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Vecchio 24-06-2010, 14:54   #1
mangiafuoco
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mi sa che i soldi del petrolio se li spendono tutti i marmo, statue e decorazioni..
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Vecchio 28-06-2010, 22:46   #2
gspollo
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Mercoledi 12 maggio 2010 – Ashgabat – Kunya Urgench – 491km



Senza tanto dispiacere lasciamo Ashgabat, la capitale del Turkmenistan, con qualche difficoltà di orientamento, visto che in città non esistono cartelli che indicano la direzione da prendere. Questa è la porta nord della città, altrettanto mastodontica come quella che abbiamo varcato due giorni fa a sud.



Oggi ci aspetta la prima vera tappa desertica, sappiamo che lungo il percorso per Darvaza ci dovrebbero essere dei distributori di carburante, ma proprio quel “dovrebbero” non ci piace e così, prima di addentrarci nel deserto del Karakoum, riempiamo ben bene i serbatoi e la tanichetta supplementare da 5 litri.
Comincia così il deserto dove gli unici segni della presenza umana sono la strada che rimane asfaltata e in discrete condizioni e la ferrovia di fianco. Ogni tanto lungo la ferrovia ci sono delle stazioncine che possono essere usate come ricovero di fortuna in caso di necessità



Dopo circa 100km troviamo il primo distributore di benzina, presso il villaggio di Bahardok



dove ci fermiamo oltre che per fare il pieno alle mukke, anche per fare il pieno d'acqua a noi stessi: la temperatura infatti è molto calda e abbiamo bisogno di bere molto. Scambiamo anche qualche parola o meglio qualche gesto coi benzinai, sotto una provvidenziale tettoia che ripara da un sole implacabile.



Ovviamente, come tutti i deserti che si rispettino, non mancano i cammelli...



Dopo altri 70km arriviamo al secondo rifornimento. Serve uscire dalla strada principale e dirigersi verso il villaggio, fatto il pieno raggiungiamo il "centro" del villaggio di Jerbent



per cercare qualcosa da mettere sotto i denti, ma soprattutto qualcosa di fresco da bere. Ci viene indicato questo negozio di alimentari ma apre nel tardo pomeriggio



per cui nisba, ci tocca bere l'acqua che ci portiamo appresso, ad una temperatura con cui ci si potrebbe fare il te o cuocere la pasta. Vabbè, dicono che l'acqua calda disseta più dell'acqua fresca, illudiamoci che sia così!! Intanto non posso fare a meno di riprendere queste due splendide ragazzine



Finalmente nel primo pomeriggio arriviamo a Darvaza. Detto così sembra una località qualunque, in realtà è il nulla! Mi spiego meglio: Darvaza era un villaggio in pieno deserto che poichè non è stato di gradimento all'ex presidente Niyazov durante una sua visita in passato, è stato completamente raso al suolo... e in tempi abbastanza recenti, tant'è che sulle carte geografiche è ancora riportato. Darvaza ai giorni nostri è una meta turistica perchè nelle vicinanze ci sono quelli che sono noti come crateri di fuoco, risultato di alcuni esperimenti di trivellazione dell'epoca sovietica negli anni '50 per la ricerca di gas metano e poi incendiati, per cui da alcuni decenni sono accesi e soprattutto di notte creano un effetto di luce molto suggestivo. Anche noi avevamo programmato di piazzare le tende e passare qui la notte per godere dello spettacolo dei crateri, sulla scorta di quanto appreso dai report di quelli che già ci sono stati in passato, secondo i quali c'era una specie di casello con due custodi a cui avremmo affidato le moto in custodia per la notte mentre noi si andava a piedi nel deserto a visitare i crateri (circa 8 km a piedi, tra andare e tornare). Il casello però noi lo abbiamo trovato così,





abbattuto ed anche di recente. Non ce la siamo sentita di lasciare le moto incustodite tutta la notte, e quindi non abbiamo potuto vedere questo spettacolo della natura, che si trova oltre queste dune sabbiose



