Perplesso.
Sono rimasto perplesso, ma forse solo perchè mi aspettavo la storia girasse in un modo (e invece no) e perchè (come in altri libri dello stesso autore avevo visto il mio passato), in questo (o meglio, nel finale che avevo pensato ci fosse), avevo pensato di poter immaginare il mio futuro.
Comunque: un Mauro Corona (molto) addomesticato.
La storia di uno scrittore alla deriva che da Milano (sede dei suoi fallimenti) decide di andare a vivere in montagna per sperimentare una nuova vita.
La montagna qui è lo sfondo per vari personaggi che "fuggono" da cose diverse per cercare una nuova realtà.
La storia si svolge lì, ma avrebbe potuto essere ambientata dovunque e dovrei dunque capire se "montagna" per l'autore in questo caso sia un luogo "reale" o solo una sorta di chimera dell’altrove.
Un paio di frasi mi hanno colpito, tipo quelli che vanno in montagna inseguendo: "la ridicola utopia del vivi-nel-posto-che-ti-fa-felice", o "la montagna la pensi in un modo quando ci vivi, e in un altro quando ne stai lontano".
Perchè sarà anche vero che "ben più prezioso della vetta è il sentiero. Trova un senso in ogni passo", ma io penso sempre che un domani, se mi reggerà la pompa, vorrei finire a lavorare in un rifugio.
A voi semmai offrirò la grappa a fine pasto