Lungo è lungo, ma se avete pazienza...
Ho studiato, sì ho studiato.
Internet, google maps, percorsi, logistica, tempi. Una volta mi bastava una cartina e poi via; no autostrada, cartelli, a volte bussola e l'avventura era assicurata, ora non più.
I tempi sono cambiati, ahimè, sono cambiati e sono un po' triste.
Non riesco più a trovare il rapporto fra qualità e prezzo.
Il mio ultimo viaggio a Parigi questo weekend tra UK, Belgio, e di nuovo UK è stato difficile, direi un'avventura al contrario.
Fuggire dall'ovvio, dal già scodellato, dal bell'e pronto e inutilmente costoso. Fuggire senza trovare nulla di quello una volta era la norma.
Il posticino carino dopo la curva, il benzinaio sulla strada con a fianco un baretto, la boulangerie al centro del paesino sperduto.
Tutto scomparso, sostituito da ristorantini omologati e da turisti in pantaloncini corti, macchina fotografica e pullman a seguito o da locali chiusi

Un'invasione culturale in piena regola che sta uccidendo il turismo alla easy rider.
Vado per ordine.
Scendiamo dalla nave io e la mia zavorrina ad Ostend in Belgio, sono le 5 del mattino di Venerdì. Ci aspetta una lunga giornata in moto: prima tappa Brugge, sono solo 20 km e troviamo tutto ovviamente chiuso. Lo sapevamo, la cittadina è un sogno e la colazione è prevista a Gent. Arriviamo intorno alle 8 e cerchiamo un posto carino. Capisco che siamo nella capitale delle Fiandre, ma troviamo gente che non parla francese, con Bruxelles a 20 km!

Chiediamo in tre lingue e nessuno ci sa indicare nulla, comunque ho occhio e intravedo una piazzetta ad hoc nascosta con un localino splendido e sincero.
Siamo contenti ma la cosa mi stupisce un poco.
Proseguiamo, tappa successiva Mons, siamo almeno in zona francofona: causa caldo e disidratazione ci fermiamo a bere una coca nella Grand Place del borgo. I costi sono ancora compatibili e comprensibili. Dal confine non sarà più così.
Passiamo in Francia: i primi km sono onestamente brutti, almeno in confronto al Belgio. Tutto è sporco, decadente, quasi abbandonato.
Arriviamo a Laon. La cattedrale gotica è un sogno, ma quello che ci toglie il fiato è una minuscola chiesa templare, solitaria e nascosta che possiamo visitare in piena libertà. Un regalo veramente inaspettato, l'ultimo dell'andata.
Il caldo è tropicale, cerchiamo un posticino per bere e mangiare un gelato.
L'ho troviamo ma la bottiglia d'acqua naturale costa come il gelato: 4.5€

Proseguiamo per Parigi, passando per Soissons e le sue cattedrali. Non scendiamo neppure, cominciamo a risentire del caldo.
Parigi ci accoglie con una coda di decine di km, macchine che si accavallano una sull'altra agli incroci, clacson a iosa: mi sembra di essere a Secondigliano senza il calore partenopeo e ho nostalgia di Londra.
Fa così caldo che per la prima volta in vita mia, mi si accende la spia del termostato. Mi devo fermare immediatamente. Ero in coda imbottigliato da un'ora...
Mentre attendiamo che il motore si raffreddi Tamara, la mia zavorrina, va a cercare dell'acqua. Siamo in periferia, ma al bar le chiedono 6€ per una bottiglia

.
Risolve al supermarket.
Ripartiamo e arriviamo in albergo.
Abbiamo avuto occhio e fortuna su Internet. L'albergo è ottimo, la stanza grande e pulitissima, la location perfetta, il costo giusto, anzi direi pure basso per Parigi. Ci si prepara e si va a cena. Siamo in zona Opéra ma non troviamo nulla di veramente carino. Amen per stasera, siamo stanchi e ci accontentiamo di una brasserie dall'aria turistica in cui ci sono un po' di francesi. Un paio di insalate, un paio dolci, due birre e due coche, 52€

