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METIUS 57 22-03-2013 16:28

.... non so se ha sofferto piu' lui in questo viaggio , ........ o noi attaccati al pc a controllare e ricontrollare quando arriva il post successivo ...:mad::mad::mad: .... secondo me lui ci sta' godendo nel tenerci col fiato sospeso .....
:protest::protest::sad11::sad11:

bluejay 22-03-2013 18:13

:D:D:D
Complimentoni !

E' sempre un piacere leggere le tue avventure.....

:thumbup:


Quando lo avete fatto il viaggio ?

Achille 22-03-2013 19:21

Ancora complimenti...

Fagòt 22-03-2013 19:58

6° giorno: Tagounite - Zagora 50 km.

Aziz ha promesso di essere qui alle 8.00, per cui di buon ora scendo a cavare la Trity dalla sala-garage in cui noi abbiamo mangiato ieri sera e lei ha riposato per la notte.

https://lh4.googleusercontent.com/-k...0/DSC02125.JPG

Le ragazze proseguiranno sulla rotta successiva, la Tagounite- Foum Z-Guid ed i suoi 160 chilometri di pietre che passano a nord del lago Iriki. Io e Gianni, che comunque sarebbe andato via asfalto, saliremo a Zagora per la riparazione. Se tutto va come deve l'appuntamento è per stasera a Foum. Come sempre in Africa non tutto andrà come deve.
Seduto con la faccia al sole guardo Trity parcheggiata sul marciapiede in attesa del recupero e laconico le sussurro: "Dobbiamo smetterla di fare i cazzoni, io e te. Lo ricordi cosa si dice qui, vero? In Africa non cercar guai, che tanto saranno loro a trovarti....."

https://lh4.googleusercontent.com/-M...2/DSC02126.JPG

Aziz arriva con una canonica ora di ritardo e si presenta con un Def 110. "Ma zio pork... come pensi di farcela stare lì dentro?" gli urlo. "Pas de probleme... on a deja fait".
Comincio quindi a smontare la ruota posteriore e di peso le buttiamo su il culo sul pianale. Resta solo da abbassare il manubrio e farlo passare nella stretta porta posteriore. "Sei comoda? La visuale è di tuo gradimento? Allora... on y va? Allons-y!"

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Aziz e suo fratello sono ancora in coma probabilmente.... non sono abituati a queste levatacce ed hanno bisogno di far colazione con pane, uova sode, formaggino e tè. All'alba delle 10.00 finalmente partiamo seguiti a ruota da Gianni che si diverte a riprenderci con la video camera.
Lungo il tragitto il meccanico vuole sapere tutto e di più sul viaggio, su BND, su Luca (presidente della ONG), sull'Italia.... e i 50 chilometri che ci separano dalla sua officina scorrono veloci.
Al nostro arrivo rimonto la ruota e dopo aver lavato Trity in un'ora smonto il tutto. Oramai mi muovo a memoria tra i vari passaggi da fare e i bulloni da svitare.

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L'officina è grande e ben allestita, oltre ad Aziz ed i suoi due fratelli ci sono altri tre ragazzi, segno che di lavoro ne fanno. E le centinaia di adesivi attaccati alle pareti testimoniano insieme alle varie fotografie la moltitudine di equipaggi, raid e rally, vetture e moto con cui hanno avuto a che fare.

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Della frizione non è rimasto quasi nulla: sul lato verso il motore solo i rivetti e un blando filamento, sull'altro verso il cambio qualcosa in più. Un piatto di contenimento porta ancora le tracce del calore sviluppato, mentre il blocco motore, motorino d'avviamento e volano sono ricoperti da una grossa patina nera.

