REPORT VIAGGIO - parte 6 – PUNTATA FINALE
Rieccomi per l ‘ultima puntata.
Ci sarebbe da scrivere un report anche sulla sopravivvenza alle mangiate agostane con i parenti molisani .
Andare e tornare dall’Iran in moto è molto meno complicato.
Riprendo dalla interruzione precedente.
18° gg. - 14 maggio : Shushtar ---> Kermanshah - 499 km
Colazione e relax prima di ripartire. Moto rigorosamente parcheggiata nella corte interna dell’hotel.
Le cameriere ci salutano con il rito dell’acqua con petali di rosa, video qui
https://youtube.com/shorts/aTs51eta8oc
Siamo all’Afzal Traditional House,
https://goo.gl/maps/PKLordP8nwiTSKGH9. Non ai livelli dei precedenti ma se volete prenotare va sicuramente più che bene.
Lasciamo Shushtar, direzione nord verso il sito storico di Bisotun, a Kermanshah. Attraverseremo il Lorestan.
È una regione remota dell’Iran occidentale che Yavar mi aveva sconsigliato dal transitare così come il Kurdistan per supposti pericoli che fortunatamente non abbiamo mai percepito. Al contrario addentrarsi nei monti Zagros in queste zone, ci ha regalato la parte motociclistica più bella e come sempre siamo sempre stati più che benvenuti.
La freeway verso Khorramabad , capoluogo del Lorestan, è molto curvosa, con salite e gallerie ma ben asfaltata e quindi si possono scollare gli occhi dalla strada e godere dei paesaggi.
paesaggi nel Lorestan lungo la freeway
pelli di pecora
Gli immancabili e divertenti convegni motociclistici ad ogni sosta, con i più disparati personaggi che si improvvisano esperti di ogni cosa.
Questo signore, che ricordiamo con molto affetto, ci ha approcciato parlandoci in Italiano. Un evento unico. Ha vissuto per anni a Taranto come ufficiale di Marina dell’esercito Iraniano, ai tempi dello Scià, prima della rivoluzione islamica, quando il nostro esercito collaborava con quello Iraniano.
Parlare con noi e ricordare gli anni in Italia lo emoziona quasi alle lacrime. Sono situazioni in cui ci si vorrebbe fermare a parlare per ore ma purtroppo l’orologio ci costringe sempre a salutare inopportunamente.
Khorramabad meriterebbe una sosta per varie cose da vedere ed una diversa atmosfera da vivere ma il bilanciamento dei km delle tappe ci hanno fatto scegliere la sosta a Kermanshah dove si trovano altri due siti Unesco dell’Iran, Bisotun e Taq-e-Bostan , famosi per le sculture rupestri e bassorilievi di antichi persiani.
Come al solito Yavar esagera e ci prenota una notte nel bellissimo caravanserraglio proprio sotto le rocce di Bisotun. Siamo al Laleh Bisotun Hotel
https://goo.gl/maps/qr8T9wMGnrVxAj7QA
Sebbene preferisco posti wilde agli hotel mille stelle per turisti, non posso negare la bellezza magica di questo posto situato proprio sotto la parete rocciosa ove sono presenti le iscrizioni.
Al link gmaps sopra potete vedere altre mille foto per rendervi conto della bellezza del posto.
L’ ingresso e il parcheggio dentro l’hotel è un’altra perla. Pur di farmi parcheggiare la moto davanti alla stanza, mi fanno attraversare la lobby in moto. Da non credere…. guardatevi il video qui
https://youtu.be/O_wAk9ePXyE
Non siamo nel centro di una città, ma in mezzo al nulla ed il parcheggio esterno sarebbe più che sicuro eppure, per una qualche sorta di onoranza motociclistica, ancora una volta mi riservano questo trattamento speciale.
Il caravanserraglio, dista una quarantina di km dal centro di Kermanshah e per la prima volta decido di guidare di notte per raggiungere un ristorante consigliatomi.