Vabbè la solita in@@lata di rito, penso, andrà meglio domani.
La mattina è luminosissima e bellissima. Zainetto in spalla e direzione Louvre. Cerchiamo un bar che assomigli a qualcosa di sincero e onesto.
Ricerca vana, ci accontentiamo di quello che passa il convento turistico; altri 17€ per un croissant secco e un café au lait.
Arriviamo al Louvre e troviamo tanti ragazzi che vendono bottigliette d'acqua ad un euro per strada. Pensiamo ai soliti furbi, invece sono incredibilmente onesti. L'unica fontana in cui si può bere senza una bottiglia o un bicchiere è davanti a Notre Dame

e nei bar non c'è nulla sotto i 4€.
Entrare in chiesa non se ne parla, c'è una fila chilometrica. Almeno però è ancora gratuito...
Decidiamo di andare verso la Sorbonne e il Pantheon, anche perché si avvicina l'ora di pranzo che ci becca ai Jardin de Luxembourg. Siamo in vacanza e ci fermiamo nel parco. I prezzi apparentemente non sembrano troppo diversi da quelli di qualsiasi altro posto. Quelli scritti sul menu appeso, però, che non specifica trattasi solo del take away. Qui tocchiamo il massimo: un bicchiere di coca con più ghiaccio che liquido 6,5€

che stride non poco con i 7 del mio omelette al formaggio e prosciutto. Quello che mi stupisce è che sono circondato da francesi.
Comunque andiamo oltre.
Abbiamo appuntamento alle 4 con una mia amica parigina che lavora all'Opéra.
Spero in qualche sua dritta per uscire da questa 'mungitura' costante.
Prima però abbiamo il tempo di passare da Les Invalides e dalla torre Eiffel.
Troviamo finalmente un piccolo alimentari, è il primo della giornata..., e possiamo acquistare dell'acqua ad un prezzo normale, da turisti.
Arriviamo all'Opéra e notiamo che almeno la Metrò costa meno di Londra; ritrovo la mia amica che non vedo da 20 anni, ci sediamo nel bar di fronte e gli chiedo se ci può consigliare qualcosa di diverso.
Lei mi dice che questi sono i prezzi anche per loro. Resto basito

Ho sempre più nostalgia di Londra, accidenti!!!!
Dopo averla salutata, visitina alle Galeries Lafayette proprio di fronte. Mi aspettavo Harrods e trovo l'Upim. Tutto è meno curato, e mi dà impressione di una cosa più dozzinale. L'unica piacevole sorpresa è salire sul terrazzo - incredibilmente gratuito - che ti permette una splendida panoramica della Ville Lumiere.
Usciamo direzione Arc de Trionf, siamo soli. Boulevard Haussmann mi sembra Milano di ferragosto negli anni '70. Appena sbuchiamo di fronte all'Arc de Trionf facciamo fatica a passare. Mandrie di turisti assiepati, tutti a fotografare l'ovvio. Vogliamo scappare, la misura è veramente colma.

Affrontiamo gli Champes Elysee nuotando tra la gente. Mi viene in mente Venezia e la sua vasca obbligata. Guardiamo per curiosità i ristoranti, tutti uguali: 78€ a persona! Alla fine i 200€ di Chez Maxim sembrano onesti e pochi a confronto

