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Vecchio 08-05-2007, 14:38   #1
teodoro gabrieli
Mukkista doc
 
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Registrato dal: 23 Mar 2006
ubicazione: busto arsizio
predefinito Arancio,zagare e gelsomino......

partecipanti una BMW r1100 s (la mia), una BMW GS 1200 (IL BARBARO), un kawasaki N650 (la cric) ed un kawasaki zx9r (Carlo).

Fra aranci,zagare e gelsomini…..

Alle 08.30 sono là, all’ombra del “campanile perverso”, come previsto.
Mentre entro nel cortile penso “saranno già pronti”.
Hahahahahahahahahaha !!
Nell’ordine: la cric discute con la mamma, Carlo ancora deve legare il bagaglio sulla sella della z9, il barbaro ha già caricato tutto e adesso non sa come estrarre il gs dal garage. Seguono il caffè, le raccomandazioni della mamma della cric, i baci della cric ai gatti (che non vedono l’ora che se ne vada fuori dalle balle per qualche giorno così potranno farsi gli affari loro) ed il kawa-gs che, osservando la propria moto, esordisce con la frase che ci perseguiterà per tutta la vacanza:
“Che mezzo!!”.
Lo x9 ha finalmente cambiato le gomme. Un paio di Dragon. Un modello che ha fatto la storia della Pirelli. Peccato che si tratti di storia di 10 anni e oltre. Giusto in tema con il mezzo stesso insomma. Ci si avvia. La partenza del traghetto da Civitavecchia per Palermo è prevista per le 19.00, ma la cric sostiene che il ceck-in è 3 ore prima come negli aeroporti, quindi bisogna muoversi. Con valigie montate e gomme alla frutta la media oraria che il suo 650 può tenere è di 110/120 km/h. Esattamente quella che terrebbe senza le borse montate e con le gomme nuove.
Un po’ di freddo in Cisa ma nulla di che; la normale ventina di tappe tra rifornimenti, sigarette ecc. e giungiamo a Civitavecchia. Imbarco senza problemi,cabina da 4 (che sembra più una cella singola di Alcatraz), doccia tonificante, cena (mediocre ma in compenso carissima) al self del traghetto e poi a nanna. A Palermo arriviamo in orario. Ninuzzo già è in attesa. Baci e abbracci e siculo sentenzia “ occhio all’asfalto di Palermo…..fà schifo per quanto è scivoloso!”. In realtà verificheremo poi che tutte le strade della regione, tranne qualche rara eccezione, saranno così. Decidiamo di scaricare i bagagli presso l’appartamento che ci ospiterà per la notte ed andare a farci un giretto. La padrona del B&B è la classica bella signora siciliana mora e florida che si presenta con un decolleté da panico. Carlo ci lascia tutti e due gli occhi sopra, finche una gomitata della cric lo riporta alla realtà. Ci permettiamo una colazione fronte mare e Nino ci conduce poi sul promontorio, in cima al monte Pellegrino, che domina la città. Incantevole!!! Il colpo d’occhio è suggestivo. Al circolo nautico dove il siculo è di casa ci aspettano per pranzo Luisa, che già conosciamo,con i propri genitori. Due personcine che, oltre che carinissime, trasudano un’innata signorilità; quella dei “bei tempi andati” per intenderci. Non si può andare oltre senza spendere due parole sulla viabilità di Palermo. Non tanto per il traffico in sé (fare la coda in moto non capita spesso neppure a Milano) e neppure per l’interpretazione tutta particolare del codice della strada, ma piuttosto per la particolarità data dallo strombazzamento pressoché continuo dei claxon da parte dei cittadini. Lo suonano sempre, comunque e a prescindere. Per loro è come, o forse meglio, della musica dell’autoradio. Ce ne saremmo accorti soprattutto la mattina dopo, avendo avuto la sfortuna di pernottare in un B&B che si affaccia direttamente su via Notarbartolo, credo una delle arterie più battute della città. Ed infatti alle 06.30 del giorno dopo saremmo stati tutti svegli come grilli. Nino, gentilissimo, ci offre un giro turistico per la città sul suo gippone lasciando prudentemente le moto in garage. Il tempo disponibile non è molto ma ci permette di intuire diverse cose della città e soprattutto di vedere qualcosa di interessante. Sopra tutti la cattedrale, la residenza di Carlo V° e un ficus gigantesco che ci viene assicurato essere il più grande d’Europa. Impressionante e bellissimo. Stuzzica persino la voglia del barbaro di scattare qualche foto. La sera siamo a casa di Nino e Luisa per la