11/08/2010 Reipa – Levanger (584 km)
Nulla da fare. Al risveglio, le condizioni meteo sono le stesse di ieri sera. Fa freddo ed è umido.
Proseguiamo sulla RV17. La strada è bella e qualche scorcio dove il fiordo si apre è incantevole. Una schiarita ci fa intravedere per un attimo il fronte del ghiacciaio Svartisen in lontananza, ma rapidamente si chiude.
Sul ferry boat, il primo della giornata, decidiamo di non attardarci sulla 17. A Sjoneidet la abbandoniamo e ci dirigiamo a Mo I Rana dove riprendiamo la E6 verso Trondheim. Lontano dalla costa le nubi si sono dissolte e la vista del fiordo di Mo I Rana, che costeggiamo, è notevole.
La E6 è bellissima, seppure con qualche rallentamento di troppo. Il fiume scintillante, ora rapido ed ora fermo come un lago; il cielo azzurro e le nuvole gonfie che si riflettono perfettamente negli innumerevoli specchi d’acqua che incontriamo; boschi di conifere scure; prati verdi rasati perfettamente; campi profumati di orzo maturo; piccole coltivazioni di frutta. In poche ore passiamo dal clima artico a quello alpino. Fattorie scure con il tetto ricoperto di zolle erbose e gli infissi bianchi. La strada, quasi sempre in ottime condizioni, è divertentissima: lunghi saliscendi rettilinei si alternano ad ampie curve da pennellare in piega. Il traffico è scarso, tranne in un punto in cui un’autocisterna forma una lunga coda che va avanti per una mezz’ora.
Mosjoen, Grong, Steinkjer. Vorremmo arrivare a Trondheim, ma un giro di telefonate ci avverte che non sarebbe semplice trovare una sistemazione in città. Ci fermiamo quindi a Levanger in un albergo confortevole, ma troppo caro.
12/08/2010 Levanger – Bud (348 km)
Ci dirigiamo a Trondheim dove visitiamo la cattedrale e facciamo un giretto nelle vie del centro. Entro nella biblioteca pubblica per usare la connessione internet e l’ambiente è vivace, funzionale e allo stesso tempo informale; molti i punti di assistenza. La caffetteria è un ambiente arredato come una vecchia taverna con le candele accese sui tavolini di pino grezzo. Insomma, questa “Biblioteket” ha un’aria sicuramente più amichevole di quelle che troviamo nelle nostre città.
Usciamo dalla città sulla E39 e ci dirigiamo a Kristiansund, dove purtroppo non ci è possibile arrivare in centro che è bloccato da una manifestazione sportiva. Proseguiamo sulla 64 imboccando il tunnel atlantico e attraversiamo interamente l’isola di Averøy per giungere all’Atlantic Road, il corto e spettacolare insieme di ponti costruito collegando isolette e scogli. La luce è drammatica: dietro e sopra di noi si affollano nuvoloni neri e pesanti, mentre davanti, ad ovest, una striscia di luce gialla bassa e radente accende il mare.
Voltiamo le motociclette per rifare il percorso almeno un’altra volta. Proseguiamo poi sulla strada costiera verso Bud che, se non è spettacolare come la strada atlantica, è comunque molto bella ed aperta sul Mar di Norvegia verso l’Islanda.
A Bud ci attende una bella e spaziosa hytte.
13/08/2010 Bud – Geiranger (208 km)
Da Bud percorriamo la 664 su un tratto di costa ancora delizioso e poi all’interno. Seguendo un gruppo di ragazzini norvegesi in motorino e attrezzati per il campeggio, poco prima di Molde evitiamo un tunnel a pagamento e facciamo una strada di montagna poco più lunga e sicuramente più divertente.
La 64 ci conduce ad Andalsness e poi verso la Trollstigen, la strada dei Trolls. Il cielo è coperto, ma la visibilità è buona fino a poco prima del passo. Soffriamo un po’ il traffico a cui non siamo più abituati da giorni, sebbene non si possa dire particolarmente intenso; sui nostri passi alpini d’estate è ben peggio. La strada è bella ed ardita, anche se breve e, se la visibilità fosse buona, il colpo d’occhio dal passo verso Andalsness sarebbe impressionante, ma purtroppo non è così.
Al punto di sosta, intermezzo esilarante con un gruppo di giapponesi entusiasti che, prima timidamente e poi in modo sempre più sfrontato, si fanno scattare decine di foto appoggiati e seduti sulle nostre moto.
