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Originariamente inviata da Garzy
Chissà che non sia il solito percorso utilizzato da molte aziende italiane, per sbarazzarsi di un po' di personale con gli ammortizzatori sociali dello stato e nel frattempo organizzare e spostare la produzione all'estero. 
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Io credo che sia assolutamente il metodo più "pulito" secondo loro di delocalizzare.
Cioè vio crederte veramente che la Dainese che vende un giubotto, che al massimo costerà 30 €, almeno a 150 € marginando il 500% e stiamo parlando dei prodotti di fascia bassa, credete veramente che possa chiudere? un'azienda con un brand così?
Credete davvero che gli operai italiani, per quanto possano essere "improduttivi", siano meno produttivi dei cinesi o dei marocchini o degli indiani? Costano solo di meno, è evidente.
Ed infine credete veramente che st'azienda faccia un fatturato di 105.000.000 €, per fare un utile di soli 700.000 €??
Cioè l'azienda fa un margine pari allo 0,6 % del fatturato?...magari i sindacati ci credono pure...ma se così fosse è certo che nessuna azienda potrebbe sopravvivere a questo mondo se la Dainese movimentando tutti quei soldi riesce solo a guadagnare 700.000 €
Basterebbe allora prendere 2.000.000 di euro e metterli in banca al 3,5% e avresti la stessa cifra.
Non è possibile che una attività manifatturiera così profittevole non faccia almeno il 20% di margine, che su 105.000.000 di euro significherebbero 21.000.000€...altro che 700.000€....
la questione è che comprando da un terzista in india, pakistan o cina, a costo CERTO, tu commericializzi solo, non hai più investimenti e quindi rischi, non hai più dipendenti e quindi sei più libero, e anzichè farti il 20% di margine te ne fai di più....
Se non è così depositassero il libri contabili al tribunale e vediamo chi è che dice minkiate.
Se non è così sono i manager da mandare in cassa integrazione, mica i lavoratori....questo non è populisom, eh? è real-politik!!!