cena. Casa…..oddio. Più che una casa sembra un’ala di un castello con qualche muro di troppo. Zona botanica compresa. Un centinaio di piante giusto per dare un tocco di verde. Luisa ci fornisce un saggio delle sue capacità culinarie, davvero niente male, con qualche piatto tipico ed al termine arrivano i mitici cannoli. Quelli veri però, con la ricotta fresca, per intenderci non le imitazioni che siamo abituati a vedere al nord. C’è un piccolo problema però, pesano un chilo l’uno!!! Sembrano cotechini!!! Però sono una favola. Ci congediamo dopo cena da Luisa e famiglia ed approfittiamo ancora una volta della gentilezza di Nino che ci riaccompagna in auto al B&B. Pensavo di poter digerire verso le 4 di notte ed invece giusto il tempo di sdraiarsi sul letto…….
PEEEEET!!!!POOOOOOOT!! PIIIIIIIIIIIIT!!!
Minkia i claxon. Il delirio!!! Ma come dice Nino “Li compriamo con le auto? Quindi li usiamo!!” Va beh colazione, non prima delle 08.30 perché li si usa così, e via verso Agrigento. Cerchiamo l’agriturismo in piena campagna (molto carino) dove poter riprenderci dopo la tappa di trasferimento. Il giorno dopo ci aspetta la valle dei templi mica pizza e fichi! E il tutto in realtà si rivelerà degno di attenzione. Affascinante!! C’è da scarpinare mica poco ma è ben basso pegno in compenso a ciò che si può ammirare.
Tanto è vero che il barbaro comincia ad usare la macchina fotografica a raffica. Li vedremo mai i risultati? E chi può dirlo? Avrà tolto il tappo dall’obbiettivo prima?
Anche se bene o male ci ricordiamo la strada del ritorno, un vigile mi fà riflettere su fatto che ve ne possa essere una ancora più breve e decido di chiedere “ la più breve per Raffadali per favore?” risposta. “ma che minkia andate a fare a Raffadali?” mi trattengo a stento dallo sdraiarmi dal ridere, lui lo capisce e ricorda improvvisamente di indossare una divisa. Forte dei suoi consigli decido di prendere in mano la situazione e con ampio gesto della mano destra esclamo “babbbbbari…immo!” Sarà la mia rovina perché ovviamente sbaglio strada. Ma non di molto eh….una ventina di km. Il mattino successivo ci si avvia verso Ragusa. Il tempo per prendere le misure dell’asfalto e…SBRAAAAMMMM! La cric decide di darci un saggio sul come si scivola con un 650 N Niente di grave, qualche escoriazione ma lo spavento è tanto. Soprattutto per me che la seguo a breve distanza e me la vedo sdraiata di fronte e la evito per un pelo. Il manubrio è un po’ storto, il lex della Givi è andato a patate ma il resto è a posto. Il tempo di recuperare fiato e di ripristinare lo stato psicofisico corretto e si riparte. Lungo costa sud lo spettacolo non è male, il mare fa sempre la sua porca figura ma per arrivarci dobbiamo attraversare una zona dedicata alla coltivazione intensiva dei pomodori. Un desolante susseguirsi di serre in plastica bianca che incutono imbarazzo al barbaro. Non tanto per le serre in se. E’ il bianco della plastica che lo inquieta. Chessò un bel verde mimetico avrebbe scioccato di meno. Beh in effetti…….. Per non parlare di Gela che mi ricorda molto il piano costruzioni di Hurgada in Egitto. Da fare impallidire un Tuareg con la sua tenda. Ci si ferma per mangiare qualcosa in un bar che si affaccia sul mare. Quando si è un po’ stanchi, si sa, non si và troppo per il sottile né per ciò che riguarda le scelte né per ciò che riguarda i modi. Si parcheggia, accaldati ci si toglie il casco, ci si spoglia, ci si siede è il tipo del bar ti dice che non ha neppure una merendina. Ma come? Hai un bar sulla spiaggia e non hai neanche una cippa di gelato? “Ma ammazzati!!” Mi esce spontaneo quasi senza volerlo, ma c’è un limite a tutto. Se proprio non vuoi metterti un sacchetto di plastica in testa e stingere i due manici sotto il collo almeno cambia mestiere. Ci tocca rivestirci e cambiare bar. Arriviamo finalmente al prossimo agriturismo che, peraltro, ci attende. Di tanto in tanto, raramente, capita di imbattersi in un gestore, titolare o altro che interpreta il proprio lavoro non solo come banale albergatore. Di tanto in tanto, raramente, capita di imbattersi in soggetti che ammantano la propria professione con quella buona dose di scanzonata passione che fa la differenza. E’ il caso di Vincenzo il fulcro attorno al quale ruota