Il traffico e l’asfalto si rivelano pericolosi e considerando le conseguenze di un qualsiasi problema, anche minimo, per quanto fosse buono il kebab, non credo di avere fatto bene.
Anche perché incappiamo nel solito inseguimento per farci foto e filmati , ma stavolta non ero in vena di convenevoli e, visto il traffico intenso della città, decido di adottare la tattica di seminare l‘auto infilandomi fra le code di macchine. Scelta molto infelice. Siamo in Iran e non in Europa e qui è di fatto legale fare qualsiasi cosa con un’auto.
Il matto, pur di raggiungermi, si infila fra le auto come Alberto Tomba fra i paletti con follie che stento a credere e mi costringe ad aumentare la velocita fin troppo, fra i buche e solchi improvvisi nell’asfalto e le auto impaccate.
L’ingarellamento era partito e a quel punto, da vero caprone molisano, non potevo dargliela vinta manco morto. Se ripenso ai numeri fra le auto e a dove mi trovavo, non posso che darmi della testa di cazzo per il rischio inutilmente corso.
Quando ormai non me lo vedo più nello specchietto, penso di averla avuta vinta e invece…..
Lui conosce Kermanshah meglio di me ed evidentemente sa dove, da turista, sarei andato a parare.
Ed infatti, mentre oramai cazzeggio in moto tranquillo nella zona dei ristoranti, intorno all’ ingresso di Taq-El-Bostan, chi mi ti vedo che mi aspetta in mezzo alla strada ?
NON CI POSSO CREDERE. Non ha rinunciato e mi ha fatto la posta ed aspettato immaginando che prima o poi sarei passato da li. Capisco che non ho scampo e mi fermo. Ma la cosa più sorprendente è che non si tratta di un aspirante Toretto di 25 anni con il Nitrox in macchina. E’ un padre di famiglia di oltre 60 anni, con tutta la famigliola in auto che ha rischiato di uccidere pur di poterci raggiungere, solamente per parlare con noi, farci qualche foto, chiederci della moto e del viaggio e di potere vedere le banconote dell’Euro. Esterrefatti, ci sottoponiamo al rito.
Lungo pippone per trasmettervi un contesto che neppure lontanamente avrei potuto immaginare e farvi capire quanto per loro sia importante la nostra presenza, suggerendovi di rinunciare a seminarli ma di dedicargli quei 5 minuti per farli felici ed evitare incidenti.
Non ho fatto foto perché nel profondo ero stupidamente irritato per avere perso il battle race ma ancora una volta ho sbagliato perché avrei immortalato un episodio molto significativo e persone che, in qualche modo a noi incomprensibile, vedevano in noi qualcosa di importante e che ora vorrei ricordare nei loro volti.
Perlomeno il kebab era molto buono.
Per i cultori di masterchef, trattasi di Dande Kebab, a base di agnello macinato e spezie varie , tipico di questa zona dell’ Iran.
19° gg. - 15 Maggio: Kermanshah ---> Bolbar - 253 km
Al mattino, visitiamo il sito archeologico di Bisotun. Basta uscire a piedi dall’hotel e si entra subito nel parco archeologico. E’ famoso per le iscrizioni rupestri risalenti al 500 a.c. , regno di Dario 1°, alcune delle quali , multilingue, hanno permesso la comprensione della lingua persiana cuneiforme.
E’ inutile che mi finga storico che non lo sono. Su Wikipedia trovate tutto .
Inoltre, molto famoso, il bassorilievo che abbiamo potuto vedere solo nel seguente pannello descrittivo
Quello vero è altissimo sulla parete verticale della montagna, sepolto di impalcature ed irraggiungibile. Questa foto l’ho fatta tirando lo zoom al massimo .