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Alle 12.00 arriva il galoppino di turno: Aziz gli consegna la frizione e gli raccomanda di tornare con un ricambio originale. Prima che parta a manetta gli consegno anche i piatti e gli chiedo di farli rettificare. Visto che ci siamo cerchiamo di fare le cose, nel limite del possibile, al meglio.
Non resta che attendere e conoscendo i ritmi marocchini, decidiamo di concederci un pasto decente sulla via principale.
Alle 14.30 siam di ritorno e come ci vede Aziz lascia il pasto che sta consumando con gli altri e sale sul Def di corsa: "Elle est pret..... je vais la prendre!"
Trionfante ritorna mezzora dopo con una Surflex sinterizzata nuova di pacca, identica a quella che montavo, ed i dischi spianati a macchina. Oro colato per i miei occhi. Guardo l'orologio e mentalmente faccio il conto di tutto: alle 16.30 sarà pronta, 2 ore, al massimo 2 ore e mezza sulla N12 e per cena saremo a Foum con le ragazze. Prendo l'asta per il centraggio e la brugola del 6, poi comincio a serrare.
Un'ora dopo Trity si accende e senza montare la ruota proviamo la trasmissione: tutto ok. Restano solo un po' di stupidate da finire. L'indicatore delle marce e i fili che vanno al cavalletto laterale. Intanto che regolavo i corpi farfallati uno dei garzoni li ha lasciati fuori dal motorino a contatto del collettore: gli spiego che vanno dietro e passo al montaggio dell'ammortizzatore.
Lo spinotto elettrico non ne vuol sapere di funzionare correttamente e con la folle inserita nel cambio la luce della Neutral non si accende negando quindi il consenso all'accensione. Cominciano le prime bestemmie ed un'ora se ne va smontando e rimontando più volte l'aggeggio infernale. Quando finalmente tutto sembra ok, giro la chiave, Trity tenta di accendersi e subito si spegne. Niente pompa, nessun seppur timido inizio di combustione.
Proseguo con reiterati "porco qui e porco là" e tolgo di nuovo serbatoio, centralina, controllo fusibili, batteria, e mentre scivola anche la seconda ora butto la mano sul filo che va al sensore dell'olio: è tranciato. Cavo il motorino d'avviamento e trovo anche i tre fili che vanno al cavalletto laterale macinati. Il garzone rimontandoli, come gli avevo chiesto, li ha lasciati vicino al volano che alla prima accensione girando li ha tranciati. Aziz corre a porre rimedio e dopo averli giuntati e isolati si premunisce di montare il tutto correttamente. Di nuovo giro la chiave e Trity riparte al primo colpo, rombando fragorosamente nell'officina ormai illuminata dai neon. Esco sulla strada e snocciolo un prima, seconda, terza, quarta portandola ogni volta fino ai 5000, poi torno da Aziz e gliela faccio provare. Alle 19.00 rimetto la sacca degli attrezzi sul portapacchi e pago il conto per il recupero, ricambi e assistenza. 3000 dirham, 270 euro.
Uscendo dall'officina, una francese residente a 40 chilometri circa che ha passato tutto il pomeriggio lì in attesa di concludere l'acquisto\trattativa di un copertone usato da 150 dirham, si avvicina e mi stringe la mano: "Bravò... pour la patience que vous avez, monsieur!". E se ne va sul sul quatre-quatre malandato.
Attraversata la strada, Aziz ci accompagna nell'auberge di un amico. Il luogo è davvero molto carino e la vista del giardino sul retro con angoli degni delle migliori oasi, mi fa passare la tensione di queste ultime ore.

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Dormi Gianna, dormi. Che domani mi tocca sverginarti con la N12 ..... una pista che non avrei voluto mai più ripercorrere.

triger 22-03-2013 20:14

Diego, leggerti è sempre un piacere. Grande il vecchio Giampi!

Giotrebb 22-03-2013 20:56

:D
Bravo,bravo bravo..
Diego, il tuo report è un romanzo a puntate!!

Non vedo l'ora di leggere il seguito....e di vedere le foto, magari a casa mia......'stavolta con Franca eh???

:D

Fagòt 22-03-2013 21:55

Quote:

Originariamente inviata da bluejay (Messaggio 7318848)
....
Quando lo avete fatto il viaggio ?

Ciao Beppe... dal 1 al 16 marzo

@ Gio: lo sai che non so resistere ai tortellini della Grazia.

vertical 22-03-2013 22:55

Fico.....;)

tomb 22-03-2013 23:31

ciao fago't,bel viaggio,dopo la tunisia,in estate mi dirigero' in marocco,la prima tappa di midlet era il cirque de jaffar che va fino a imichil?
alcuni pezzi mi interessano da ripercorrere fino a tan-tan.anche se io saro' in due con una dominator tassellata,spero che ci sia ancora da leggere ...zio pork !!!;)

algeria 91 01 23-03-2013 00:04

non male come pista per essere sverginati la n12!
complimenti per i tuoi racconti diego,sei bravissimo a fare i report dei viaggi.