l’agriturismo “Le sacre pietre”. Ovviamente ricco di mille aneddoti da raccontare, in considerazione delle centinaia di eterogenei contatti che la professione determina, non ci risparmierà notevoli risate. Senza però dimenticare Cettina, sua degna “spalla” e “complice”. Un episodio su tutti. Una serata che proseguiva particolarmente “sciolta” lo ha visto protagonista di “fluttuazioni psicofisiche” legate più che altro alla canna che le sapienti manine della cric avevano preparato. Il buon vino rosso, subdolo complice, ha fornito poi un deciso aiuto. Lo sguardo era ispirato, un po’ vacuo in verità, ma ispirato. Alla richiesta di Carlo, che fra telefono, vino e birra non scherza una cipp, dell’ennesima pinta di rosso, il gesticolare delle mani e il silente annuire del capo di Vincenzo assicuravano un deciso assenso. Ma l’unica frase che è uscita dalle labbra di quel corpo ben ancorato alla sedia è stata:
“Si ma…..chi ù pigghia…..io no!”
SBRAAAAAAAMMMM!!! Piegamento generale.
In quel posto abbiamo trascorso tre serate degne di nota. Immersi in un agrumeto e ammantati perennemente di profumi d’ arancio,zagare e gelsomini. Una meraviglia di posto insomma. La mezz’ora e oltre di tempo che occorreva per raggiungerlo da Siracusa valeva la pena. E li abbiamo scoperto che la cric parla con gli animali. La novella San Francesco in gonnella saluta, più o meno ricambiata, non solo gatti e cani bensì api, falene, coleotteri, gechi e quant’altro gli capita a tiro. Siracusa è in effetti molto carina. Di tanto in tanto sparano a qualcuno per mezzo euro, ma è un dettaglio marginale. Ci siamo concessi persino un giro in barca in compagnia di una coppia inglese simpatica come l’influenza e quattro gustose granite alla mandorla che, su consiglio di Nino, non potevamo assolutamente perdere. Il bello, oltre al buono, è che il tutto è costato 7 euro acqua minerale compresa. Lo stesso identico prezzo che sarebbe costata una granita a Milano a base di un qualsiasi fetente sciroppo industriale. Di contro non avremmo potuto comunque abbandonare la zona senza una capatina all’Etna. Etna che di solito, di solito inteso sempre tranne quando andiamo noi, offre dall’alto un colpo d’occhio invidiabile. Giunti a 12 km da Zafferana , ci è sembrato di esserci persi nelle nebbie di Avalon. Strada bagnata, visibilità 10 metri e la Cric che , strano a dirsi, aveva freddo. Aveva deciso di vincere la paura di fare da passeggero al barbaro in attesa che la propria motina venisse riparata alla meno peggio in Siracusa. Una raddrizzata al manubrio e un paio di gomme decenti erano l’obbiettivo primario. Prima della partenza la nostra prode centaura aveva sentenziato “Beh, ho pensato che le gomme hanno “solo” 12.000 km sulle spalle. Faccio stò giro, le FINISCO e poi quando torno le cambio. Giusto?”
Io avrei fatto il discorso inverso,avrei pensato “visto che stò circolando praticamente su due pezzi di legno, cambio le gomme e poi vado a farmi il giro.”
Ma loro sono donne, sono troppo avanti. Comunque, tornando sull’Etna, non ci sembrava carino ridiscendere a valle senza qualche pezzetto di lava che fungesse da souvenir.
Sembrava di vedere turisti a funghi. Giusto quei dieci o dodici chili che, ovviamente, nei bauletti del GS ci stanno precisi precisi. “ Che mezzo!” cantilena il barbaro. Fino al giorno prima era una moto di merda perché si era permessa di bruciare una lampadina. Ora che poteva caricare quintali di inutilità era tornata una moto della madonna. Non potendo resistere gli chiedo “ma sai coma significa la sigla GS?” Mi osserva con uno sguardo a metà fra il risentito e l’indifferente, allora proseguo “ è l’abbreviazione di Gelande Strasse” e lui “ che ca**o vuol dire?” non sapendolo butto li una cosa a caso “ che va bene su tutte le strade” e lui “ ah….” come dire “ me ne frega meno di un ca**o”……
Passiamo prima di rientrare alla base a ritirare la moto della cric. Sembra vada meglio. Dico sembra perché molto dipende dai momenti, Della cric ovviamente. Ora “ è un’altra moto” ora “ stà moto fa ca**re, non sta in strada”. Dipende insomma……a prescindere.
