Il redditometro non è altro che un ulteriore incentivo a farsi "furbi".
L'Aston Martin intestata alla zietta di anni 93 con pensione "congrua", la moto alla collaboratrice domestica, la fattura del viaggio alle Maldive intestata all'amico commerciante che la scarica come spese di rappresentanza o viaggio per studio di marketing e così via.
Non ritengo giusto evadere le imposte: i servizi che lo Stato offre devono essere pagati e così pure i pubblici dipendenti che assicurano l'esecuzone dei servizi medesimi.
Ciò che trovo odioso è il dover mungere sempre le solite mucche. Gli imprenditori, che producono ricchezza, fanno girare l'economia, danno posti di lavoro e mantengono il ciclo finanziario del paese, dovrebbero pagare il giusto e non essere perseguitati per un'auto, una barca, un cavallo o una villa.
Come ho già detto in altra occasione, la corda, prima o poi, si spezza e si realizza la cosa peggiore che possa avvenire in un paese che si fonda sul lavoro imprenditoriale: l'esodo.
Tu fisco, vuoi più di quanto io posso pagare affinchè il mio rischio d'impresa sia adeguatamente ricompensato? Bene, licenzio i miei 100, 150 o 200 dipendenti e me ne vado in un altro paese, dove pago il 30% di imposte.
I lavoratori dipendenti, soprattutto i pubblici impiegati, sono sicuri e certi che, a fine mese, lo stipendio verrà accreditato sul c/c. L'imprenditore è l'esatto contrario: se si fermano gli ordini, si ferma la produzione, si ferma il flusso di liquidità e ... si chiude.
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