Per quanto ci riguarda, ha sicuramente senso pernottare a Bisotun per il caravanserraglio e per la magia del luogo. Non essendo un aspirante Indiana Jones, il sito archeologico è bocciato. Per i soliti 2 euro e per la distanza dall’hotel, certamente entrate. Il parco archeologico è ben tenuto ma vedrete solo 4 sassi in croce. So che in Qde ci sono molti storici Indiana Jones che si farebbero tagliare un braccio per vedere queste cose. Non me ne vogliate ma io al massimo sacrificherei un taglio di unghie.
Detto questo, decidiamo di non fare il bis con l’altro sito Unesco, Taq-El-Bostani e conserviamo il tempo per raggiungere una meta molto più ambita.
Il villaggio di Bolbar fra le montagne del Kurdistan. Non lo troverete in nessun sito web o guide dell’ iran .
Cazzeggiando su instagram mi sono casualmente imbattuto nel Bomgardi Ecolodge
https://goo.gl/maps/LrgHSRywzkwmKHH99 o
https://www.instagram.com/bomgardi_b...dium=copy_link .
Guardatevi un po’ di foto sul link instagram e capirete subito perché viene voglia di andarci.
Infatti ne è valsa totalmente la pena al punto che mi sento di raccomandarvelo come miglior posto, motociclisticamente parlando , di tutto il nostro tour iraniano, assieme al deserto .
Ma andiamo per gradi.
Intanto ci si addentra completamente nei monti Zagros e si ha un completo cambio di scenario
I paesaggi montani, gli altipiani di pascoli verdi, le montagne innevate, i passi ad alta quota, i fiumi nelle gole, i villaggi remoti, lo sconfinato nulla. Tutto un altro scenario rispetto alle meraviglie storiche ed architetturali delle varie città visitate.
È qui che abbiamo trovato l’essenza del viaggio fatto con una moto ed è qui che più abbiamo goduto ad averla sotto il culo. Se tornassi in Iran, oltre al deserto, è qui in mezzo che vorrei perdermi per molti giorni.
La popolazione e la lingua sono curdi, del tutto differenti dai volti di Teheran o Esfahan.
Il confine iracheno è molto vicino e si percepisce una diversa situazione. Il turismo estero qui non esiste proprio. Siamo fuori da tutti i tour classici per occidentali.
Ad un posto di blocco militare, ci fermano facendoci scendere dalla moto ed insolitamente invitandoci ad entrare in un ufficio. Nessuno ci sorride. Non nascondo che la domanda se ne saremmo tornati fuori mi si aggira per un istante nella capa ma resto tranquillo perché so che non abbiamo proprio nulla per cui farli irritare. Tranne Emanuela che si dimentica di coprirsi il capelli dopo essersi tolta il casco e viene redarguita con un tono deciso.
E’ subito chiaro che questa volta non sono attratti dalla moto ma vogliono effettivamente sapere chi siamo, di cosa ci occupiamo e cosa ci stiamo a fare noi lì in mezzo al buco del c..o dell’Iran dove transitano solo locali o trafficanti vari verso il confine irakeno.
Un giovane ufficiale parla bene inglese e non ci vuole molto a chiarirsi. Ancora una volta le mille foto sul mio cellulare aiutano a dimostrare quanto diciamo ed anche loro diventano molto cordiali. Anche questo contribuisce a farci capire che siamo in un altro Iran che, per quanto sia un unico stato, in realtà è quasi un continente con etnie e situazioni e climi estremamente differenti.
Proseguiamo verso le montagne e saliamo progressivamente vistando villaggi kurdi ed incantandoci fra i meravigliosi panorami
La strada sale sempre più di quota fra le montagne verso Bolbar. Oramai siamo oltre 2000 mt.
E verso sera vediamo finalmente il villaggio in fondo a una serie di tornanti stretti tipo piccolo Stelvio.
La stanza al Bomgardi Ecolodge è spartana, ma di grande fascino, con tappeti persiani su cui dormire ed una bellissima vista sulla valle e sul villaggio.