L’ultima serata alle “Sacre pietre” ci vede impegnati anche nel definire l’itinerario per il giorno dopo. Il meeting dura una ventina di secondi. Vorremmo passare da qui, vorremmo passare da là, ma in verità l’unica cosa che ci preme è arrivare a Palermo alle 15.00, quando aprono gli uffici della Tirrenia, allo scopo di recuperare i biglietti per il traghetto PA-CA. Vediamo, da lontano, Caltagirone percorrendo la (bellissima) ss117 bis. Dobbiamo saltare Piazza Armerina purtroppo. Ci rendiamo disponibili anche nel soccorrere un motociclista siculo in panne (una BMW rockster!!!!) che quando si tratta di provare a farla ripartire mi dice “ Sali tu che io non sono molto pratico…noi spingiamo” ma la moto non ne vuol sapere di ripartire; poi arriva la stradale e di seguito arriverà il soccorso. In ogni caso ce la si fa e, sotto una pioggerellina che non fa sperare bene per nulla per i giorni a venire, attendiamo l’imbarco. Meno male che tre musicisti che si stanno recando a suonare ad un matrimonio hanno la geniale idea di intrattenerci sino alla mezzanotte. Batteria, basso e chitarra elettrica. Sono bravi ed anche simpatici.
Attraverso per nulla indenne la peripezia del passaggio ponte, dormendo poco e quel poco pure male. Sotto ste cippa di luci che sembrano i riflettori di S.Siro che non vengono spente mai verso le 03.00 mi sveglio, mi scappa l’occhio su divano accanto e noto la cric ed il barbaro che riescono a dormire anche nel modo in cui sono. L’uno con i piedi sotto il naso dell’altra. Il bello è che l’espressione è beata !!!! Il colore del cielo in Cagliari non promette nulla di buono. Ma tentiamo la sorte. A non oltre un centinaio di km dalla città verso nord, qualche goccia prelude quello che da li a poco ci investirà. Il barbaro e Carlo accelerano in cerca di un riparo sotto il quale fermarsi. Il cartello dice che il prossimo paese è a 13 km un po’ tanti da farsi sotto la pioggia. Ma il barbaro e Carlo corrono via decisi mentre io e la cric ci fermiamo per bardarci. Sapremo poi che il barbaro aveva letto 3 km (in luogo di 13) al prossimo paese quindi, ignorando gli specchietti retrovisori nei quali avrebbe potuto vedere la cric che gesticolava come un vigile urbano assalito da nevrosi indicando ripetutamente il cielo plumbeo, l’asfalto viscido e la direzione a fronte, aveva pensato ad un bel “ tanto fra poco smetterà”. Tutto ciò in buona sostanza ha determinato l’inzuppamento semi totale dei due che, fermi a lato strada al riparo di un bonsai che il barbaro si ostinava a chiamare albero, ormai si erano bardati troppo tardi. Si è bagnato anche lo zainetto con dentro qualche indumento ma i sassi dell’ Etna sono salvi. Quelli sono nei bauletti all’asciutto. He He pirla si ma fino ad un certo punto! In un paesino sperduto dell’entroterra sardo, capitiamo nell’unico bar dove si è rotta la piastra dei panini. Ci rifocilliamo con toast freddi e tramezzini del mese prima. Meglio che niente. La pioggia ci perseguita a tratti ma la strada che poco prima abbiamo fatto in parte ci ha ricompensato dello sforzo fatto. In effetti è uno spettacolo. Giusto per rompere la monotonia del trasferimento si rompe la cerniera del giubbotto della cric. Quindi, da quel momento per lei, sarà d’obbligo la tuta antipioggia anche quando apparirà (raramente) uno sprazzo di sereno. Del resto se non la usasse l’aria farebbe svolazzare il giubbotto e la farebbe sembrare come una copia di Batman in moto e soprattutto il suo florido seno verrebbe troppo penalizzato dai colpi d’aria.
Sempre sotto scacco pioggia arriviamo, un po’ stanchi e stressati a causa del continuo indossare e togliere le tute, all’ennesimo agriturismo presso il quale la cric ha prenotato. Ci stupisce il fatto che più o meno intorno alle 16.30 quello che si rivelerà l’addetto al barbecue sta già attizzando il fuoco e preparando gli spiedi con i maialini infilzati.
La stanchezza globale comincia a farsi sentire e per puro caso dopo le docce non ci impiombiamo nei letti. Devo ammettere che il famoso maialino sardo allo spiedo manterrà cio che prometteva e la cena si rivelerà ottima.
La mattina successiva colazione con marmellate finte e torte del Mulino Bianco, meno male che il posto si spaccia per un agriturismo, e si fa il piano della giornata.
