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Originariamente inviata da tiger61
Buonasera , mi chiamo Mauro , il signor Mario Caccia dovrebbe dirmi come mai quando provano moto nuove singole o comparative tutte le moto vanno bene o minimizzano al massimo i difetti (non interessa che il parabrezza si stava rompendo o la lampadina si è bruciata) , questo può capitare più o meno a tutti i mezzi , riferendosi al modello precedente guarda caso viene scritto che nelle curve tendeva a cascare all' interno , vibrazioni importanti a tot giri , frenata spugnosa , etc etc , ecco vorrei mi spiegasse perchè i difetti veri ce li dicono quando esce il modello nuovo . Se non lo vuol dire (lo capisco) pazienza . Appartengo a quelli che è da un pò che non comprano le riviste "specializzate" 
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Il disprezzo che molti di voi provano verso le riviste specializzate è giustificato. Il grosso, immenso problema dell'editoria italiana è che il prezzo di copertina, moltiplicato per il numero dei lettori, non basta alle spese (stipendi, carta, stampa, trasporti). La pubblicità è necessaria. E fin qui non c'è nulla di male. La nostra disgrazia è che qualcuno ha inventato la pubblicità di settore. Non trovo sbagliato che una rivista di moto faccia pubblicità a un fustino di detersivo, ma perché deve farla alla stessa Casa di moto che produce la moto che viene provata? E' ovvio che un lettore possa pensare il peggio possibile. Come minimo, ricatti e pressioni saranno all'ordine del giorno. E' però sbagliato pensare che noi
giornalisti di settore sguazziamo in questa situazione e siamo tutti contenti che le cose stiano così. Se uno è veramente appassionato, come me e tanti altri, non ci sta a dire che una moto è perfetta solo perché pubblichiamo la relativa pagina pubblicitaria. Ma sappiamo benissimo che, se diciamo che quella moto fa schifo, la pubblicità la perdiamo. Tuttavia, se il cliente (colui che paga la pubblicità) non è scemo, capisce che se ci lascia giudicare sereni i suoi prodotti la volta che ne parleremo bene saremo sinceri e questa cosa dovrebbe avvantaggiare tutti: i lettori, noi che scriviamo e le Case che investono. Da questo punto di vista rimasi stupito dalla classe di BMW, circa 13 anni fa, quando provammo il C1 e scrivemmo due cose che ne condannavano il senso di esistere: sopra gli 80 orari la pioggia veniva risucchiata all'interno del'abitacolo e le cinture di sicurezza ti facevano cadere da fermo, in quei casi in sui si perde l'equilibrio e si vorrebbe tenere il busto eretto mentre si regge la moto. Quando lessi cosa avevano scritto i miei colleghi, pensai: "Ci siamo giocati la pubblicità BMW". Invece loro capirono che, pubblicando una prova così, se poi avessimo scritto che la R 1200 GS andava bene sarebbe stata un'opinione sincera.
Ad ogni modo, noi non scriviamo "questa moto fa schifo", ma "questa cosa è migliorabile". Probabilmente non saremmo così drastici neanche se la pubblicità non esistesse, perché è una grossa responsabilità bocciare un prodotto che magari richiede solo un altro approccio mentale. Non so chi di voi ha commentato "Ovvio che la Honda va bene, rispetto a quei pitali": ecco, è questo modo di denigrare che non ci piace e non lo useremmo neanche se fossimo ultramiliardari e potessimo comprarci tutte le moto che vogliamo provare. Ce ne vuole prima di dare del "pitale" a una moto moderna!
Ora, Mauro solleva una questione: quando proviamo le moto nuove sono perfette, quando passano due anni e proviamo la nuova versione scriviamo "finalmente non fa più cagare come la precedente". Quando questa cosa succede, anche io mi incazzo. Per fortuna non succede sempre.
Penso che le cause siano tre.
1.Il giornalista non è troppo sicuro di sé e si lascia abbindolare dalle presentazioni alla stampa, che sono molto diverse dalle prove. La presentazione avviene in posti fighissimi, ci sono delle conferenze dove ti bombardano di informazioni tali per cui ti convinci veramente che il nuovo modello stia voltando pagina rispetto al precedente. La prova è diversa: la moto ce la portiamo in redazione e la usiamo in sei o sette, per il maggior tempo che riusciamo a tenerla (da una settimana se ci va male a un anno quando si dimenticano di avercela data - ma qua non sono serio...), quindi lì riusciamo ad essere più obiettivi. Certo che se il giornalista ha le palle e ha esperienza non si lascia fregare da un hotel a cinque stelle in riva al mare dei tropici.
2.La moto, effettivamente, ha dei difetti. Nella prova non andiamo giù piatti, li citiamo con giri di parole, tant'è che ci sono dei lettori bravissimi a capire che dove scriviamo "sarebbe meglio che la forcella lavorasse meglio" significa che va a pacco ed è pure sfrenata. Tuttavia, alla Casa lo diciamo: quella forcella è un disastro. Quando, poi, la versione successiva viene migliorata proprio lì, allora non abbiamo remore nel dirlo: finalmente la forcella lavora come si deve.
3.La moto, nel breve periodo in cui la proviamo (in genere non superiamo i 3.000 km), va bene; i difetti emergono poi, verso i 10.000, per esempio, magari per via di qualcosa che si usura e innesca una reazione a catena (vibrazioni che prima non c'erano, ciclistica che peggiora quando le gomme sono consumate solo a metà)... e la voce gira. A quel punto, nel provare la versione successiva, si cerca di capire se il problema è stato risolto.
mario