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Originariamente inviata da abii.ne.viderem
Domanda esistenziale, caro Davide! Ti racconto un piccolo episodio. Ero andato a Bologna per parlare con Mario Pazzaglia (chi di voi non ha studiato la letteratura italiana sui suoi manuali?), un simpaticissimo signore anzianotto, ma non troppo. Ero in macchina e sono andato a prenderlo all'Università (era la prima volta che lo incontravo). Sale con me, e, all'uscita, attraversa la strada una ragazza e mi dice: "Stia attento a non prenderla sotto... sarebbe un peccato... con quel bel culo..." Al che io replico: "Mah, io preferisco le tette...". E lui, di rimando: "Beata gioventù! Il mito della tetta è importazione del modello americano che, essendo più infantile, è ancora in una fase orale. Abbiamo imparato ad amare le tette alla fine della seconda guerra mondiale durante gli anni della liberazione. Ma l'italiano che si rispetti ama il culo!"
Quando si parla di filologia...
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Non mi permetterei mai di discutere l'uomo di lettere Pazzaglia, ma come etologo-psicologo mi sa che non valesse un ...zzo!
Ti racconto un altro "piccolo episodio": tra i mammiferi gli umani sono gli unici che hanno le mammelle in bella mostra (e grosse) invece che protette. Questo si spiega la funzione eminentemente erogena del seno nella donna: con il passaggio dalla posizione da 4 a 2 zampe (e quindi con la bernarda così ben nascosta) il seno è diventato il più importante segnale (visivo) sessuale nell'animale uomo.
(Che palle con questa storia che è sempre tutto colpa degli Americani!)