Il velo di Maya
C’è qualche difetto d’equilibrio e l’uomo si sposta in avanti per non barcollare come un funambolo. (Robert Musil)
Non te ne accorgi subito, ma ci sono giorni in cui non tieni il tempo e lo sforzo di recuperarlo ti allontana da te stesso e da ciò che ti circonda.
Mi capita sabato scorso. Ho un appuntamento a Firenze con altri motociclisti che non conosco ancora se non virtualmente, persone peraltro che ho trovato godibilissime, che ho incontrato in un ambiente inconsueto, quale può essere un circolo di canottaggio, e con le quali spero di poter condividere ancora qualche bel giro. Parto presto al mattino. Attraverso la pianura padana senza vedere quanto mi circonda, ma mi giustifico pensando che è strada di trasferimento.
Attraverso l’Appennino con la mente all’ingorgo segnalato nei pressi di una galleria in cui un camion si è ribaltato e ai minuti che scorrono, senza godermi il cielo terso, le colline verdeggianti e i falconi in picchiata.
Arrivo a destinazione preoccupato e distratto dal ritardo.
A tavola, l’occhio corre all’orologio e alla strada che mi aspetta.
Fra Firenze e Pistoia, una volta ripartito, ogni semaforo è un nemico e verso l’Abetone non mi godo neppure quei tornanti che sono venuto a cercare e che avrei potuto evitare riprendendo l’autostrada verso Bologna.
Passo attraverso Pievepelago e Pavullo nel Frignano come un fantasma e riattraverso la pianura padana con un senso opprimente di fatica che mi accompagna fino alle porte di casa.
Perché non si tiene il tempo? - mi chiedo. Spesso non lo sappiamo e cerchiamo di porre rimedio agendo, quando si dovrebbe fermarsi e nella respirazione trovare la risposta all’irrequietezza.
Semplice, se il velo di Maya non accecasse in quei momenti la nostra vista.
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Ultima modifica di trottalemme; 15-06-2012 a 08:23
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