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Vecchio 11-03-2018, 14:24   #1
GS3NO
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predefinito al-Andalus | Quasi fuori rotta |

al-Andalus quasi fuori rotta.


Il casus belli.
Verso lo scadere del 2017 per ragioni personali mi sono dovuto recare per alcune volte alla biblioteca capitolare di Verona per effettuare delle ricerche di carattere storico. Al mio primo arrivo in questa cattedrale di sapere antico accanto al mio scrittoio era seduto un uomo sulla settantina surclassato da carte e alcuni volumi. Ricordo che mi stupii da quanto caos un uomo da solo riesca a generare; quindi mi sono messo di buona lena a cercare quello per cui venni. Solo che ero troppo incuriosito da questo soggetto - che talmente immerso nel proprio lavoro - non si era neppure accorto del mio arrivo e della mia presenza. In ogni modo dopo, un’oretta ho colto l’occasione di un suo allontanamento - forse per cause fisiologiche ma non ho preferito non verificare - per curiosare tra quell’assemblamento apparentemente causale di fogli e codici presenti sul suo scrittoio. Finalmente avevo evidenza pragmatica, concreta e visibile della definizione di Entropia per mescolamento come spiegato della meccanica statistica.
Ma questa non fu la vera sorpresa, Boltzmann è ben conosciuto, ciò che mi sorprese fu trovare una copia del Tahāfut al-falāsifa in di Al-Ghazali. Sul momento non saprei dire se ho provato più stupore o ripudio. In un certo senso, sapere che ne esiste una copia anche se tradotta è un bene e sono ben conscio che “La biblioteca è testimonianza della verità e dell'errore”, ma il Tahāfut al-falāsifa (L'incoerenza dei filosofi) è un libro che non è compatibile con la mia visione del mondo. Questa opera è stata scritta da un grande erudito nato a Tus, cresciuto culturalmente tra Gorgan e Nishapur e ha esercitato la professione di insegnante a Bagdad in un periodo in cui la grande apertura mentale della regione aveva generato la più bella e fiorente cultura scientifica, tecnologica e metafisica di tutto il medioevo dalla Cina all’Atlantico. In questo contesto di immensa crescita culturale, c’erano comunque persone che furono per diverse ragioni non affini ad un mondo aperto a nuove idee e iniziarono a considerare la Shari'a come l’unica e vera strada percorribile. Ora, se queste persone sono il califfo e il visir, il problema inizia a porsi. I due furono il visir selgiuchide Nizam al-Mulk e il califfo Kaim bi Emrillah che assieme coprivano il 99.9% del potere politico nel mondo centroasiatico. In ogni modo, sebbene potevano agire in modo brusco, proprio perché erano figli di una terra impregnata dal razionalismo, dalla libertà di idee, hanno iniziato ad aprire scuole e università per formare imam più austeri, devoti e fondamentalisti. Il loro progetto era quello di far fronte all’eccessiva fioriture di idee tramite idee diverse, combattere la guerra contro la filosofia e la scienza sul loro campo e di riportare tutto dentro i margini coranici. Per costruire una classe di intellettuali all’altezza hanno proprio chiamato Al-Ghazali, che progettò, seguì i lavori edili e alla fine condusse quella che sarebbe divenuta in pochi anni la più rilevante università religiosa del mondo. Questa facoltà funzionò molto bene al punto che in pochi anni il fondamentalismo si diffuse a macchia d’olio. In ogni modo quando i suoi due protettori passarono a miglior vita, il mondo di Al-Ghazali gli crollò addosso ed ebbe una crisi esistenziale profonda. Lasciò tutto e pellegrinò nei centri cardine dell’Islam e professò la corrente Sufi. Ed è proprio in questo periodo che scrisse il Tahāfut al-falāsifa che divenne uno delle pietre miliari del radicalismo religioso e si diffuse esclusivamente in tutto il mondo islamico. Il danno epistemologico fu immenso al punto che ancora oggi ne vediamo i risultati. Accanto al Tahāfut al-falāsifa c’era un’opera rara creduta perduta: Tahāfut al-tahāfut di Ibn Rušd noto in Europa come Averroè.
