Fernweh 2012
Partiamo dopo aver ritirato i piattini da Moulid. Temperatura sui diciotto gradi e lunghi stradoni: ce li godiamo, perchè oggi è in programma il passo Tizi'n'test. Dopo una ventina di chilometri viriamo seccamente a nord ed imbocchiamo la strada stretta e tutta curve del passo. E' asfaltata solo al centro, una striscia di un paio di metri: quando si incrocia un altro mezzo bisogna farsi da parte ed inoltrarsi nella fascia ai bordi, coperta da cinque centimetri di sabbia rossa, fine come il borotalco. Poi la strada migliora, ti sembra quasi di non salire e te ne accorgi solo quando guardi indietro e scorgi, in basso, la strada già percorsa che si svolge come un serpente nella boscaglia. Per fortuna il traffico è quasi inesistente, ma quelli che ci sono - un po' per la strada un po' per come guidano - fanno davvero paura. Sono trentasei chilometri su e giù, sballottati tra migliaia di curve, ma quando finisce ti senti proprio speciale: hai fatto il Tizi'n'test! A fondovalle la strada ridiventa normale, ma sei sempre in curva, tra villaggi di mattoni cotti al sole e decine di parabole satellitari che sormontano i tetti piatti delle case: anche in Marocco si fa a meno di tante cose, ma non della onnipresente televisione.
Ci concediamo una tiratina su una bella strada a curvoni prima di Marrakech, qualche chilometro (per me) a tutta; davvero la moto non teme confronti con alcun altro mezzo e noi, dopo tutte quelle curve fatte proprio piano abbiamo voglia di vento, di velocità, di rumore.
A Marrakech veniamo ovviamente abbordati da qualcuno che si propone come guida: riusciamo a farci indicare un buon hotel, non lontano dalla Jemaa al Fnaa, settecento euro a notte in due, colazione compresa, con le moto in garage, un ambiante che oserei definire lussuoso ed assolutamente nessun altro cliente. Mah!
Doccia veloce e subito verso la Jemaa al Fnaa: inizia la giostra!
Incantatori di serpenti, foto a pagamento con i venditori d'acqua che non vendono più niente e sopravvivono facendosi fotografare dai turisti. I loro costumi variopinti, tutti colori sgargianti e nappine, sono veramente unici, una bella foto vale qualche dirham. Ci perdiamo subito nel souk dietro la piazza e ne riemergiamo dopo aver acquistato un paio di magliette ed Aldo una splendida djellaba. Rientriamo tardi nella piazza, ma il programma non è cambiato ed il circo è sempre lo stesso, affascinante come sempre: mendicanti, suonatori, donne berbere che ti leggono la mano o ti fanno dei bellissimi tatuaggi con l'hennè. Perfino un pugile che si batte, a pagamento, contro chiunque lo voglia sfidare. L'abbiamo visto contrapposto ad un marcantonio grosso il doppio di lui che gli tirava certi sventoloni...lui schivava, ma ne sarebbe bastato uno: mi sa - ho pensato - che domani non lo vediamo.
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