Video dalla terrazza delle camere del Bomgardi ecolodge su Bolbar e sulla valle :
https://youtube.com/shorts/BUmHtaOO5uU
Sulla terrazza ristorante ci sono un gruppo di ragazzi di Teheran che ci invitano subito a bere alcol e fumare essenze varie
…
Sono tutti molto allegri e il velo per le donne non esiste proprio. La differenze con noi occidentali è davvero minima.
A cena continuiamo a bere a fumare fra musica e danze tipiche curde , video
https://youtube.com/shorts/65fnqLFdy7I
Gran bel posto, gran bella serata, persone ospitali e finalmente una bellissima e vera giornata di moto.
20° gg. - 16 maggio: Bolbar - Tabriz ---> 512 km
Siamo agli sgoccioli. Oggi tappa destinazione Tabriz per assalto finale al confine in uscita.
Salutiamo con vero malincuore i ragazzi del lodge e risaliamo nuovamente i tornanti del piccolo Stelvio. Questa volta, invece che ridiscendere verso il nostro tragitto, la vista dei tornanti a muraglioni sopra le nostre teste invogliano troppo. Esco dalla traccia del Garmin e saliamo ancora più su, per vedere dove si arriva.
Passiamo una postazione di militari che si limitano a salutarci.
La salita ed i tornanti ripidi ed innevati sono un totale godimento motociclistico e panoramico che potete apprezzare nel video
https://youtu.be/WgXLpSCwBgY
La strada ci porta ad un passo montano a 2600 mt di quota
https://goo.gl/maps/hvqb9XUEeLivv4i86 . Dovrebbe chiamarsi Tah_Tah pass ma non ne sono certo.
Posto surreale, imperdibile se sarete in zona. L’ altro lato ci offre una vista sconfinata sull’ Iraq. Si potrebbe scendere ma abbiamo una meta diversa.
Ed ancora altre sorprese . Sul passo vediamo vari personaggi carichi di immensi pacchi sulla schiena. correre verso automobili in attesa. Ci accorgiamo che provengono dal versante iracheno, non dalla strada ma risalendo le ripide rocce della montagna, come stambecchi.
Si parlano fra di loro con radioline ed è evidente che sta avvenendo qualcosa di strano ed illegale.
È probabile che si trattasse di contrabbando di sigarette o chissà cosa. Siamo impressionati da come arrampicano le rocce verticali calzando semplici pantofole.
La scena in questo video tutto da vedere
https://youtu.be/a2HjqMz6_rY
Apparentemente non siamo un loro problema e ci passano di fianco. Vedo fin dove posso tirare la corda e chiedo di scattarci alcune foto. Con la solita gentilezza, anche loro si prestano a farlo.
Rivolgiamo una domanda ad alcune donne presenti li sul passo, ma ci accorgiamo che stanno piangendo mentre guardano i contrabbandieri e l’Iraq in lontananza. Impossibile sapere cosa passa nelle loro menti ma dagli occhi emerge la tragedia umana che si è svolta nella terra davanti a noi.
Rimaniamo alcuni minuti a guardare l’Iraq, in silenzio, con un contrasto di emozioni. Poi, fra mille pensieri, giriamo la moto verso la nostra vita fortunata, così immensamente diversa dalla vita di tutte quelle persone.
Ancora tanta strada fra le montagne Zagros e come il giorno prima riattraversiamo valli con bellissimi paesaggi.
In questi luoghi remoti l’uomo ha modificato poco o nulla e questo si percepisce ovunque ci si guardi intorno.
E si può guidare completamente soli per molti molti km in un’estasi motociclistica e panoramica.
La sera arriviamo a Tabriz. Vorremmo vedere il famoso bazar, manco a dirlo patrimonio UNESCO, ma orami è tardi ed è già chiuso.
Il centro di Tabriz è davvero una città moderna. Inutile parlarne. Niente a che vedere con l’Iran degli ultimi giorni. Ci aiuta a riabituarci all’ atmosfera di casa.
21° gg. - 17 Maggio: Tabriz - Erzurum ---> 585 km
Oggi lasciamo l’Iran e finisce questa bellissima avventura. A 300 km ci attende di nuovo il circo della dogana di Bazargan che raggiungiamo verso mezzogiorno.