Bene o male dobbiamo “tirare “ le 21.00, ora dell’imbarco da Olbia per Livorno, e quindi decidiamo di fare un breve giro verso la costa smeralda sperando nella clemenza del tempo. Ci illudiamo per non più di un paio d’ore dopo di che la pioggerellina maledetta ricomincia a perseguitarci. Mangiamo qualcosa in un bar dove il tipo sforna panini a nastro tranne che il mio tost. All’ ennesimo “come lo vuole il suo tost? Ben cotto? “ gli rispondo “ LO VOGLIO E BASTA!!!!” Capisce che ho fame e che mi stò spazientendo. Decidiamo di tornare ad Olbia. Al limite parcheggeremo le moto e passeggeremo un po’.
Il barbaro si pronuncia. “vai avanti tu che mi sono scassato la minkia” . Ok….. intanto andiamo a vedere il porto così ci rendiamo conto del punto di imbarco. Poi perché non andare a vedere il porto commerciale con i suoi 200 attracchi. Loro mi seguono senza lampeggi. E se andassimo a vedere l’aereoporto? Nel mentre naturalmente si compie lo stesso tragitto avanti e indietro un paio di volte . Già mi immagino le bestemmie dentro i loro caschi, meglio tornare a Olbia anche perché, strano, ha ricominciato a piovere. Sarà l’occasione giusta per la cric per acquistare un nuovo giubbotto. Ritroviamo quindi, non senza qualche difficoltà, il conce Honda che avevamo notato la mattina per caso. Parcheggiamo. La cric ed il barbaro si fondano nel negozio. La cric per la voglia di fare shopping, il barbaro con l’intenzione di impedirglielo. Io e Carlo ci ripariamo sotto un balcone dalla parte opposta della strada. Dopo una ventina di minuti escono, il barbaro mima capocciate contro una colonna, la cric zampetta allegra verso il marsupio allo scopo di recuperare il portafoglio. Io Carlo ridiamo. La cric sfoggia ora un bel antipioggia in cordura che ha la caratteristica di avere un disegno originale. Gessato antracite. Però è elegante, può servire anche da passeggio in città., basta indossare un Borsalino nero in luogo del casco e reggere in mano una custodia di violino. Assistiamo alla desolante separazione fra la cric e la sua vecchia antipioggia. Lei parla anche con gli oggetti non solo con gli animali……”addio” le dice con tenerezza prima di gettarla in un cassonetto.
Rimane da trascorrere qualche noiosa ora in Olbia, caotica come non ce la saremmo mai aspettata, si decide di mangiare sul traghetto (a noi piace molto mangiare male e spendere uno sproposito) e, dopo un aperitivo in un locale pieno di beoni autoctoni ci presentiamo con notevole anticipo all’imbarco. Cena, doccia e a nanna. Preciso come un orologio svizzero il traghetto attracca a Livorno alle 06.30. Decidiamo di fare colazione sulla nave per accorciare i tempi di fermo post sbarco.
Alle 07.30 siamo già in un autogrill dopo Massa. Rifornimento, caffè e via. L’intenzione è quella di arrivare ad Arconate intorno alle 13.00 dove ci attendono per pranzo i genitori della cric. Arriviamo puntuali. Simuliamo indifferenza per nascondere alla vista dei sopramenzionati la strisciata sul copriradiatore destro della moto cricchifera (che peraltro non stà malissimo, facendo coppia con quella sinistra di qualche tempo fa, lei del resto è così, è un’esteta. O le cose le fa bene, equiparate, oppure…..) Mangiamo un’ultima cosa insieme.In effetti un po’ cotti lo siamo. Se dividessimo i 2.700 km circa effettuati per gli 11 gg di vacanza otterremmo 250 km circa giorno. Non che siano tantissimi ma Carlo ha dovuto fare i conti con l’indolenzimento costante del braccio sinistro (non sarà abituato? Guidava una moto di me**a?), il barbaro deve fare i conti con il suo io (e non è cosa da poco), io devo fare i conti con l’età che avanza e la cric deve fare i conti e basta.
Comunque sostanzialmente direi che è stata una bella vacanza, qualche piccolo incidente di percorso poteva rovinarcela ma ci è andata bene.Direi che la Sicilia è una gran bella regione, certo bisognerebbe preventivare almeno due settimane per vedersela un pochino decentemente (tre sarebbero meglio).Anche i siciliani devo ammettere non sono affatto male, noi abbiamo sempre riscontrato gentilezza, simpatia e disponibilità.
Vorrà dire che se deciderò di ritornare basterà un colpo di telefono a Vincenzo delle “Sacre Pietre”….
“Pronto….ciao Vincenzo sono Teo…quel pirla milanese che si è dimenticato in tasca le chiavi delle camera prima di andarsene. Si lo so che devo andarmene affanc…..ma ce l’hai una camere libera? Un vasetto di “maria” se no nisba? Ok…….”