Questi nacque nel 1126 a Cordova, con il nome arabo di Abu I-Walid Muhammad Ibn Ahmad Muhammad Ibn Rush (che nel Medio Evo diventerà dapprima Aven Roshd e poi Averroes), in una famiglia di celebri giuristi appartenenti alla scuola malikita; sia suo padre che suo nonno sono stati autorità locali cui spetta il compito di amministrare la giustizia. Il percorso scolastico ed educativo di Averroè è classico: dopo aver studiato l'hadith, cioè i racconti tradizionali che vengono fatti risalire a Maometto, egli continua con la teologia e la giurisprudenza. Diventato giurista, medico e filosofo, viene nominato gadi, prima a Siviglia e in seguito a Cordova. Famosa resta la sua enciclopedia di medicina, ma tra i suoi scritti si ricordano anche diverse opere filosofiche e interessanti commenti sul pensiero aristotelico. Durante un viaggio a Marrakech, Ibn Rushd conobbe Ibn Tufail, medico del Califfo Yûssûf ibn Ya'qûb e questi lo incaricò di tradurre e commentare le opere di Aristotele in quanto lui era troppo vecchio per tale mansione. Ibn Rushd accettò e s'impegnò in un lavoro che durò più di 15 anni, e l'opera del grande filosofo greco fu interamente commentata. Alla morte del Califfo, Averroè mantenne un posto di primissimo piano come medico di corte e confidente del successore di quest'ultimo Ya'qûb detto al-Mansûr "Il Vittorioso" per la strepitosa vittoria di Alarcos del 1195 contro Alfonso VIII di Castiglia e i principi cristiani di Spagna sempre più minacciosi. Poi, nel corso dell'ondata di fanatismo religioso che alla fine del 1100 colpisce al-Andalus, improvvisamente cadde in disgrazia. Il sovrano lo esiliò e i discepoli lo rinnegano. I sovrani Almohadi cercavano sempre la compagnia dei "falâsifa" (i filosofi), li stimavano e non avevano mai manifestato ostilità fanatiche nei loro confronti. Se Ibn Rushd cadde ingiustamente in disgrazia, fu probabilmente a causa di circostanze forzate: le sue dottrine filosofiche centrate sul Tahāfut al-tahāfut dovevano indisporre non poco i teologi e i giuristi pedanti incapaci di interpretazione personale dei testi; ma questi esercitavano un grande ascendente sulle masse popolari e sull'esercito. Furono quindi ragioni di stato che obbligarono al-Mansûr ad allontanare Ibn Rushd anche perché la minima debolezza del sovrano sarebbe stata immediatamente sfruttata dai principi cristiani di Castiglia e León. Ritornata la calma al-Mansûr riabilitò Ibn Rushd che ritorno a Marrakech dove morì il 10 dicembre all'età di 72 anni. Le spoglie furono trasferite nella sua città natale Cordova.
In ogni modo, Averroè nel suo testo sosteneva invece la tesi esattamente opposta a quella di Al-Ghazali: egli sosteneva che la verità può essere raggiunta sia attraverso la religione rivelata sia attraverso la filosofia speculativa. Il Tahāfut al-falāsifa fu scritto tra il 1179 e il 1180, L’incoerenza dell’incoerenza dei filosofi presenta una demolizione serrata a tutte le argomentazioni del teologo persiano. Queste vengono prese in considerazione una a una e puntualmente confutate. Averroè dimostra la validità dei sillogismi apodittici rispetto a quelli dialettici impiegati dai teologi; la peculiarità- che però non l’ha salvato dall’esilio - è che le sue considerazioni non determinano un conflitto tra filosofia e religione. Volendo essere puntuali, tre temi essenziali vengono posti in esame:.il problema dell’eternità del mondo, 2. 2. le questioni dell’essenza di Dio e della sua conoscenza e 3. l’immortalità dell’anima e della resurrezione dei corpi.

