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Guidare la moto su uno scorrevole tratto di misto in una bella giornata nel bel mezzo della natura è un'esperienza impagabile...
Pif, paf, tiri, ma non troppo, giusto per sentire il motore, il trasferimento di carico, giusto per saggiare le tue reazioni, percepire la tua inerzia che ti tira indietro e l'effetto delle correzioni che puoi apportare. Sbagli apposta per correggere.
Poi un leggero spostamento del busto, magari un colpetto di anche per avvertire questa volta l'inerzia della moto che, però, subito ti segue fedele e docile, che solo ti comunica una leggera latenza, come se ti parlasse e ti dicesse: guarda, caro, le leggi della fisica ci sono sempre, ma io faccio quello che vuoi tu e lo faccio per piacerti, sempre e comunque.
Poi entri in una galleria o passi tra una serie di case e distingui nel rombo generale, il tuo suono sordo, quello del tuo cavallo di ferro. E' un rumore perfettamente commisurato al tuo stato d'animo, come se lo facessi tu, quasi fossi ancora un bambino che emula il motore con la bocca.
E prosegui così, senza rischiare, ma sforzandoti di essere elegante, ecco, sì, elegante. Deciso nel trasmettere la coppia al suolo, ma elegante.
E, intanto, macini metri, chilometri, viaggi nello spazio-tempo, penetri l'aria, vai ovunque, al mare, in cima alle montagne, in altri paesi, in altre città, sempre con quella cosa dura tra le gambe; dura, ma assoggettata a te; dura perché ti deve proteggere; dura perché è orgasmica; ma, allo stesso tempo, impalpabile come la libertà, come lo spirito.
C'è forse dell'edonismo in tutto questo, forse anche un po' di narcisismo, ma c'è anche molta sublime sensualità. E' quasi come volare, innalzandosi contro la gravità con la sola contrazione delle natiche. E' come fantasticare, realizzando che la fantasia si fonde col reale, persino quando stai fermo e hai in mente il moto di pochi secondi prima.
Ah, la moto!
E' una femmina, non ci piove. Una femmina che ti stimola psicologicamente, emotivamente, intellettualmente. Una femmina progettata a tavolino e costruita da altri e che, per questo, potrebbe apparirti fredda, ma che invece prorompe dall'ingegno umano e colpisce il femminino che è nell'animo e nella mente di ognuno.
Una femmina non da possedere, non da sfruttare, nemmeno da amare, ma una femmina che permea nel movimento la natura di chi la cavalca; una femmina che è esperienza congiunta, non vita a sé stante.
Insomma, una cosa difficile da spiegare bene, ma che ti può dare tanto dipendenza quanto crisi di astinenza.
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