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Originariamente inviata da Guanaco
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Originariamente inviata da Wotan
Sarebbe un errore credere che altrove siano ligi solo perché c'è la repressione. C'è la civiltà, in tutte le cose, nel comportamento come nelle regole chiare e semplici da rispettare come nelle infrastrutture coerenti con tali regole. Tutto qui.
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Condivido quasi tutto. Il "quasi" è riferito semplicemente alla fine della frase e cioè al "Tutto qui". Voglio dire che, forse, dietro i termini "civiltà" e "rispetto" si nascondono implicazioni storiche e culturali tipiche di questo Paese stimolante, ma anche complesso e problematico. Non è certo questa la sede per esaminarle esaustivamente, ma una cosa penso che si possa dire:
Le regole, dove funzionano, funzionano in genere a doppio senso e cioè dall’alto verso il basso, ma anche dal basso verso l’alto. Come dire che uno rispetta le regole sia perché le stesse sono razionali e accompagnate da punizioni eque e probabili, sia perché ritiene utile per sé e per gli altri che sussistano.
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Originariamente inviata da abii.ne.viderem
una norma, per essere valida, non dev'essere vessatoria ma possibile (se non addirittura semplice) da rispettare. Così come in altri interventi non mi stanco di ricordare che nei tanti chilometri percorsi in altri paesi, specialmente in Francia, non mi sono mai sentito "oppresso" dai limiti e dalle norme, perché spesso vi riconosco "un senso".
[...]
Ecco, credo che un salto qualitativo della nostra cultura e una maggior attenzione all'osservabilità di una norma sarebbe un passo epocale per il nostro paese.
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Il mio "tutto qui" era ovviamente retorico - non a caso parlavo di comportamento civile, ma anche di regole facili e di infrastrutture coerenti con esse; senza un contesto favorevole, è praticamente impossibile comportarsi virtuosamente senza rimediare un esaurimento o un tamponamento.
Come avete evidenziato, in Italia c'è un circolo vizioso del tutto sconosciuto agli altri paesi civili, caratterizzato da norme spesso assurde o vessatorie, che in quanto tali vengono regolarmente disattese dai cittadini, provocando una reazione ancora più vessatoria da parte dello Stato.
Mi sono chiesto a lungo se l'inizio di tale circolo si trovi nell'allergia degli italiani alle regole - che ha radici storiche profonde - oppure nella legislazione approssimativa.
Beh, a forza di studiare il problema, ho maturato la convinzione che
la colpa di tutto non debba e non possa essere nella popolazione.
Per una sua buona conduzione, le redini economiche e politiche di una nazione devono essere in mano ad una classe dirigente dotata di una formazione e di un senso etico adeguati al compito.
Il problema è che la nostra classe dirigente non è dotata delle caratteristiche necessarie, perché non solo manca di un'etica di governo adeguata, ma dimostra anche di essere profondamente a digiuno di tecnica giuridica, economica, organizzativa, gestionale e della comunicazione.
In altre parole, in Italia comandano gli incompetenti, e sono questi incompetenti, che fanno le leggi e, per restare nel nostro ambito, disciplinano la circolazione, costruiscono le infrastrutture, regolamentano la formazione dei conducenti e organizzano il funzionamento delle forze dell'ordine.
E chiaro che, con premesse del genere, non possano venir fuori altro che sistemi sballati, che funzionano in modo distorto e spesso non funzionano affatto.