Ormai il dado era tratto. Averroè nacque a Cordoba ed è l’unica città andalusa che non ho visitato, ho preso questo evento come un segno del destino di organizzare il viaggio nella Spagna profonda.

Riflessioni curiose.
1. Il ruolo andaluso nella disseminazione della cultura illuminista centroasiatica in Europa.
Una delle cose curiose è che Ibn Rušd era un aristotelico puro, ma non conosceva il greco. Lo studio del Maestro lo apprese grazie alle traduzione dal greco all’arabo fatte da cristiani siriaci e nestoriani fuggiti in Asia Centrali per le persecuzioni bizantine. Ma la cosa strabiliante è che i cristiani cattolici dell’Europa riscoprono Aristotele grazie al musulmano Averroè. CORTO-CIRCUITO… Ma mi chiedo: non avrebbero fatto prima i cristiani siriaci a tradurre in latino e spedire il tutto a Roma? Ovviamente scherzo, i siriaci erano pagati profumatamente nelle biblioteche di Bagdad e delle altre metropoli centroasiatiche. In ogni modo la riscoperta nel mediterraneo di Aristotele mette per un attimo a ferro e fuoco i puritani islamici e cristiani.
Ma questo è un punto essenziale. Durante l’alto medioevo (circa tra 800 e il 1200), il cuore pulsante dell’intellighenzia filosofica, medica, matematica, geografica, astronomica era distribuito a Bagdad, Merv, Balkh, Samarcanda, Bukhara e non il nordafrica o l’Europa. Queste branche del sapere fiorino molto prima della conquista araba della zona, culturalmente l’Asia Centrale era estremamente prolifica. In seguito alla conquista islamica, attorno al 750 d.C. gli intellettuali della regione iniziarono ad usare l’arabo come lingua ufficiale per le loro opere - un po’ come l’inglese - e la diffusione dei libri all’interno del mondo arabo fu velocissima. Nell’Andalusia araba arrivavano libri centroasiatici dove venivano studiati e commentati. Grazie a questo processo di “immediata” - per quanto questo termine sia ridicolo confrontato ad oggi ma vero se contestualizzato al momento storico - diffusione, figure di spicco come Averroè aveva accesso a informazioni scientifiche e culturali all’avanguardia, inimmaginabili per i contemporanei europei. Quest’ultimi, all’epoca, erano ancora “molto acerbi”; infatti negli anni successivi alla caduta dell’Impero d’occidente tutto il continente era pervaso dall’’instabilità politica, sociale e legislativa. Va da sé che in questo clima è impossibile che la cultura poliedrica possa fiorire in modo aperto e di conseguenza diffuso. Infatti la conservazione e la produzione culturale era concentrata in pochi punti di nicchia, principalmente monasteri, in cui venivano principalmente preservati i saperi classici. Non so se per puro caso o ci sia una ragione storica, ma nel momento in cui iniziò la decadenza del mondo illuministico centroasiatico la regione europea, grazie all’inizio della Riconquista e alla maggior stabilità socio-economica, venne pervasa dall’immensa mole di conoscenza “araba”. Ci fu una vera e propria infusione di conoscenze vastissime che portò all’esplosione di nuovi centri di studio: le università. Questa infusione fu grazie alle traduzioni di eruditi cristiani che a seguito della Riconquista avevano accesso alle biblioteche delle città spagnole stracolme di sapere nuovo. L’esito principale di questa opera di immissione di nuovi libri, nuove idee e nuove tecnologie fu la svolta verso il Basso Medioevo, il Rinascimento e l’Umanesimo.
Per un certo verso la culla della base culturale europea, la filosofia greca, è dovuta andare fino in centro Asia tramite i cristiani cacciati per eresia da Bisanzio per rientrarsene dall’Andalusia. Sebbene non sia d’accordo pienamente con quanto segue, non posso neppure discostarmi troppo; uno storico scrive: “gli arabi presero dai greci solo quello che ritenevano utile, senza tuttavia assimilarne lo spirito. La filosofia, per l’Islam, fu quindi semplicemente una “somma di conoscenze”, senza mai diventare un “problema”. In Occidente il confronto fu del tutto diverso. Davanti ad Aristotele, i teologi medievali - avvezzi ad una cultura che si riconosceva radicata nel pensiero greco - seppero interloquire con efficacia, arrivando a modificare e rinnovare la propria concezione del mondo e dello spirito.”

2. La rilevanza di Averroè nel mondo culturale europeo.

Inferno - Canto IV -
[...]
Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino,
Lucrezia, Iulia, Marzia e Corniglia;
e solo, in parte, vidi ’l Saladino.
[...]
Euclide geomètra e Tolomeo,
Ipocràte, Avicenna e Galieno,
Averoìs, che ’l gran comento feo.
[...]

Il Sommo Dante nella Commedia menziona solo 4 musulmani; Avicenna, Averroè e Saladino nel limbo mentre Maometto lo spedisce al 9° girone . Poi ci sarebbe da discutere della visione di Dante sul mondo musulmano; questa è una questione controversa e molto vasta ricca di ipotesi, di cui alcune sono forse fantasiose. Per lo scopo, diciamo brevemente che fu tra i primi a capire e diffondere l’importanza che la Riconquista stava avendo nel tessuto culturale di un’Europa. Nonostante ciò non fu un intellettuale contro la cultura islamica, anzi sono visibili influenze che hanno plasmato le sue opere.
Ibn Rušd fu anche rappresentato da Raffaello nella sua famosissima opera La Scuola di Atene. L’artista urbinese lo raffigura in basso a sinistra e lo si riconosce perché una figura col turbante. Fino qui nulla di strano, ma la cosa curiosa è che questo dipinto è al Vaticano… Meno prestigiosa ma altrettanto di rilievo invece è la posizione che Averroè assume con Umberto Eco nel romanzo il Nome della Rosa; Guglielmo da Baskerville lo cita spesso.

