Per questo sabato evito accuratamente di prendermi impegni per la mattinata, ho voglia di fare una puntata veloce sulle Dolomiti, tanto per testare la moto; venerdì sera guardando il meteo dell’arpa mi ero convinto che la giornata sarebbe stata buona per cui … confermato, si va in ricognizione!
Sabato mattina faccio colazione e prendo con me la borsa dove ci infilo una bottiglietta d’acqua, la macchina fotografica e qualche altra cianfrusaglia che di solito mi porto appresso, scendo nel box e metto in moto il mio Intercettatore spaziale; il Rotax frulla regolare, ingrano la marcia e parto con calma; ho una mezza idea del giro che vorrei fare, ma non mi pongo degli obiettivi anche perché non so in che condizioni posso trovare le strade.
La Feltrina, la statale che da Treviso mi porta verso le montagne scorre veloce, incontro poche moto ancora, due GS e zero stradali, comunque è presto mi dico eppure la giornata si presenta veramente splendida, arrivo al bivio dove scegliere se svoltare a destra verso Belluno e l’Agordino oppure sinistra verso Feltre e Trento, scelgo l’Agordino, sicuramente con più prospettive di variazioni lungo il percorso.
Dire che la strada verso Agordo è dissestata è un complimento, ma qui il responsabile non è certo l’inverno, bensì i lavori di scavo vari che da tempo stanno facendo, comunque supero Agordo e punto verso Alleghe; qualche macchina con gli sci sopra ma zero moto … forse è ancora presto mi ripeto, comunque la strada tutto sommato è pulita e abbinata ad una temperatura mite mi permette di viaggiare in scioltezza fin alla cittadina sciistica del comprensorio del Civetta. Supero Alleghe e punto a nord, ecco ora si inizia a salire, giro a destra verso il Colle S.Lucia e Selva di Cadore.
Qui la strada presenta la piccola scia al centro della carreggiata di ghiaino e polvere, in macchina non si nota ma in moto che tendenzialmente viaggio al centro della carreggiata si fa notare, comunque non è fastidiosa e con un minimo di attenzione non ti mette certo in difficoltà, inoltre le temperature si mantengono stabilmente sopra o attorno ai dieci gradi, ragion per cui non mi preoccupo e tiro avanti.
Arrivo al bivio per il Giau o la Val Zoldana e naturalmente svolto a sinistra: se il Giau è fattibile allora significa che si può girare ancora per molto … inizia la salita e ad un certo punto si inizia ad avere un paesaggio tutto attorno bianco, la strada comunque è buona come pure la temperatura, siamo ad aprile oramai.
Arrivo in cima al passo dove trovo solo quattro macchine parcheggiate, nessuna moto … è un giro veramente in solitaria quello di oggi.
Scambio due chiacchiere con un tizio sugli sci: la mia giacca come argomento, scopro infatti che lo sciatore era un ex dipendente dell’Alpinestars … piccolo a volte il mondo.
Riparto scendendo verso il Falzarego, non ho ancora deciso se proseguire verso la Badia o se scendere verso l’Ampezzano.
La giornata è ancora limpida e la conferma del Giau mi fan nascere in testa una mezza idea, decido quindi in fondo alla discesa di girare a sx per fare il Falzarego, magari poi se è aperto ne approfitto per mangiar qualcosa presso il chiosco prima del passo. Il Falzarego rispetto al Giau è più pulito, ciò mi porta ad “osare” di più, ma due leggere scodate non cercate del posteriore in uscita di curva però mi mettono in allerta, la strada è più pulita ma potenzialmente anche più ostica, non sai bene cosa trovi dietro la curva. Arrivo al chiosco ma è ancora chiuso, ma sulla sinistra a circa duecento metri sulla neve noto il chiosco dove si abbuffano gli sciatori, ok tanto sono abbigliato anch’io quasi come loro, parcheggio il bisonte e mi avvio a piedi, mi siedo poi col mio panino caldo e la coca ad un tavolo tra tedeschi ed italiani, mangio con calma ed osservo attorno le solite scene nelle piste da sci: tavolate di germanici in religioso silenzio ad ascoltare un loro connazionale che parla parla in continuazione, di solito con un tono di voce acuto che lo si sente in lontananza; gli italiani invece sono impegnati in contorsionismi facciali per prendere più sole possibile per centimetro quadrato di pelle e col telefonino all’orecchio puntualmente a chiamare l’amico di turno ai tropici per chiedergli che sarca@@o di temperatura c’è laggiù, e naturalmente preoccupandosi di far sapere a tutti quelli attorno come ha trascorso la sera e la notte prima.