Teo

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"C'è voluto del talento nell'invecchiare senza essere diventato adulto"
teodoro gabrieli non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 08-05-2007, 15:37   #2
marktbike
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Registrato dal: 09 Mar 2006
ubicazione: Alcamo (TP)
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Bel racconto! Io mi sono preso finora 38 anni per visitare la Sicilia...
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Marcello su Yamaha Tracer 900 GT
marktbike non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 08-05-2007, 15:41   #3
nossa
Mukkista doc
 
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Registrato dal: 22 Jul 2002
ubicazione: Como
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La Sicilia è un'ottima meta motociclistica, ci sono arrivato via terra ai primi di ottobre di un paio d'anni fa ma la prossima volta, se mai ci sarà, sicuramente traghetto

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Suzuki V-Strom--> R1200R mah
nossa non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 11-05-2007, 14:24   #4
aranbenjo
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L'avatar di aranbenjo
 
Registrato dal: 18 Jan 2006
ubicazione: Roma - Pescara
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ciao teo,
durante il ST07 abbiamo fatto tappa anche noi alle sacre pietre per un pranzo e in effetti le signora ci ha detto che qualche tempo prima era passato di lì un altro gruppo di motociclisti e che c'era uno di Qde

il posto in effetti è bellissimo e verdissimo e la strada per arrivare molto suggestiva e ovviamente abbiamo mangiato benissimo.....come dimostrano i 4kg che ho preso in 6 giorni


PS
anche noi pioggia tutti i giorni, ma ne è valsa sicuramente la pena
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R1100S '01 52K km

gli uomini si dividono in due categorie: chi controlla prima di sedersi....e chi si accorge che la carta igienica è finita quando ormai è troppo tardi
aranbenjo non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 12-05-2007, 19:24   #5
scooterista pentito
Mukkista
 
Registrato dal: 10 Mar 2006
ubicazione: Genova.........ora Milano.
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Gran bel racconto, tra l'altro scritto veramente bene, complimenti!! S.P
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R1200RT
EX KTM 990 SMT
EX R1150R nera sella beige
scooterista pentito non è in linea   Rispondi quotando
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