Fagòt 23-03-2013 10:51

@ Tomb: si è il Cirque du Jaffar
@ Fabio: per una verginella in effetti è un buon inizio
@ Marco: secondo Aziz il materiale d'attrito era scadente..... i piatti lesionati han fatto il resto

Fagòt 23-03-2013 18:59

7° giorno: Zagora - Assa 500 km.

Sono le 7.30 quando la luce si spegne all'improvviso nel bagno. Anche in camera non c'è più corrente, ma non diamo importanza alla cosa. Male perchè come scopriremo più tardi il black out era previsto e annunciato fino alle 14.00 del pomeriggio ed in mancanza di corrente i distributori non funzionano. "Quante volte te l'ho detto Trity? Il pieno si fa subito alla sera, quando si arriva, prima ancora di cercare da dormire, la mattina dopo è sempre un'incognita..... dormono...... son chiusi....... han finito la benzina.....". "Si, ma quello là mi stava giuntando i fili e tu eri troppo incazzato per ricordarti del mio serbatoio."
Per fortuna uscendo verso nord ne troviamo uno probabilmente attaccato ad un'altra centralina, per cui risolviamo la cosa, anche se già avevo cominciato a chiedere dove fosse lo spacciatore ufficioso con le taniche.
Prima di imboccare la N12 porto Gianni a fare una foto al cartello con la scritta che indica l'inizio della pista dove le carovane intraprendevano la mitica traversata del Sahara in 52 giorni. E la memoria corre veloce a quella mattina di due anni fa.

https://lh5.googleusercontent.com/-1...0/DSC00345.JPG

Dopo qualche chilometro di asfalto che arriva fino all'aeroporto, comincia la tolè ondulée di circa 60 chilometri. Due dritte a Gianni, su come affrontarla e poi via. Io e Trity la adoriamo e snocciolate le prime marce ci mettiamo sui 100 surfeggiando sulle cunette dure create dalle balestre dei camion e dei furgoni.
Più viaggi veloce e più i tumpf - tumpf - tumpf del posteriore si allontano tra di loro diventando un debole ritmo che scandisce la marcia.
Gianni viaggia più piano e seduto, accentuando così il supplizio per se stesso e la moto, per cui a tratti rallento finchè non torno a vederlo nello specchietto.
Quando cominciano i lavori, che anche due anni fa avevamo trovato, mi fermo per una sigaretta e gli chiedo come vada. Visto che è tutto ok e si sente tranquillo, lo esorto a rimontare e a cavare il culo dalla sella. Ora facciamo un po' di fuoristrada.
La vecchia pista che stanno convertendo in un ampio terrapieno della larghezza di circa 10 metri è ridotta oramai a una decina di chilometri di pietre, piccoli oued e due linee più chiare lasciati dalle tracce degli pneumatici dei quatre-quatre. Ogni volta che il passaggio si fa più arduo mi fermo appena dopo per sincerarmi che lo superi senza problemi e finalmente per lui giungiamo all'ultima parte costituita di nuovo da un pistone largo e veloce.

