..in un'avventura da Indiana Jones!
Dopo essere stato a Padova, vado a Ravenna a trovare degli amici. Alle sei del pomeriggio decido di tornare a Milano. Viaggiando con i miei soliti quattro compagni di viaggio, "Ada-Gino, Pia-Nino" conto di essere a casa al massimo per le dieci, dieci e mezzo. E in effetti verso le nove e mezza sono nei pressi di Bergamo e qui... Prima di tutto mi coglie il temporale... fa niente: mi fermo in una stazione di servizio e metto la tuta antipioggia. Dopo un caffè e una sigaretta riparto. L'asfalto è drenante e la moto non si accorge del bagnato. Ringrazio la scimmia che mi ha fatto acquistare i faretti aggiuntivi touratech, che saranno pure fuori norma, ma in quella circostanza ho fatto prevalere la massima neo-scettica nota a tutti nella sua formula sintetica: "Ecchissenefrega"; ma... alle dieci chiude il tratto bergamo-milano. Esco... Ovviamente sbaglio strada (mi perdo in un ascensore), affronto strade mai viste, sotto la pioggia battente; qualche breve tratto in salita, dei mini-tornanti sul fondo viscido. Affronto ogni tipo di fondo stradale: dai lastroni in pietra, al porfido, il pavé, le strisce pedonali rialzate e belle lucide da pioggia. Non mancano le pozze ormai trasformate in laghetti a causa della pioggia. La visiera si appanna e non vedo più niente, figuriamoci i cartelli stradali. Le macchine sfrecciano senza rispetto né pietà gettandomi altra fanghiglia addosso, oltre all'umiliazione. Praticamente guido orientandomi con la stella polare dell'immaginazione, visto che il mio campo visivo non va oltre i due metri. Attraverso blocchi della stradale, assembramenti di travoni e prostitute, simpatici spacciatori in piena attività con una volante a duecento metri che non si muove. Ovviamente non mancano i cantieri aperti e gli asfalti rimossi. Quando credo di essermi messo in salvo entro in Milano (dalla parte sbagliata, ovvio) ma alla fine trovo la direzione giusta. Ultimo brivido: cerco di passare una macchina, ma non mi accorgo che sono entrato in un tratto con l'asfalto rimosso e la ruota urta contro la scalinatura del manto stradale impedendomi un rapido cambiamento di corsia e ributtandomi a cinque centimetri dalla macchina al mio fianco. Mi sono ricordato allora degli immortali versi di Marziale: "Quondam in brachibus me cacavi...". Quando la moto è in garage, l'orologio segna mezzanotte e mezzo... Tutto a posto? A casa sano e salvo? No: dietro la porta c'è la mia compagna che mi aspetta da due ore...





A me la parigi dakar mi fa una pippa!