Noto molte GW quante non ne ho mai viste e soprattutto tanti Piaggio MP3, per il resto tante, ma tante macchine, poche bici e poche moto.
Risaliamo verso l'albergo alla ricerca di un ristorante. Sono tutti uguali, tutti uguali, decine di posti tutti uguali. Ripassiamo davanti alla brasserie della sera prima che ora non ci sembra così male, ma non perdiamo la speranza e finalmente ecco che sbuca un ristorantino piccino francese onesto e sincero.
Ci fiondiamo, apriamo il menù e troviamo una coca a 3,5€ la bottiglia e un bicchiere di vino a 4€. Finalmente, ci sembra semplicemente incredibile
Mangiamo in maniera divina, entrée, main course, e dessert tutto fatto al momento con una tecnica culinaria incredibile. Conto 70€, in due ovviamente!!!!
NON CI CREDO, NON C'E' ASSOLUTAMENTE CONFRONTO CON NULLA DI TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO VISSUTO PRECEDENTEMENTE. LA QUALITA' E LA SINCERITA' NON PAGA EVIDENTEMENTE PIU', HO PENSATO.
Tutti i ristoranti che avevamo incontrato avevano decine di coperti, che impediscono di curare la cucina come si deve, eppure proponevano menu a prezzi simili o decisamente superiori, restando indecifrabili dal punto di vista culinario, buoni per tutti e alla fine per nessuno.
Mi sono sentito derubato del mio spirito, in nome di una globalizzazione un po' becera e scontata che chiede molto senza dare pressoché nulla.
Chiedo scusa della prolissità ma è una cosa che mi ha molto colpito.
La mattina successiva siamo ripartiti, breve visita alla Sacre Coeur e stessa solfa se non peggio. La Francia ci ha regalato ancora tanto, ma tanto traffico in banlieue, ghetti dove non si vede un bianco a pagarlo oro.
La penultima fregatura arriva a Chantilly dove davanti allo splendido castello ci chiedono un euro solo per parcheggiare la moto sulla sabbia e il terriccio di un sottobosco collinare. Quando esco dicendo che quello non può essere un parcheggio per delle moto perché il terreno non è in piano e non tiene, loro alzano semplicemente le spalle, alla fine sono cavoli tuoi. La visita al castello costa la modica cifra di 12€, ma con un leggero sovrapprezzo puoi fare anche il giro del parco col trenino
Puntiamo sulla piccola cittadina di Beauvais, dove ci aspetta una cattedrale gotica da sogno, forse il passo più lungo della gamba che mai paesino abbia fatto, perché doveva essere la più grande ed è rimasta a metà addossata all'altra metà della piccola chiesa romanica precedente. Entrando mi commuovo nel vedere lo straordinario e gigantesco orologio astronomico del XIV secolo. Anche il piccolo maniero a fianco è visitabile, e tutto gratuitamente. Lascio qualche soldo grato di questo piccolo regalo.
Amiens è bella ma non così stupefacente. Ora ci aspetta il tunnel sotto la Manica. Prendiamo le bellissime strade verdi a perdita d'occhio, puntellate da pale eoliche e deliziosi paesini e cominciamo a cercare un distributore. Niente, il nulla più assoluto per km. Mi era già successo, e avevo risolto seguendo una signora che mi aveva portato fino ad un supermercato perché sulla strada non c'era nulla.
Alla fine ormai in riserva piena, opto per l'autostrada da St Omar per gli ultimi 44km convinto che prima o poi ci sarà una stazione di servizio.
Come no...

Ho fatto benzina pregando tutto il rosario, in Inghilterra, 100 metri dopo l'uscita dal treno dell'euro tunnel.
GOD SAVE THE QUEEN
Sarà che io ormai sono abituato a Londra, ma qui posso scegliere come vivere, e come spendere il mio denaro e in questo mi sento rispettato. Se voglio spendere ho il ristorante d'alta gamma, se voglio risparmiare ho Caffè Nero, ovunque dal centro di Londra alla periferia più lontana. Non mi sento un soggetto a cui mungere la maggior quantità di denaro possibile, ma una persona con la possibilità di scegliere. Qui riesco ancora a riconoscere il rapporto qualità prezzo, altrove ormai faccio fatica.
La Francia e soprattutto Parigi mi hanno ricordato l'ottusità italiana dell'uovo oggi e Parigi mi è sembrata ormai un grande parco dei divertimenti più che una grande capitale europea.
C'era una volta il turismo fatto da tante piccole e grandi sorprese, tanti luoghi sinceri e inaspettati e parafrasando una celebre aria lirica. "... quel turismo io non trovo più."
Grazie per avermi seguito fino a qui.