Mi è capitato sotto il naso proprio oggi, ed è un articolo che vorrei dedicare a tutti i "pazzi" come me ( che magari poi andranno a Canossa ) seguaci al postulato che "sulla moto comanda quasi sempre esclusivamente la passione e l’immaginario che riusciamo a riversarci, molto meno la parte razionale e intelligente, il fine pratico". ( portafogli e moglie permettendo ovvio)
Almanacco Illustrato del Motociclista
di Kiddo & Ruggeri
Al cuor non si comanda
[...] la tavola del Ruggeri che vedete quì sopra, disegnata su suggerimento di #quellochescrive, cioè io, è una palese copia di quella meravigliosa di Stefano Disegni, apparsa su “La Moto” e successivamente raccolta nel volume “Due ruote e una sella”. Così, se non avete colto la citazione, gli ignoranti siete voi.
Il fatto che a distanza di trent’anni o giù di lì il sentimento del Motociclista sia cambiato poco o nulla, in effetti, è molto indicativo.
Nel caso della tavola degli anni ‘80 a suggerire le stesse considerazioni era una bellissima custom americana, che in effetti avrebbe lasciato perplesso sul fine utilitaristico un po’ chiunque, e la risposta era sempre la stessa, che sulla moto comanda quasi sempre esclusivamente la passione e l’immaginario che riusciamo a riversarci, molto meno la parte razionale e intelligente, il fine pratico, soprattutto se la nostra priorità non è l’utilizzo del minor tempo possibile per andare da “A” a “B” oppure il modo tecnicamente migliore per farlo. Traduco: non si ha la necessità di correre o di raggiungere mete straordinarie nel miglior modo possibile.
La moto quindi non è soltanto l’ultimo ritrovato della tecnologia, delle sospensioni, del tipo di termica, della geometria del telaio. La scelta della moto sarà sempre e comunque in buona parte frutto di una ottima dose di irrazionalità, di istinto.
Il Motociclista esperto ha già provato tanti tipi diversi di moto, di motorizzazioni, di soluzioni tecniche. La sa già. Anche a un semplice colpo d’occhio saprà riconoscere di che pasta è fatta una moto, anche soltanto a guardarla: dove gli darà emozione o dove lo metterà in difficoltà, quanta soddisfazione potrà procurarsi dal raggiungere la cima del passo sterrato con questa oppure con quella, quanta scomodità potrà tollerare per barattarla col gusto della libertà dagli orpelli tecnologici ed aerodinamici più o meno utili.
Nel caso di una instant classic, una scrambler, e posso scriverlo per esperienza pluriennale, a volte l’utilizzo pratico non è inficiato dal fatto che la moto in questione sia pure strafiga, che pare possa andar bene solo per il tragitto verso l’aperitivo. Chiaramente non ci sarà da sorprendersi se si vedono i piloti in sella a moto di concezione più recente che durano un terzo della fatica per fare le stesse cose.
La voglia di emozionarsi anche soltanto quando si apre la porta del garage, vivere l’ebrezza del suono e dell’erogazione di una termica magari dotata di cavalleria non esagerata, ma capace di far provare sensazioni coinvolgenti ad ogni apertura di gas, la soddisfazione sciocca ma impagabile di immortalare anche solo per qualche istante un oggetto così evocativo nell’epicentro dell’azione, sono momenti che non fanno rimpiangere mai la scelta personale, che a volte apparirebbe automasochistica, di prendersi una moto più per motivi estetici che non pratici, prestazionali. E non importa che si tratti di una moto “da bar”.
Spesso, è bello semplicemente accettare sfide improbabili proprio perché armati di un mezzo inadatto. Come detto, se non si ha necessariamente da correre o esibirsi in gesti atletici.
L’importante, è essere pienamente consapevoli della scelta.
Non si può pensare di farsi comandare da una pubblicità o prenderla anche semplicemente come alibi. Sappiamo tutti benissimo che quei trick con certe moto riusciranno a farli soltanto piloti professionisti, atleti straordinari. Che le moto che maltrattano non sono le stesse con le quali dovremo portare la moglie in vacanza, che se tritano un cardano su un panettone o anche semplicemente impennando, rimangono attaccati coi cilindri a un ramo, cuociono una frizione su una pietraia, la moto non è la loro, e comunque la nostra a fare certe cose di sicuro non gode.
Scegliere una moto semplicemente perché ci fa stare bene, perché ha un motore che pare voglia prenderci come una manona gigante da sotto il culo fin fuori dalla curva; perché ha un suono che è soltanto musica, e te quello strumento lo sai suonare davvero bene; perché non ha un cazzo che non serva, e la vita almeno finché sei in moto torna a essere semplice, leggera, facile; ma ha tutto quel che serve per sentirsi libero nel mondo come su un guscio di noce in mezzo al mare. E finché ti riporta a casa, arrivare in quel punto sulla cartina avrà avuto un valore enorme.
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