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Mancano solo una quarantina di chilometri fino a Foum e ora ci sono solo 4/5 interruzioni dovute alle piene degli oued che con la loro irruenza hanno distrutto la via battuta.
Il WP comincia a comparire in alto sul GPS e piano piano si sposta sempre di più fino al triangolino che rappresenta la Trity in movimento.
Gianni passa agevolmente le pietre e i tratti sabbiosi delle deviazioni e ormai viaggia al mio passo. 500 metri e comincio a rallentare, sempre di più finché in grande il WP si evidenzia e la scritta FRANCA si legge nel mezzo del display del 276. Mi faccio affiancare e gli urlo: "Qui è dove Franca ha rotto la gamba." Poi torno ad accelerare. La deviazione sabbiosa sull'oued dove l'avevo lasciata per andare a cercare soccorso è affiancata da un ponte nuovo sul quale un camion staziona in attesa di ripartire con gli operai che lì stanno lavorando. Un goudron scuro ed immacolato copre ora i 5 chilometri di pista che avevo percorso e ripercorso tornando con un taxi brousse per caricarla, e così in un attimo siamo nella piazza di Foum per un tè alla menta.
"E' stato bello farti mia su una pista per la prima volta, Gianna!". "Anche per me" e sorridendo si accende una Casa mentre tiro fuori la chiave del 10 per registrare i cavi Bowden.
Le ragazze son passate dal ristorante ieri pomeriggio e stamani avran preso la strada verso Tissinnt. Provo a chiamarle ma nessun segno, per cui usciamo dal villaggio attraversando un folto gruppo di persone che si accalca fuori del pronto soccorso dove Franca ricevette le prime cure. Oggi probabilmente deve essere una di quelle giornate in cui tutti possono essere visitati, magari gratuitamente o semplicemente perchè un'equipe medica completa è di passaggio. Sulla sinistra della statale i cartelli indicano il lago Iriki e l'Oasi Sacra. E' la seconda volta che ci arrivo vicino e devo rinunciare. Evidentemente è destino che non ci debba andare.
Verso l'una siamo a Tata e aspettando che le ragazze escano dalla pista che avevo tracciato da Tissinnt, ci concediamo un pasto nel centro cittadino.

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Ragazzini vorrebbero farsi fare una foto con le moto ma si vergognano e grazie solo all'aiuto del gestore li convinciamo a salire a turno, mentre passata l'ora della siesta si ricomincia a vedere un pò di gente per le strade.

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Verso le 15.00 arrivano le ragazze galvanizzate da una due giorni di piste rocciose. L'anteriore di Gianpy ne porta orgogliosamente le ferite: i tasselli centrali sono quasi spariti mentre la metà dei laterali è smorzicata o tagliata. Non siamo ancora arrivati al mare, occorre cercare qualcosa, ma sarà dura trovare un 90/90-21 da queste parti. Guido ieri invece ha rimediato due forature sempre sull'anteriore. Le camere d'aria di scorta e il gommista di Foum in serata hanno aiutato.
Son quasi le 16.00 quando riprendiamo l'asfalto che porta prima verso Akka e poi verso Assa.
Per non creare ulteriori problemi agli pneumatici del 690 ci mettiamo in fila indiana sugli 80, fino alla piccola cittadina spazzata da un vento gelido, dove come al solito, giungiamo ormai a buio inoltrato.

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olaguido 23-03-2013 20:02

ola grande ste02 l' africona è proprio un trattore da deserto, bastava darle del gas...

AGO59 24-03-2013 01:50

Diego,non ho parole........veramente:!::!:

Fagòt 24-03-2013 15:18

8° giorno: Assa - Tan Tan Plage 310 km.

Entrando in città ieri sera, il posteriore di Gianna aveva preso ad afflosciarsi lentamente e quindi prima di lasciarla partire sulla strada che la porterà a Guelmin e da lì a Tan Tan, la accompagniamo da un gommista.
La riparazione fatta a Midelt la prima sera, inserendo una camera d'aria nel tubeless ferito da un piccolo squarcio di 2 centimetri, non è stata completa. Abbiamo dimenticato di far mettere un Tip Top all'interno dello pneumatico e così i labbri sporgenti verso la camera l'hanno danneggiata lievemente. Smontato il tutto il gommista vulcanizza la perdita con una pressa dotata di ferro da stiro e applica una pezza con il mastice all'interno del copertone per evitare che danneggi ancora la camera d'aria.

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Da qui partono due piste, la prima che seguendo la Draa sale sui rilievi del Jebel Guir e la seconda che oltrepassato il Jebel Ouarkziz prende lungo l'oued Tigsert, piegando alla fine verso Nord per aggirare il Jebel Rich e scendere quindi fino a Tan Tan. Questa è conosciuta come la pista Paris-Dakar, perchè da qui per forza di cose il Rally passava scendendo verso Smara per affrontare così le prima dune della Mauritania. Ovvio, si prende questa e ancora lo stomaco ha un rivoltamento pensando a quanti piloti famosi l'hanno percorsa. Una quarantina di chilometri d'asfalto ci separano dall'inizio di questa bellissima traccia che corre su un altopiano di circa 800 metri.