Decidiamo quindi di proseguire verso nord, almeno è tutta strada guadagnata. Dopo circa 10 km incrociamo altri due motociclisti che provengono in senso opposto, meraviglia e fermata d'obbligo: sono due ragazzi francesi



che più o meno stanno facendo il nostro stesso giro in senso opposto, ci scambiamo le rispettive impressioni di viaggio, facciamo quattro chiacchiere e poi si ritorna in sella, ognuno per la propria strada...
La strada e il paesaggio diventano monotoni, km e km di roba fatta così



Ad un certo punto il deserto diventa verde di colpo, cominciano a vedersi le prime coltivazioni e i canali di irrigazione, segno che ci stiamo avvicinando a zone abitate, e infatti, di lì a poco troviamo il terzo distributore di benzina. E' già pomeriggio inoltrato, è ora di cercare una sistemazione per passare la notte. Ci fermiamo ad un bivio dove si trova una specie di bar-locanda-fattoria; il posto non è male per mettere le tende, entriamo e ordiniamo quello che stanno mangiando tutti: il fitchi una sorta di torta di pasta brisè con dentro un ripieno di carne.



Qui oltre ai coltelli, si è perso l'uso anche della forchetta, così ci rimane solo il cucchiaio...comunque la tortina è ottima e in un attimo sbafiamo tutto. Nel frattempo chiediamo a gesti al proprietario Achmet se possiamo fermarci lì per la notte, nel retro del cortile c'è spazio per le tende. Lui però ci offre di dormire nella soffitta in cima a questa scala, dove dorme anche lui.



L'interno si presenta così



con l'immancabile "uomo d'oro" (nell'angolo, in disparte, però!)



Accettiamo di buon grado l'ospitalità e nel frattempo conosciamo tutta la famiglia





Più tardi scendiamo nel locale e con sorpresa scopriamo che ci ha preparato una vera e propria cena turkmena per noi, con tanto di zuppa e piatto forte locale, il dograma una sorta di carne bollita con un contorno di pasta e cipolle, buono. Achmet si siede con noi e si mangia tutti assieme dallo stesso piatto.



Peccato che non si riesca minimamente a comunicare, Achmet non parla e non capisce neanche una parola di inglese, però è bello ugualmente, anche qui il senso di ospitalità è molto spiccato tra la gente.
Poco dopo noi andiamo a nanna, Achmet arriverà molto più tardi e forse un po' ubriaco, passa almeno mezz'ora al telefonino poi cadrà in un sonno di sasso tanto che all'indomani mattina noi andiamo avanti e indietro dalla stanza per caricare le moto, lo vengono pure a cercare i famigliari, ma non si sveglia. Ci spiace andarcene via senza salutarlo, chiediamo ad una delle ragazze che gestiscono la locanda quanto dobbiamo pagare per la notte ma ci dice che va bene così. Noi ringraziamo e cominciamo un'altra giornata in sella.
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Vecchio 29-06-2010, 18:44   #3
DIELLE
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mi hai riportato indietro ad un sacco di ricordi(in Turkmenistan(Aschgabad) ci ho abitato 2 anni (dal 2000 al 2002) e...hai fatto un resoconto perfetto(anche se sul paese ci sarebbe da scrivere un libro,o meglio sulle totali follie "vissute"...)

E se avessi immaginato che qualcuno ci andava in moto magari...

Gran bel viaggio e complimenti.
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Vecchio 29-06-2010, 20:35   #4
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Cavolo, due anni in Turkmenistan, immagino per lavoro . In effetti mi sarebbe piaciuto approfondire di più la conoscenza del Turkmenistan, è un paese che mi attira molto da un punto di vista sociale, è strano ! Oltre che, secondo me e per quanto ho visto finora in giro, ci sono le donne tra le più belle del mondo, nei loro costumi tradizionali e col loro portamento... sembrano tutte modelle!
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Vecchio 29-06-2010, 22:55   #5
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Giovedi 13 maggio 2010 - Kunya Urgench (TM) - Khiva (UZ) - 346km



