Certo fa pena, ma quando caprioli, camosci ed altri animali selvatici diventano troppi per mancanza di predatori, un pò bisogna abbatterne, a meno che non si possano spostare in altre zone.
Un paio di anni fa, la popolazione di camosci da ste parti era eccessiva, in più molti erano malati e accecati cadevano nelle scarpate.
Prima che l'epidemia si diffondesse è stata decisa una caccia di selezione, anche nelle aree protette, che ha fatto il suo dovere ed ora la popolazione di camosci è sana. Purtroppo mancano i predatori ed ogni tanto è giusto fare le loro veci.
Certo che in questo caso chi doveva decidere le quote da abbattere per controllare la popolazione, ha perso il controllo alla grande.
Non si possono abbattere 600 capi in un colpo solo...
Da noi ogni anno escono le quote, comune per comune:
5 cervi, 10 caprioli, 16 camosci, 10 lepri, 10 pernici ecc.
Sono stabilite in base a precisi censimenti della Forestale.
Ci sono anni in cui non si può abbattere nemmeno un capo.
Comunque il tutto è gestito molto bene, infatti gli animali ci sono in gran numero e sembra che i predatori stiano ritornando: orsi e linci qualche puntatina la fanno e i rapaci ci sono tutti, dal barbagianni all'acquila reale.
Non sono certo un amante della caccia, ma mi fa meno pena il cervo preso dopo una vita nel bosco e dopo estenuanti appostamenti del cacciatore, che il vitello cresciuto in gabbia e macellato squallidamente.
E ne mangio anche più volentieri la carne.
Inoltre vorrei spezzare una lancia in favore del cattivissimo cacciatore.
La maggior parte dei cacciatori, da queste parti, si fa 2 mesi di appostamenti per prendere forse un cervo all'anno, è gente che ama la montagna dal profondo e molto spesso sono proprio persone "alla vecchia" che hanno un rapporto con la natura che io, anche se sono nato qui, non posso nemmeno intuire.
Altri sono invece cialtroni che sparano dai finestrini delle auto ai caprioli che brucano l'erba di finaco alla strada. Per fortuna sono la minoranza...