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Mentre torno a sistemare le cinghie che reggono la tanica di benzina, noto la coppia conica di Trity che trasuda olio dalla parte inferiore. Il paraolio sta cedendo e il contenuto dei preziosi 185 cl. di lubrificante per trasmissioni rischia di dissolversi nell'arco di qualche chilometro. Ora la pista è diventata un largo terrapieno coperto dal brecciolino e prima di prendere la deviazione nell'hammada che si apre verso nord mi fermo a controllare il livello. Nessun calo intenso per ora, ma quando vedo all'orizzonte 3 quatre-quatre arrivare dalla direzione da cui proveniamo anche noi, li fermo. Sono i francesi che erano alloggiati al Nidaros ieri sera e che questa mattina abbiam salutato alla nostra partenza. Gli chiedo se abbiamo olio per le trasmissioni e in un baleno mi esibiscono tanichette nuove di tutte le marche e gradazioni. Scelgo un Tamoil 90/90 e riempio un piccolo contenitore da tenere di scorta nello zainetto. Se la perdita aumenterà almeno ne avrò per continuare fino a Tan Tan. Dopo averli ringraziati del gentile omaggio, ci salutiamo con un "bonne route et toute a l'heure...". Loro vanno a Sud verso Smara.
Dal pistone dritto come un fuso prendiamo a navigare a mano libera tra i sassi per alcuni chilometri e dopo aver attraversato l'oued in secca ritroviamo la pista meno battuta che punta verso ovest.

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Per lunghi tratti la pista scorrevole scivola sotto le ruote, in un paesaggio segnato solo da l'orizzonte infinito e vuoto. Sulla nostra destra i bassi rilievi del Jebel Ouarkziz. L'arrivo nel piccolo villaggio di M'Sied è improvviso, inaspettato a tratti quasi inconcepibile. Le poche case, una quindicina al massimo, che ne costituiscono l'agglomerato sembrano grosse pietre di fango poggiate su una piana color ocra sbiadito. Niente corrente elettrica, una piccola costruzione quasi irriconoscibile dalle altre che funge da scuola, una manica di ragazzini che giocano con una palla nello spiazzo più grande e privo di pietre, qualche donna fuori dalle casupole che chiacchiera con la vicina.
Mi fermo e ponendo mente locale ai circa 150 chilometri che abbiamo già percorso e ai quasi 120 che mancano a Tan Tan, mi chiedo come facciano a vivere...... sopravvivere forse meglio....... resistere e ostinatamente andare avanti in questo posto dimenticato da Dio, Allah, Buddha, Shiva e tutti gli altri dei insieme.
Cavo lo zaino e mi metto a frugare. Deve essere rimasto qualcosa, ne sono certo e invito le ragazze a fare lo stesso. Alla fine saltano fuori ancora una dozzina di bic nere e blu. Da suicidio cercare di distribuirle ai bimbi... abbiamo già provato cosa vuol dire sentire le loro mani attaccate alle nostre braccia per ottenere l'agognata "stylo" e poi una volta ottenuta, vedere nasconderla sotto la maglietta o nei pantaloni che cadono a pezzi, per tornare prontamente a chiederne un'altra. Chiamo una donna e le consegno tutte a lei, osservando la distruzione immediata con la speranza che la sua onestà vada a premiare chi ha più bisogno.
Dietro di me, i bimbi continuano a reclamare a voce alta: "Monsieur... bon bon..... stylo..... un balle...". Uno a piedi scalzi sulle piccole pietre mi tira per la manica della giacca e sommessamente mi chiede: "Chaussures". Scarpe.
Risaliamo in moto e ripartiamo agitando le mani per salutare. Nella testa la parola continua a rimbalzare come un mantra. "Chaussures.... chaussures.... chaussures....". Pezzo di stronzo che non sono altro, quante ne avrei comprate con il pieno di 210 dirham di ieri sera o con i 250 per la notte, cena e colazione al Nidaros? Sono incazzato come non mai con me stesso..... a lungo prima di partire sono stato in dubbio se mettere le Zega e poter così riempire con cose che potessero essere utili quaggiù. Poi la voglia di viaggiare leggeri, di non avere impicci nel fuoristrada, ha avuto la meglio e la mia coscienza s'è ripulita con 100 miserabili BIC nere e blu e una ventina di block notes. Solo ora riesco ad immaginare Luca a cavallo della sua moto in un viaggio simile, in un villaggio simile, con bambini del tutto uguali a quelli di oggi e la sua impotenza, la sua rabbia, la sua voglia di fare qualcosa di più e abbandonare gli abiti di un turista inconsapevole ed indifferente. BAMBINI NEL DESERTO. Non poteva scegliere nome migliore per la Ong che avrebbe fondato.