3. Predecessori culturali di Averroè
Oltre ad Aristotele, tra i più rilevanti predecessori di Ibn Rušd che ne hanno influenzato o stimolato il pensiero troviamo degli uomini di grosso spessore nel mondo islamico:
Al-Farabi (870-950) pensatore di origine turca i cui interessi intellettuali si intrecciano con una prassi di vita ascetica e mistica , nacque in Transoxiana e ricevette la sua formazione a Baghdad, dove studiò logica con il maestro cristiano Yuhanna ibn Haylan, e poi grammatica, scienze, diritto, esegesi, filosofia, musica, matematica. Interessato ai problemi linguistici e alla possibilità di creare un linguaggio universale, egli fu altresì conoscitore dell’arabo, del persiano e del turco. Una parte consistente della produzione di al-Farabi è dedicata al commento dell’opera aristotelica che costituisce una fonte importante del filosofo arabo, soprattutto per quanto concerne i suoi interessi di logica. Non è un caso che gli fu attribuito il soprannome di “maestro secondo”, dopo Aristotele. L’operazione di trasmissione della filosofia greca, cui al-Farabi dà un contributo rilevante, è arricchita da due testi che presentano l’opera dei massimi filosofi greci: Filosofia di Platone e Filosofia di Aristotele. Numerosi gli scritti di logica i cui temi principali riguardano i rapporti con la grammatica, e il sillogismo. Tra la logica e la metafisica si colloca il Libro delle lettere, dedicato alle categorie aristoteliche, dove troviamo un’analisi della nozione di “accidente” che introduce alla nota distinzione tra essenza ed esistenza (considerata come accidente dell’essenza), ripresa successivamente da Avicenna. Delle opere dedicate alla politica, di ispirazione platonica, ricordiamo La città perfetta. L’Epistola sui significati dell’intelletto e L’enumerazione delle scienze furono tradotte in latino. In quest’ultima (nota come De divisione scientiarum) viene presentato un curriculum degli studi che, sebbene ispirato alle fonti greche, include anche scienze islamiche quali il diritto e la teologia.
Avicenna (ibn Sina 980-1037) Fu filosofo e medico di grande rilievo nell’Islam medievale. I suoi interessi attraversano svariati campi del sapere filosofico (metafisica, cosmologia, logica, gnoseologia) e scientifico (medicina, matematica, mineralogia, musica, farmacologia) e si rivolgono altresì alla politica, alla poesia, alla mistica. Le sue opere più importanti, il Libro della guarigione e il Sistema della medicina furono note al medioevo latino dove influenzarono sia la metafisica scolastica, sia l’agostinismo, sia gli studi scientifici e farmacologici. Altra importante opera è il Libro degli accenni e degli avvertimenti, in cui Avicenna annuncia di occuparsi della sua "filosofia orientale", dopo aver esposto, chiarito e completato concetti di origine greca. La storiografia avicenniana si è interrogata sul senso di questa promessa non mantenuta, ritenendo generalmente che quella filosofia dovesse rappresentare un punto di vista più strettamente avicenniano rispetto alle fonti greche da lui utilizzate, oppure un tipo di conoscenza fondata sulla intuizione piuttosto che sul ragionamento discorsivo. Studi recenti hanno sottolineato tendenze ismailite del filosofo.
Al-Gazali (1057-111) nasce nel Khorasan in una famiglia di giuristi, riceve la sua formazione da maestri sufi e teologi ashariti. Ho già descritto prima Al-Gazali e di quanto danneggiò il pensiero della propria epoca e quello successivo fino ai giorni nostri; ma ha prodotto altro in linea col suo pensiero. Ne Il Libro di al-Mustazhiri (califfo abbaside) la critica di al-Gazali si rivolge agli ismalitii (corrente estrema dello sciismo: la tradizione esoterica islamica). Secondo il filosofo la loro pratica di esegesi allegorica del testo sacro (ta’wil) ha un fondamento arbitrario. Critiche sono rivolte anche ai materialisti, ai deisti, ai teisti a ai libertini. Di contenuto teologico è la Rivivificazione delle scienze religiose, dove troviamo, tra l’altro, una polemica anticristiana, incentrata sulla figura di Gesù: essa rappresenta un’importante testimonianza dei rapporti (critici ma al contempo di grande vicinanza) tra spiritualità musulmana e cristiana. Ricordiamo, infine, le opere di mistica: La nicchia delle luci, Epistola mistica, La rivelazione dei cuori, Le conoscenze razionali.

La Rotta

__________________
Un viaggio raccontato diventa la bussola per altri viaggiatori

Ultima modifica di GS3NO; 12-03-2018 a 13:35
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