Un collezionista mi invia alcune foto e un piccolo racconto di Rudi Wagner, staffetta motociclista che combattè a Stalingrado, stilato probabilmente negli anni ’60 come parte di memorie di guerra.
Durante la battaglia di Stalingrado, Wagner era un sottufficiale della 29a Divisione Fanteria Motorizzata. Faceva parte dello staff del Comando della 13a Compagnia Fucilieri, 71° Reggimento Fanteria Motorizzata e partecipò ai combattimenti dall’avvicinamento ai quartieri meridionali fino all’interno della città. Ferito il 23 settembre 1942 fu evacuato in aereo e rimase in servizio sul fronte occidentale della Germania fino alla fine della guerra.
Ho trovato queste pagine molto interessanti, le posto sperando possano piacere anche a voi.
---------------------------------------
"…Voglio qui ricordare il mio migliore amico Otto Kummert, caduto in combattimento a Stalingrado il 3 Settembre 1942. Come me, Otto era una staffetta motociclista dello staff del Comando, consegnavamo messaggi e rifornimenti ai plotoni. Eravano stati insieme durante la Campagna di Mosca.
Otto è l'uomo al centro. (Estate 1942)
Già il giorno precedente, 2 settembre 1942, Otto aveva rischiato la vita. Eravamo alla periferia meridionale di Stalingrado. Doveva consegnare un messaggio e alcune forniture per un plotone di Fucilieri di Fanteria in posizione avanzata. Passarono due ore e lui non ritornava. Durante quelle due ore subimmo due o tre pesanti attacchi missilistici nemici, che colpirono tra il nostro settore di prima linea e il Comando. Più tardi nel pomeriggio spostammo il posto di Comando in avanti verso la città, e Otto non era ancora tornato.
Viaggiamo lungo una strada sterrata lunga e piatta. Finalmente incontriamo Otto con la sua moto parcheggiata sul lato della strada vicino ad un carro armato russo abbandonato. Dice che stava rientrando dalla sua missione quando si è trovato in mezzo ad uno degli attacchi missilistici. Lo spostamento d’aria di alcuni colpi lo fecero finire con la moto rovesciata in un fosso. Dopo l'attacco, riuscì con molta difficoltà a rimettere in strada la moto e stava tornando indietro alla nostra posizione, tutto andava bene finchè la moto si spense. Fermatosi vide che c’era una striscia di carburante lungo la strada e c'era un foro nel serbatoio. Attese lungo la strada sperando che qualcuno passasse per aiutarlo. Dopo 30 minuti ha iniziato a spingere la moto a mano fermandosi vicino al carro russo per riposarsi, dove alla fine ci siamo incontrati.
Parcheggiamo le moto e le macchine del Comando lontano dal carro, avendo paura di finire sotto un nostro attacco aereo. A sinistra e a destra c’erano quattro altri carri dello stesso tipo. Con del sapone e del nastro rattoppiamo il serbatoio della moto di Otto, e scatto questa immagine, con la mia moto sullo sfondo:
Saliamo tutti sul carro per alcuni minuti. Non ero mai stato così vicino a un carro armato russo prima d’ora. Sono rimasto sorpreso nel vedere la vernice fresca come se dovesse andare ad un “car show”, ma mancavano molte attrezzature. Mancava la cupola blindata per la mitragliatrice frontale e aveva una corda che teneva la mitragliatrice in posizione. C'erano scatole di legno per i sedili. Apriamo le botole del vano motore: non c'era nessun motore!!!, il vano era perfettamente pulito e senza alcuna riga, segno che questo carro non ebbe mai il motore! Eravamo confusi e non sapevamo cosa dire.
La moto di Otto è riparata e siamo pronti ad andare. Saliamo ancora su un altro carro, sembrava essere più completo del primo, ma anche questo non aveva il motore.
Nel tardo pomeriggio entriamo nel settore meridionale di Stalingrado: i quartieri di Kuporosnoye e Kotelnikowo sono distrutti, tanto fumo sale dalla città.
Durante la mia permanenza in Stalingrado ho visto ancora sei o sette carri armati russi senza motori, e tre che non avevano la vernice. Tutti erano nuovi di fabbrica. Ho anche visto molti carri armati con lo scafo completamente seppellito nel terreno, con le torrette che fungevano da bunker corazzati e armati. Mi hanno detto che all’interno erano completamente vuoti, solamente la torretta era funzionante.
3 Settembre 1942, il giorno in cui Otto è stato ucciso.
Era andato in prima linea con un messaggio e non era ritornato. A mezzogiorno un plotone mitraglieri ci comunica per radio che avevano trovato un motociclista morto con documenti dalla nostra unità, e che lo avevano seppellito. Più tardi nel pomeriggio la nostro unità si muove di nuovo in avanti. Trovata la sua tomba, poniamo alcuni fiori di campo, diciamo una preghiera e scatto una foto.
Parlo con l'uomo che ha sepolto Otto: mi dice che aveva due ferite da proiettile, la moto era adagiata su un fianco e che c’erano molti fori di proiettile sul fondo del blocco motore. Nella zona c’erano piccole sacche di 3-5 soldati russi ciascuna che resistevano nascosti in buche nel terreno e passaggi sotterranei. Probabilmente Otto venne colpito, cadde e quando era a terra i russi continuarono a sparare su di lui: da qui i fori sul fondo del motociclo.
L'uomo mi consegna alcune cose personali di Otto, dico al Comandante che volevo scrivere alla moglie una lettera e spedirle gli oggetti. Il giorno dopo ho fatto un pacco tra cui la sua macchina fotografica, ho scritto la lettera, e spedito tutto con un camion di supporto che tornava alle retrovie.
Sono stato ferito il 23 settembre durante un assalto di fanteria sovietica, le nostre moto non le utilizzavamo più ormai da alcuni giorni, e partecipavo ai combattimenti con la mia Compagnia Fucilieri. Evacuato dall’aeroporto di Pitonmicky su un Ju52 sono tornato a casa in poche settimane.
Ho sviluppato le foto della mia macchina fotografica, ho fatto due set, ho scritto alla moglie di Otto una seconda lettera includendo queste immagini...”.