L'altopiano sta per finire e lentamente cominciamo a scendere aggirando il Jebel Rich.

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Alla fine della pista il villaggio di Tilemsen dormicchia a mezza costa. Avremmo voglia di un tè ma non c'è traccia alcuna di locale pubblico e così inforchiamo la strada che porta verso Tan Tan.

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A pomeriggio inoltrato siamo in città e la tanto sognata sosta a base di panino e coca arriva sul vialone principale.
Ancora qualche chilometro di goudron ci separa dalla meta. Ma all'uscita verso sud il Chief de Brigade de Gendarmerie locale mi ferma e in rapida successione mi chiede tutti i documenti. "Ces sont 700 dirham par chaque moto! Vous n'avez pas respectée le Stop.". "Ma quale cazzo di stop, quella di 100 metri prima era una rotonda a cui noi diligentemente ci siamo avvicinati con un filo di gas rallentando e ripartendo visto che era libera la nostra destra", rispondo io. Mi prende e mi indica un'auto che arriva allo stesso punto, si ferma e dopo alcuni secondi riparte. Gli Stop in Marocco sono rappresentati da un un ottagono rosso con una scritta in arabo, nessuna linea bianca a terra come da noi. E il codice vuole che il motociclista si arresti, posi il piede a terra e riparta dopo un attimo. Imperterrito e determinato estrae il blocco per le contravvenzioni di 1° grado: i miei tentativi di riduzione della tariffa non hanno effetto e con un sorrido compiaciuto mi comunica lo sconto comitiva, tre al prezzo di uno. Poi comincia a scrivere i miei dati sul verbale.
Mezzora dopo entriamo al Sable d'Or dove la Gianna ci aspetta con il 1200 parcheggiato di fronte al bungalow che dista 200 metri dalla spiaggia. Tutina d'ordinanza e sandali ai piedi sembra una delle tante pensionate europee che qui vengono a svernare con i mariti ed i loro camper da 6 metri.
Caviamo le borse e subito scendiamo in riva al mare a fare le foto di rito. Tan Tan Plage e l'Atlantico sono lì sotto i nostri tasselli, la soddisfazione per essere arrivati è tanta e l'unico cruccio che la offusca sono le nubi basse che nascondono il tramonto.

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-Nico- 24-03-2013 17:16

Ragazzi siete dei "grandi", questo è il mio sogno di viaggio!!!
Complimenti ancora.

big_paul 24-03-2013 18:31

Grazie per avemi fatto passare un'ora leggendo le vostre avventure e facendomi sognare di essere al vostro fianco.

Husky 24-03-2013 18:42

Chapeau :!::!::!:

Fagòt 24-03-2013 19:13

9° giorno: Tan Tan Plage - Fort Bou Jerif 280 km.

Oggi Gianna resta con noi, ormai è una ragazza a tutti gli effetti. Le manca solo di provare un po' di sabbia e quando mi chiede quanta ce ne sia sul percorso odierno, la rassicuro dicendo che sono poche lingue sulla costiera rocciosa. Mai fidarsi di una vecchia e stizzita Drag Queen come me. Lo scoprirà solo nel corso della giornata. Così ci segue decisa sui trecento metri di bitume che ci separano dal camping all'inizio della pista che puntando verso Nord Est risale la scogliera.
Fondo duro, giornata stupenda e panorami magnifici che spaziano sull'Oceano Atlantico.

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Neanche un'ora ed eccoci finalmente alla foce della Draa, che solo 550 chilometri più ad Est e tre giorni prima avevamo attraversato, torbida e limacciosa, su un sicuro ponte all'entrata di Zagora.

