Dogwalker:
certo, possiamo andare fino all'infinito, ma quello che risulta evidente è la diversità del nostro approccio alla questione. Osservo che a te piace partire dal presupposto che interpretazioni costanti di una determinata fattispecie determinano un ambito previsionale orientato al mantenimento di tale indirizzo. Per giustificare la tua posizione, hai preso ad esempio ipotesi di regioni che si scambiano di posto e delitti di omicidio.
Ci mancava solo l'impossibilità del moto perpetuo e stavamo a posto.
Peccato però che la questione del burqa non possa configurarsi in maniera così manichea, essendo essa ancora elemento fortemente dibattuto in diverse sedi politiche, culturali e sociali.
Al di fuori dei tribunali non esistono soltanto i bar e le fermate dell'autobus, per la cronaca.
E se FINORA le sentenze (e le loro motivazioni) hanno espresso un determinato indirizzo, nel caso del burqa tale indirizzo è costantemente scaturito da un confronto fra due elementi conflittuali del nostro sistema normativo. Come avviene spesso, del resto. Lasciamo stare quindi le battute sul futuro dell'orografia regionale italiana, che non ci azzeccano per nulla. Potrei portarti una quantità non indifferente di indirizzi e tendenze giurisprudenziali ribaltati (a volte disinvoltamente) nel giro di pochi anni, quindi non mi sorprenderei affatto se anche sulla questione del burqa si facesse dietro-front.
Tu se vuoi continua a chiamarla aria fritta, io da parte mia non cesso di prendere in considerazione, soppesare e valutare elementi che magari a te possono non interessare e che magari non appartengono al mondo dei precedenti giurisprudenziali ma che costituiscono proprio quei fattori che hanno sempre determinato i cambiamenti di indirizzo che tanto spesso abbiamo visto in altri contesti.
Il sistema giuridico italiano, questo, lo prevede. Contrariamente a quello anglosassone.
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La mia moto puo' avere un numero qualsiasi di cilindri, basta che siano due.
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