Per la prima volta vediamo il monte Ararat splendere alla nostra destra e al suo fianco scorgiamo un suo fratellino più piccolo che non sapevamo ci fosse perché da Dogubeyazid non si vede.
Davanti agli uffici ritroviamo ancora il fixer dell’arrivo e siccome me l’ero cavata con 10 euro, mi affido di nuovo a lui.
Ci accompagna a timbrare il passaporto in uscita e ci ritroviamo dietro alla solita fila dei dannati (vedi primo post). Parte subito un violento alterco fra loro ed il nostro fixer che intende farci saltare tutta la fila.
Non ho alcuna idea di quali argomenti abbia usato per minacciarli ma li zittisce e ci fa passare davanti a tutti.
Nel mentre osserviamo il doganiere che timbra i passaporti dei dannati e letteralmente glieli scaglia fuori dal vetro con totale disprezzo. Poi tocca noi. Con il mio passaporto in mano osserva a lungo il computer (forse perché ho molti ingressi precedenti in Iran ) assieme ad un ufficiale di grado superiore e me lo rende porgendomelo a due mani tesi, con uno stridente gesto di rispetto che stupisce anche me visto i lanci precedenti.
Poi tocca a Emanuela ma il suo passaporto viene timbrato e scagliato fuori come quello dei dannati. Se non lo afferri al volo poi te lo vai a raccogliere in terra a 3 metri dal vetro. Lei avrebbe voluto ucciderlo ma ovviamente non è opportuno discutere. Io rido in sordina evitando di farmi scorgere. Fortunatamente ci sono posti in cui noi uomini contiamo ancora qualcosa.
Mi restituiscono anche il carnet de passage, ben timbrato in uscita ed è tutto finito in meno di un’ora.
Il fixer chiede 50 euro. Solita estenuante trattativa e chiudiamo con 15 euro per la gentile concessione di Emanuela che si lascia intenerire.
Due secondi dopo siamo di nuovo davanti alle colonne di Ercole.
Il cancello si apre e siamo in Turchia .
Da qui in poi, come dice Califano “…tutto il resto è noia..”
7 giorni e 3500km dopo, siamo di nuovo a casa.
CONCLUSIONI
Conosciamo tutti il mal d’Africa ma ora noi stiamo soffrendo di mal d’Iran.
Una nazione piena di luoghi, situazioni, cibi, paesaggi, storia, arte meravigliosi.
Ma soprattutto abitata da un popolo straordinario che è risultato essere la vera scoperta, inaspettata, che ha aggiunto tanto, ma davvero tanto, a tutto quello che l’Iran ci ha regalato e dal quale abbiamo ricevuto di gran lunga di più di quello che abbiamo dato.
Spero di avervi trasmesso una parte di queste emozioni con l‘auspicio che alcuni o molti di voi decidano di intraprendere questo bellissimo viaggio contribuendo come me, seppure microscopicamente, a sfatare il luogo comune dell’Iran demoniaco e a ridurre l’isolamento insensato a cui è sottoposto questo popolo.
Infine voglio ufficialmente ringraziare la mia infallibile r1200GS.
Partita con la veneranda cifra di 133mila km sulla schiena, se ne è bevuti altri 12mila km senza un lamento, chiedendo solo un piccolo rabbocco di olio motore e una lampadina H7 bruciata.
Ma soprattutto voglio ringraziare la mia fantastica compagna che ha condiviso con me questa avventura
.
La paura della moto, gli infiniti km, il terrificante Iran, il velo sulla testa, un bagaglio di pochi cm3 con pochi vestiti accollati, pochi trucchi, niente tacchi, ragni e insetti vari, le turche dei benzinai iraniani ….
Una sola di queste cose terrificanti farebbe desistere 90 donne su 100, figuriamoci tutte insieme.
Anche per questo penso di avere avuto un gran culo e speriamo che duri.
FINE