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Da qui è impossibile passare e occorre quindi risalire l'oued per alcuni chilometri lungo l'asfalto che viene da Tan Tan e poi tagliare lungo la pista che scende nell'alveo e porta al guado più facile.

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Del grande fiume, in questo punto resta solo un breve tratto che si supera in scioltezza, anche se la Gianpy non esita a rotolarsi appena vede un po' di fango....

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Di nuovo puntiamo verso il mare per arrivare a Cap Draa, dove l'azzurro del cielo si unisce a quello del mare e la costa ci offre un panorama degno delle cartoline migliori che ritraggono le coppiette in primo piano. E non possiamo esimerci dal fissare nella memoria digitale questo momento romantico.

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L'attacco del serbatoio di Gianpy salta e il rimedio trovato poco prima sembra funzionare a dovere, mentre piccole casupole di pescatori affollano i lati della pista che ora comincia a farsi più sabbiosa. Piccole dunette, ma soprattutto solchi a tratti profondi nella traccia principale che fanno cadere la Gianna e la sottoscritta una volta ciascuna.

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Ci siamo. Il piccolo forte sull'oued Aoreora, ingresso naturale alla Plage Blanche, è sempre più vicino e la lingua marrone scuro che separa le scogliere dalle enormi dune si mostra ai nostri occhi.

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La Plage Blanche è lì, cento metri sotto di noi, coperta dalla marea che continua a salire. Siamo arrivate troppo tardi e con dispiacere avviso le ragazze che non potremo percorre i 30 chilometri verso Nord. Troppo rischioso farlo alle 15.00 del pomeriggio..... un imprevisto qualsiasi..... una delle tante zone che nascondo pozze d'acqua o sabbia molle..... il dover magari prendere la pista a ridosso delle dune completamente fatta di fech fech ci farebbe correre rischi inutili ed arrivare a sera inoltrata. L'Africa spesso è fatta di rinunce e questa è una di quelle. Andremo via strada, dopo aver percorso la pista che da qui porta alla nazionale.
Sui loro volti leggo dispiacere e così provo a mitigare la cosa proponendo un pranzo a base di pesce.

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I pescatori ben lieti di guadagnare qualcosa, si organizzano subito con griglia e brace, e nel giro di mezzora il pranzo è servito accompagnato da un tè.

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Alle 16.00 riprendiamo la pista che per i primi chilometri presenta ancora della sabbia e dietro di me sento gli improperi della Gianna, mentre le faccio fare deviazioni sulle dunette immacolate. La parte centrale invece è segnata da piccoli oued che hanno scavato pericolose feritoie trasversali, alte dai 50 agli 80/90 centimetri. Poi finalmente la spianata e il tanto sospirato asfalto, dove durante la pausa sigaretta, riceve meritatamente gli applausi da parte di noi vecchie checche.
Giunti a Guelmin, cerchiamo un fabbro per riparare il telaio portaborse del 690, che ha ceduto uscendo dall'Aoreora. Proviamo anche a cercare una gomma, ma sembra sia introvabile almeno fino ad Agadir.

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Così dopo aver fatto il pieno e telefonato a Fort Bou Jerif per ordinare una "Tajine de Dromadaire" prendiamo la strada che porta verso Ovest e da lì gli ultimi 10 chilometri di pista della giornata da fare come al solito al buio.
Ci fosse una volta che riesco ad arrivarci con la luce del giorno. Fa nulla, l'albergo\campeggio\ristorante immerso in un deserto roccioso a poche centinaia di metri dal fortino della Legione Straniera, rappresenta un'oasi moderna per i viaggiatori stanchi e impolverati e l'immaginazione corre al paragone dei carovanieri che dopo giorni e giorni di deserto, trovavano finalmente acqua fresca, frutta, carne, latte e ombra. Noi non siam da meno. E dopo una doccia calda, la birra gelata con olive che ci portano è il dolce preludio delle pregiate libagioni e coccole che ci serviranno fino alla nostra partenza.

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A'mbabu 24-03-2013 19:31

Splendido reportage, complimenti. Non credo sarei capace di far il tuo stesso giro, ma sognar non costa nulla...
Grazie per il tempo che hai speso per noi.


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