Appena ripartiti, troviamo la solitudine e l’ambiente maestoso di una lunga valle di origine glaciale con le cime scintillanti di neve. La strada sembra una pista di sci e mi faccio un po’ prendere la mano nella discesa. Poco prima di Valldal, ci fermiamo ad un chiosco a forma di fragola in cui un ragazzino vende… fragole e ce le mangiamo così, al naturale, in piedi. Squisite e profumatissime, come da noi non si trovano più.
La strada ora incrocia fattorie ordinatissime che producono ed esibiscono frutti stupendi: fragole, lamponi, ciliegie, in piena maturazione ora, ad Agosto.
A Valldal non prendiamo il ferry boat che ci porterebbe a Eidsdal e a Geiranger per la strada più breve, ma dirigiamo verso Stranda e da lì a Hellesylt da dove il traghetto percorre tutto il Geirangerfjord. La traversata dura un’ora ed il fiordo è grandioso: l’acqua verde bottiglia, le pareti rocciose intervallate da vallette verdi che scendono a precipizio, i fiocchi di foschia, le imponenti cascate d’acqua e le fattorie sparse ora abbandonate, formano uno scenario senza tempo.
A Geiranger, dopo qualche difficoltà, troviamo una hytte un po’ trasandata, ma in riva al fiordo. Cena in un caffè vicino con polpette norvegesi, patate, cappuccio rosso, piselli e pasta. Contorno di una buona birra e torta di rabarbaro con crema di vaniglia per dessert.
14/08/2010 Geiranger – Sogndal (291 km)
Ci allontaniamo dal paese sul presto mentre i torpedoni di turisti si stanno svegliando e le strade odorano di bacon e uova fritte. La 63 si alza a stretti tornanti per raggiungere la sommità del circo glaciale che incombe sul fiordo scuro e scendere sull’altro lato in una valle occupata da un bel lago blu. Da lì si diparte lo sterrato per il Monte Dalsnibba e siamo i primi a percorrerlo. Dalla cima il panorama è grandioso sulla valle di Geiranger e sui ghiacciai del Glomsdalen. Scendiamo con attenzione lo sterrato che non presenta nessuna difficoltà e proseguiamo fino a Langevatn dove ci separiamo da Roberto e Lorenza: loro proseguono diritti per Lom, mentre noi deviamo verso Stryn per raggiungere l’inizio della strada 258 che un amico mi ha suggerito di percorrere. Ci ritroveremo a Lom dopo qualche ora.
I pochi chilometri della strada 15 sono quasi tutti in galleria e danno modo a Maria Grazia di ironizzare sulla panoramicità del percorso.
La 258 è una stradina stretta che nei primi chilometri si inerpica con stretti e fitti tornanti fino alla sommità della valle e scende sull’altro versante con uno sterrato ben battuto accompagnato da una serie di laghi glaciali opalescenti che digradano progressivamente fino a reincontrare la valle principale a Grotli in corrispondenza di un grande lago. Il sole ci sorride e siamo praticamente soli. Sulla destra e sulla sinistra, i ghiacciai luccicano in alto e l’acqua scende copiosa in mille rivoli e cascate di tutte le dimensioni. La strada battuta è liscia come un biliardo e si vede lontano lontano come se si cavalcasse una nuvola. Incontriamo due camper e una coppia di motociclisti italiani che è naturale salutare.
Raggiungiamo Lom sulla 15 che abbiamo ripreso a Grotli e lì ci fermiamo a visitare la “stavkirke”. Impressionanti i draghi che ornano il tetto.
Splende un sole veramente caldo quando imbocchiamo la 55 che attraversa in quota il Parco Nazionale dello Jothunheimen con bellissima vista sui ghiacciai e scende fino al Sognefjord. Su questa strada le sensazioni sono così tante e così varie che non è possibile ricordarle tutte e nemmeno goderle tutte in una volta sola.
A Skjolden abbandoniamo la 55 per imboccare una stradina stretta che corre sul fianco della montagna e conduce a Ornes dove visitiamo un’altra “stavkirke”, quella di Urnes, ornata da portali in legno finemente decorati con motivi vichinghi. La nostra memoria è satura e non può reggere altro.
Il ferry boat ci porta sull’altro lato del fiordo e scendiamo a Sogndal dove troviamo una hytte per la notte.