazio e del tempo che fa sì che io li ritenga insufficienti e mi manda in panico?
Il panico è un cattivo consigliere, su questo credo che siamo tutti d’accordo.
Per ovviare a questo devo mettere il mio cervello, in condizioni tali da poter scansionare esattamente lo spazio a disposizione e con esso il tempo, in modo che ne abbia la giusta percezione e non vada in panico, bensì esegua una manovra corretta come mi hanno insegnato al corso di guida sicura.
E come vedi, non c'è distinzione tra pista e strada, quando si lavora sulla persona!
L’esercitazione in questione, peraltro derivata dalla ricerca medica sull’ATM, è molto impegnativa per il cervello e richiede una costanza ferrea, ma i risultati sono sorprendenti.
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Vecchio 08-02-2012, 18:56   #7
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...se stai dicendo che bisogna avere la freddezza di affrontare una situazione di emergenza senza farsi sopraffare dal panico, sono d'accordo ...ma lì secondo me bisogna lavorare molto sulla persona più che sulle sue capacità di guida (quindi credo che fare un corso di guida a tale scopo serva relativamente poco) ...la sicurezza e la coscienza delle proprie capacità sono necessarie, e vengono senz'altro anche con la guida, ma secondo me contano molto il carattere e la predisposizione ad affrontare certe situazioni

...io per esempio cerco di tenermi sempre ragionevolmente lontano dai limiti perché sono tendenzialmente prudente, ma poi nel momento topico ogni paura scompare ...per fare un esempio: ho sempre avuto paura delle montagne russe ma una volta salito mi sono addirittura fatto prendere dall'entusiasmo ed ero quello che si agitava di più a bordo dell'arnese ...quando mi si è parato di fronte il vuoto mi sono esaltato ai limiti della temerarietà, sporgendomi sin troppo dal seggiolino ...per tornare IT, quando mi hanno speronato con la Stelvio, nell'attimo in cui mi sono accorto che era inevitabile succedesse qualcosa mi si è gelato il sangue (anche perchè, fanculo, era la prima uscita ), ma dall'istante immediatamente successivo la paura era già un ricordo ed ero completamente assorto nella manovra diversiva che infine ci ha permesso di restare almeno in piedi limitando parecchio i danni (poi ci vuole culo, ecc ecc ...ma questo è un altro discorso) ...insomma, lo spirito di sopravvivenza che ti permette di sgombrare il cervello da ogni pensiero e di realizzare chiaramente in un attimo quello che va fatto
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Vecchio 08-02-2012, 22:32   #8
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Caro Corfit, ci stai tenendo con il fiato sospeso. Condivido le finalità della "preparazione evolutiva" e degli engrammi ma ... in cosa consiste tutto ciò? Nella mia esperienza ho avuto modo di sperimentare alcune situazioni di pericolo, dalle quali sono uscito a volte d'istinto (ruota anteriore che perde di aderenza su un asfalto apparentemente perfetto e piede interno puntato per evitare la sbandata completa) e altre nelle quali, come per magia, ho ricordato perfettamente cosa andava fatto (colonna ferma all'improvviso in autostrada, corsia a fianco con maggiore spazio: frenata, rilascio, deviazione sulla corsia con maggiore spazio, ri-allineamento, frenata, stop prima del tamponamento, altrimenti sicuro se fossi rimasto nella corsia originaria). Due tipi di situazioni in cui si sono stati scelti due comportamenti molto diversi, sostanzialemnte legati al tempo disponibile per evitare le conseguenze della caduta o del tamponamento. Pochissimo, niente, nel primo caso; maggiore, sufficiente, nel secondo. Come codificare il tutto e rendere la reazione comunque la migliore possibile?
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Vecchio 08-02-2012, 22:48   #9
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Mi viene da aggiungere che il trucco consiste nel mantenere in ogni situazione un discreto distacco. Ma mi rendo conto che è una conseguenza, non il punto di partenza ...
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Vecchio 09-02-2012, 08:57   #10
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Boxermax: nelle situazioni che hai descritto ti sei trovato nella condizione di fare il necessario, perché ti sei sentito nella condizione di farlo, indipendentemente dalle condizioni oggettive!
Un altro al tuo posto chissà cosa avrebbe fatto: forse altrettanto, forse no.
Per standardizzare un certo tipo di reazione (ovviamente a favore della sicurezza, nel caso del motociclista non pilota professionista) è necessario fare in modo che il cervello, che è quello che gestisce l’essere umano nella sua complessità, si trovi sempre in una condizione di agio, o quanto meno di sensazione di agio, di avere tutto sotto controllo in ogni momento. A questo serve l’evoluzione.
Esempio banale: saresti stato in grado di eseguire le manovre che hai appena descritto, la prima volta che sei salito sulla moto? Supponiamo che la risposta sia “no”; la ragione sta nel fatto che non avevi ancora codificato tutte le operazioni necessarie a condurre il mezzo meccanico, ovvero non eri ancora così “evoluto”.
Ora, questo esempio appare banale per un semplice motivo: hai la dimostrazione dentro di te; è più impegnativo, ma possibile, comprendere e accettare che questa evoluzione può migliorare ulteriormente attraverso esercitazioni mirate; in fin dei conti prima di salire in moto la prima volta non sapevi come farla andare, mentre ora sei ben capace! Ciò ti ha richiesto tempo, perché è stato fatto un allenamento di tipo “quantitativo” cioè ripetizione dopo ripetizione hai imparato, succede così per tutti e in ogni campo; ma estraendo la tecnica insita nella ripetizione, si riducono i tempi ai minimi termini.
P.S.: il distacco poi viene da sé e tu giustamente dici che “…è una conseguenza, non il punto di partenza ...”

Lamps
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