Quote:
Originariamente inviata da condor
per esempio sul mio Öhlins, il precarico della molla non influisce sulla durezza ma sull'altezza, cosa che cambia l'avantreno.
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In realtà le cose stanno in maniera un pò diversa.
La sospensione è formata da due elementi che sono la molla e l' ammortizzatore.
SOSPENSIONE = MOLLA + AMMORTIZZATORE
La molla ha la funzione di "sorreggere" il peso che grava sulla sospensione e di attutire i colpi "molleggiando" per garantire confort; se però questa non fosse accoppiata ad un ammortizzatore, dopo ogni compressione, tenderebbe a molleggiare all' infinito.
L' ammortizzatore ha la funzione di stabilizzare questo fenomeno "frenando" i movimenti di compressione e di estensione della molla.
Quando parliamo di freno in estensione e di freno in compressione di un ammortizzatore, parliamo dei registri con i quali andiamo a decidere (girando le famose vitine) quanto i fenomeni di compressione e di estensione della molla debbano essere frenati.
Quanto più tendiamo a chiudere l' idraulica dell' ammortizzatore, tanto più quelle che sarebbero le reazioni di molleggio della molla vengono frenate.
Se per assurdo un' ammortizzatore avesse delle idrauliche che si chiudessero completamente (ovviamente non esiste), e noi le chiudessimo, il complesso molla-ammortizzatore sarebbe rigido come una barra di ferro; se invece le regolazioni fossero completamente aperte (questa è la situazione a cui si avvicinano gli ammortizzatori spompati), la molla tenderebbe ad andare su e giù all' infinito senza più copiare le sconnessioni dell' asfalto, pregiudicando quindi la tenuta di strada.
Quando parliamo di precarico, parliamo invece di un' intervento che viene effettuato sulla molla; quanto più questa viene "compressa", tanto più essa si dice essere precaricata.
Aumentando il precarico, noi abbiamo una molla che diventa più rigida, e quindi più adatta a sopportare (sia staticamente che dinamicamente) un peso superiore.
La moto funziona bene quando la sua ciclistica rispetta quelle che sono le "quote" che sono state impostate dalla fabbrica (quello che Barbasma chiamava moto "piatta"); le sospensioni, nel loro comprimersi ed estendersi, tendono a modificare quelle che sono le quote previste, e vanno quindi regolate in maniera tale da farlo il meno possibile compatibilmente con un accettabile livello di comfort e di assorbibento delle asperità del terreno.
Se su due moto uguali, con le sospensioni tarate per un peso modesto con un basso precarico, mettiamo 2 pesi diversi (su una una persona di 50 Kg, e sull' altra 2 persone da 100 Kg l' una), noteremo che quella con il carico maggiore tenderà a "sedersi" sul posteriore, modificando una serie di parametri ciclistici; di conseguenza, la moto con meno peso, rispettando le quote originali, avrà un comportamento dinamico di gran lunga migliore, ed una maggiore sicurezza attiva.
Cosa deve fare il proprietario della moto più pesante per avere anch' egli una moto nelle giuste condizioni ?
Dovrà aumentare il precarico delle sospensioni fino a riportare le altezze della moto (e di conseguenza le sue quote ciclistiche) al livello dell' altra moto; una volta fatto questo però, il lavoro non è finito.
I "ciccioni"

avranno ora una moto con un precarico adeguato al loro peso, ma devono intervenire anche sul freno in estensione e su quello in compressione.
Comprimendo maggiormente la molla, se non modificano gli altri parametri, avranno una sospensione che tenderà a "sparare" sulle buche perchè la molla tenderà a spingere con più forza tutte le volte che si vedrà mancare il terreno sotto (ad esempio nelle buche); per ovviare a questo inconveniente, bisognerà aumentare il freno in estensione dell' ammortizzatore, in maniera tale che la maggiore forza della molla (che ricordiamo ora è più precaricata, quindi più compressa) venga frenata dall' ammortizzatore.
Resta ancora da mettere a posto il freno in compressione; l' aumentata compressione della molla, farà si che sui dossi, la compressione della sospensione sia minore perchè la molla offrirà più resistenza; per limitare questo fenomeno (che tenderebbe a farci avvertire di più i colpi in presenza di dossi), dobbiamo "aprire" di più l' idraulica in compressione.
Facendo questo facilitiamo la risalita della ruota ogni volta che questa ha bisogno di farlo per attutire un dosso.
Per concludere, non possiamo variare il precarico della molla senza intervenire di conseguenza anche sull' ammortizzatore, agendo su freno in estensione e in compressione.
Per lavorare bene una sospensione ha bisogno che questi 3 parametri siano tarati correttamente, e che tengano conto ogniuno della regolazione degli altri.
Per trovare il giusto compromesso è bene seguire sempre l' ordine che ho descritto, quindi.
1) Prima regolare il precarico in base al peso che grava sulla moto
2) Poi intervenire sul freno in estensione
3) Infine regolare (quando l' ammortizzatore lo consente) il freno in compressione
In linea di massima, ad ogni aumento di precarico dovrebbe corrispondere un aumento del freno in estensione, ed una riduzione del freno in compressione, e viceversa.
Facile no ?