Dopo aver inviato alcuni sms, essermi gustato l’operetta da pista da sci e, con molto più gusto, un bel caffè ristretto, riprendo casco e tuta spaziale e mi riavvio verso il mio Intercettatore, oggetto di attenzioni da parte di alcuni ragazzini del pullman tedesco.
Riparto verso la cima del passo e qui svolto a destra sul Valparola, con le sue rocce innevate e spazzate dal vento, da qui scendo verso la Val Badia per poi puntare la prua dell’astronave verso nord, verso Bressanone attraversando tutta la valle. La strada deserta scorre veloce sotto alle ruote, ed anche il paesaggio tende leggermente a trasformarsi, ad esempio si vede il tedesco che prende il posto del ladino nelle indicazioni stradali.
Un cartello ad un certo punto: Wurzenpass, rallento e giro a sx per imboccare la strada che porta verso il passo, ma poco più avanti il cartello rosso mi dice che non è ancora aperto, trovo uno spiazzo e mi giro, non importa, ho ancora strada da fare e non ho voglia di provare a vedere, a tentare, se per caso, … lo lasciamo per un’altra volta.
Arrivo nella Val Pusteria e svolto a sinistra verso Bressanone, anche qui la strada non è molto trafficata ed offre i tipici paesaggi altoatesini.
Proseguo velocemente fin verso la cittadina universitaria altoatesina ed il suo centro trafficato; supero Bressanone e proseguo affiancando l’autostrada su di un groviglio di rotatorie fin verso le indicazioni per la Val Gardena, qui svolto subito ed abbandono le strade basse della valle per innalzarmi di quota su strade più godibili.
Non ho voglia però di tornare attraverso il Sella ma voglio scendere ancora più a sud per cui seguo le indicazioni per Castelrotto e l’Alpe di Siusi, imbocco quindi la strada per il Passo del Pinei, piccolino rispetto agli altri passi della giornata ma corto e cattivo con forti pendenze, nessuna paura però, la strada pulitissima in questi tratti altoatesini ed il Rotax sotto spingono senza esitazione e supero velocemente il passo per scendere poi nella vallata sottostante con le sue belle curve lunghe e raccordate ed i campi verdi e curati.
Piccola deviazione verso l’Alpe di Siusi, zona chiusa al traffico ed accessibile solo con permesso, ma il poco anzi zero traffico mi fan deviare fin dove posso, ovvero fin dove una graziosa guardia bionda mi chiede il pass per proseguire.
Scendo con calma dall’Alpe e seguo le indicazioni per Bolzano, per poi svoltare verso la Val di Tiers dove incontrerò poco più avanti il Passo del Nigra ed il Costalunga che mi porteranno verso est. Ultimo sguardo in fondo al groviglio di vie creato dal fiume Isarco, dall’autostrada del Brennero e dalla statale che zigzagando cerca di farsi spazio, e poi via veloce su una delle più belle strade di montagna che conosca, asfalto perfetto e pulito e visibilità ottima ti permettono di divertirti senza rischiare, incontro infatti su questa strada qualche endurona e turistica segno che la strada merita.
Raggiungo velocemente e con una punta di rammarico le indicazioni per il Nigra, mi accodo tranquillamente ad un GS che stava andando più lento ed assieme affrontiamo le salite del passo; salendo però la strada da pulita com’era in precedenza si fa più sporca ed anche le temperature calano arrivando a cinque gradi mettendomi in allarme con i pezzi di asfalto umido; è pomeriggio inoltrato ed il sole di traverso in mezzo alle piante crea dei giochi di ombre sulla strada, i miei occhi soffrono questi effetti, come pure i passaggi in galleria, e dopo una leggera scodata del posteriore lascio andare il mio nuovo compagno di viaggio e rallento l’andatura.
Dopo aver superato i due passi di montagna sbuco in una tranquilla e tutto sommato poco trafficata Val di Fassa che mi permetterà di raggiungere il collegamento con l’agordino mediante il Passo di San Pellegrino, supero il S.Pellegrino che oramai è tardo pomeriggio e la bassa temperatura si fa sentire, mi accodo con le macchine di un gruppo di sciatori che se ne tornano a casa superandole con calma, il fondo umidiccio mi suggerisce di non fare l’eroe.
Dall’agordino poi la strada per tornare mi è familiare e il traffico scarso mi permette di riportare l’Intercettatore alla base velocemente concludendo così quello che doveva essere un giretto di perlustrazione breve.