La strada dalla locanda dove abbiamo dormito fino al confine con l'Uzbekistan è in condizioni pietose, è asfaltata ma è abbastanza stretta e piena di buche, non si riesce ad andare ad una velocità superiore ai 60/70 km/h. Passiamo Kunya Urgench dove sulla strada si trova il bel mausoleo di Turabeg Khanym del XII secolo



e dopo poche decine di chilometri arriviamo alla frontiera. Operazioni doganali di uscita dal Turkmenistan velocissime, non altrettanto si può dire per l'ingresso in Uzbekistan. Qui stiamo fermi praticamente più di tre ore nonostante il traffico di transito sia inesistente, solo noi, due tir e un pedone. Evidentemente l'attesa è funzionale ad una richiesta di "mance" per velocizzare il tutto, i doganieri comunque non ne fanno mai richiesta esplicita ma questa cosa diventa palese quando al momento del controllo bagagli a me fanno aprire addirittura la borsetta dei medicinali che mi porto dietro e controllano ad uno ad uno su una lista che hanno in mano se c'è qualcosa che non può entrare. Ovviamente non trovano nulla, più che aspirine, tachipirina e dissenten non ho; alla fine si stufano prima loro di noi e ci danno il via libera, non prima però di informarci che la dogana di uscita dall'Uzbekistan di Chernyaevka poco a nord di Tashkent sulla strada per Shymkent non è aperta al transito e quindi per entrare in Kazakstan dobbiamo passare dalla dogana di Yallama, nei pressi di Chinaz, che si trova circa 60 km prima di Tashkent. Bene, ringraziamo dell'informazione e via, Khiva ci aspetta. Percorriamo la strada A380 e cioè l'antica via della seta che passa attraverso compi coltivati e filari di gelsi fino a Biruni dove sulla carta ci deve essere la svolta a destra per Urgench e Khiva. Ovviamente lo svincolo non è segnalato, così lo perdiamo e andiamo oltre; ci accorgiamo dell'errore e ci tocca ritornare sui nostri passi per una ventina di chilometri, chiediamo informazioni sul posto e alla fine troviamo la strada giusta. Intanto è ora di riempire i serbatoi, e qui cominciano i problemi che mai avremmo immaginato di trovare. Si fa fatica a trovare benzina. La cosa strana è che i distributori e le stazioni di servizio ci sono e sono anche numerosi, il problema è che o sono chiusi o non hanno la benzina o non te la vogliono vendere, un mistero che non siamo riusciti a capire; alla richiesta di spiegazione del perchè di questa mancanza di disponibilità di benzina tutti ci hanno risposto che non è vero che il problema sussiste. Boh, sarà forse una manovra politica, visto che si sta rapidamente espandendo l'uso del gas per autotrazione al posto della benzina, e vogliono spingere su questo tipo di carburante... però di automobili e mezzi a benzina ce ne sono ancora tanti in circolazione... Comunque, nonostante tutto, tra un distributore aperto con pompe a mano



e il mercato nero con bidoncini dell'acqua minerale da 5 litri pieni di una benzina trasparente come l'acqua che si nascondono e non sono facili da individuare ai bordi delle strade, siamo riusciti sempre a riempire e andare avanti...Tiremm innanz, diceva Amatore Sciesa...
E così, imboccata la strada per Khiva ecco che ci tocca superare il fiume più importante del paese, l'Amu-Darya, su un ponte provvisorio di barche che non si capisce come fa a resistere alla corrente dell'acqua e al peso dei mezzi che ci passano sopra, con una pavimentazione in lamiera lucida scivolosa all'inverosimile.



20km/h e spesso giù i piedi, riusciamo a passare dall'altra parte; intanto il ponte serio in cemento armato è in costruzione là in fondo. Arriviamo a Urgench, capoluogo della omonima regione e città abbastanza estesa. Abbiamo necessità di acquistare valuta locale perciò ci fermiamo a chiedere strada per raggiungere una banca in città. Come al solito anche qui c'è quello che si offre di farti strada davanti con l'auto. Daniele entra in banca per cambiare i soldi e ne esce con le tasche piene, il sum, la valuta locale, ha un valore unitario molto basso ma la cosa incredibile è che il taglio massimo delle banconote è di 1000 sum che equivalgono a circa 0,60 dollari; ne abbiamo cambiati 100 dollari a testa, pertanto il portafoglio scoppia e non si sa più dove mettere i pacchi di banconote...
Ora dobbiamo farci indicare la strada per Khiva e qui un altro uzbeco si offre di portarci con la macchina fino all'uscita dalla città e meno male... non abbiamo trovato una indicazione scritta per Khiva, nonostante sia una località turistica di prim'ordine. Evidentemente non sono molti i turisti che vengono con i mezzi propri da queste parti...
Arriviamo a Khiva alle 6 del pomeriggio circa, la ricerca del posto da dormire per 2 notti si rivela più difficile del previsto e richiede un'ora buona di tempo: tra bed and breakfast e alberghi sembra che siano tutti abbastanza pieni. Infine riusciamo a trovare un'ottima sistemazione all'interno della cittadella storica, l'Ichon-Qala; le moto vengono parcheggiate all'interno dell'hotel, nell'androne proprio di fronte alle porte delle nostre camere, meglio di così...



Finalmente il meritato relax serale, l'indomani giornata di stop motociclistico e visita della città.
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Vecchio 07-07-2010, 15:13   #6
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In effetti era per lavoro,ma io sono un "dilettante",mio fratello in Turkmenistan ci ha abitato per 12 anni!!
Adesso vive a Baku' (Azerbaijan),ancora complimenti per il viaggio davvero fantastico!!!
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Vecchio 07-07-2010, 22:56   #7
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Domenica 16 maggio 2010 - Buchara

Anche qui abbiamo deciso di passare una giornata intera da turisti. La città è bella, è molto antica, ma è un po' troppo turistica, ci sono botteghe di souvenir dappertutto e anche i bottegai ti fermano e insistono per venderti roba. Siamo quasi a livello delle nostre città d'arte come Venezia o Roma e la cosa non mi piace molto.







Ecco la madrassa di Ulugbek, la più antica, del '400, come si vede ai giorni nostri



e all'inizio del XX secolo dopo il bombardamento sovietico del 1920



con il cortile interno, dove potevano imparare e alloggiare circa un centinaio di studenti



e la moschea



Arriva il turno dell'Ark, una fortezza imponente, l'edificio più antico di Buchara abitato fin dal V secolo, con delle mura impressionanti





Dentro non è un granchè, a parte la bella moschea Juma del XVII secolo





e il cortile delle udienze e delle incoronazioni il cui tetto è crollato in seguito ai bombardamenti dei russi del 1920



Staccate dall'Ark, in un altro edificio a pochi passi, ci sono le prigioni dello Zindon



dove sono stati "ospiti" anche Stoddart e Connolly....... Questa la loro cella, si dice infestata da scorpioni e altri parassiti



Nel pomeriggio si ritorna verso il centro, voglio vedere la piazza con la piscina di giorno ed eccola qua



In primo piano un gelso centenario ormai morto, ma comunque un bel monumento naturale. Ovviamente, trovandoci sulla via della seta, dappertutto le piante più comuni sono i gelsi, che forniscono con le foglie il nutrimento per il baco da seta. Lungo le strade è usuale vedere le piantagioni di gelsi con i rami tagliati appunto per portare le foglie negli allevamenti dei bachi.

Abbiamo visto ormai tutto del centro di Buchara, così decidiamo di fare un giro nella periferia, scoprendo una realtà ben diversa da quanto visto finora. Edifici pericolanti



Vie non lastricate con condotte dell'acqua posticce e non interrate



e più ancora in periferia i vecchi e desolanti palazzoni dell'era sovietica





e lo stadio comunale



Non tutto è oro quello che luccica, chissà perchè in queste parti della città non si vede nemmeno un turista di tutti quelli che vengono scaricati dai bus granturismo che fanno la spola tra Tashkent, la capitale dove arrivano con l'aereo e le città turistiche di Samarcanda, Buchara e in misura molto minore Khiva.
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Vecchio 09-07-2010, 10:03   #8
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