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BiKiAPPONE doc
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non lo conoscevo, ma mi sembra giusto che anche tra noi di qde si sappia la verità...
Omicidio Cavalieri
svelati i retroscena
Fatta piena luce sulla morte dell’uomo
assassinato in una notte dello scorso
agosto a San Gregorio mentre stava
facendo ritorno a casa
I sei responsabili, tra i quali due
minorenni, sarebbero tutti componenti
del cosiddetto clan dei «cursoti milanesi»
che opera a Librino
Volevano rubargli l’automobile
per andare a uccidere un rivale
L’informatore scientifico ha pagato con la vita il tentativo di reazione
il luogo del delitto, in via Bellini
a S. Gregorio, e nel riquadro l’informatore
scientico ucciso Roberto Cavalieri
GIOVANNA QUASIMODO
Non è più un giallo, ma una faccenda
nera, nera come la coscienza di chi ha
agito. Niente più misteri sulla feroce
uccisione di Roberto Cavalieri, l’informatore
scientifico di 33 anni colpito da
una fucilata sulla soglia del cancello di
casa, a San Gregorio, nella notte tra il
28 e il 29 agosto dell’anno scorso. Non
era lui che volevano. Ma la sua Fiat
Brava che dovevano rubare per andare
a commettere un omicidio di stampo
mafioso. Avevano già tentato di rubare
altre due macchine dello stesso tipo,
ma era andata a buca. Perciò la terza
volta doveva essere quella decisiva.
Roberto stava aspettando che si
aprisse il cancello automatico per rincasare,
quando è stato avvicinato da
quattro individui,
uno dei quali armato
di fucile a
canne mozzate.
L’immediata reazione
della vittima
è stata quella
di inserire la sicura.
Ma il criminale
armato ha reagito
con stizza e ha
premuto il grilletto.
È stata un’unica
pallottola «corazzata
», di quelle
usate per la caccia
al cinghiale,
esplosa da distanza
ravvicinata, a
uccidere Cavalieri.
L’indagine si presentò
subito come
un rompicapo per
gli investigatori.
Non c’era movente che potesse dare un
senso all’uccisione di una persona stimata
e per bene come era Roberto Cavalieri;
si ipotizzarono persino retroscena
passionali o economici, anche
perché gli investigatori avevano il dovere
di non escludere nulla e di valutare
il caso, come si dice, a «360 gradi».
Ma ad imporsi è stata proprio l’ultima
delle ipotesi possibili, quella di un tentativo
di rapina andato a male. Nessuno
poteva immaginare la verità, finché
nel settembre scorso, un mese dopo,
uno degli assassini, arrestato per una
rapina a un supermercato, decise di
autoaccusarsi dell’omicidio, spiegandone
tutti gli agghiaccianti retroscena.
Da quel momento in poi, perciò,
scattò l’impegnativa indagine della
squadra mobile, coordinata dalla Procura
della repubblica, che si avvalse di
tutta la tecnologia a disposizione per
ricostruire persino le telefonate effettuate
dagli indagati a partite dalla notte
del delitto. C’è voluto un po’ di tempo,
ma alla fine ogni tassello del mosaico
è stato messo al suo posto; ogni
indizio ha avuto il suo riscontro. Ed
ecco finalmente in manette gli assassini
di un innocente che con lo sporco
mondo del malaffare non aveva mai
avuto niente a che fare.
I particolari sono stati illustrati ieri in
una conferenza stampa, cui hanno partecipato,
insieme al procuratore della
repubblica Vincenzo D’Agata e al questore
Domenico Pinzello, anche il capo
della squadra mobile Giovanni Signer
e sostituti procuratori della repubblica
Pasquale Pacifico, Allegra Migliorini e
Alessandro Sorrentino, nonché il pm
Silvia Vassallo, della Procura dei minorenni,
partecipe delle indagini per via
del fatto che due degli indagati, nel
momento dell’omicidio, non avevano
ancora compiuto i 18 anni. Le ordinanze
di custodia cautelare, firmate
dal gip del Tribunale ordinario Luigi
Barone e dal gip del Tribunale dei minori
Nunzio Corsaro riguardano: Santo
Di Fini (il nuovo collaborante) di 35
anni; Eros Salvo, di 21 anni (colui che
materialmente ha premuto il grilletto);
Daniele Giuseppe Di Stefano, 35
anni; la moglie di quest’ultimo Aurora
De Luca e i due giovani G. M. di 19 anni
e A. S. di 18. Tutti fanno parte del
cland dei cosiddetti «cursoti milanesi»
che operano a Librino, un gruppo che
farebbe capo al pregiudicato 42enne
Salvatore De Luca (cugino di Aurora
De Luca) detto «Franco Rapanella»,
considerato il «reggente» del sodalizio
(attualmente detenuto per possesso
di armi).
Di Fini, Salvo e i due più giovani sono
ritenuti responsabili materiali, in
concorso, dell’omicidio aggravato dal
«metodo mafioso» (art. 7 legge
203/91). Aurora De Luca e Daniele Distefano,
invece, sono accusati di favoreggiamento
aggravato per aver offerto
aiuto e supporto agli assassini dopo
il delitto. Secondo il collaboratore, i
quattro, durante la fuga imboccarono
una strada senza uscita e quindi abbandonarono
l’auto proseguendo a
piedi; Di Fini, M. G. e Salvo raggiunsero
a piedi una zona sciarosa nei pressi
dell’ospedale Cannizzaro, dove Aurora
De Luca andò a prelevarli, mentre il
quarto riuscì a tornare a Librino con
mezzi di fortuna.
Ogni virgola del racconto del neocollaborante
è stata verificata dagli investigatori,
che sono riusciti anche a intercettare
numerose conversazioni di
due indagati, captando anche il «timore
per le conseguenze che potevano
scaturire da un eventuale "errore"»
espresso da Aurora De Luca.
I punti fermi da cui le indagini si sono
mosse si possono, infine, così sintetizzare:
l’individuazione della Fiat Uno
utilizzata dai quattro prima di commettere
l’omicidio di Cavalieri; l’individuazione
di un telefono cellulare che
era a bordo della Uno e che, successivamente
al furto, fu usato più volte da
un componente del commando; le dichiarazioni
di un testimone che raccontò
alla polizia di aver sentito, subito
dopo lo sparo, il rumore di un motore
Fiat allontanarsi dal luogo del delitto;
il traffico dei telefoni cellulari.
Da sinistra:
i pm Sorrentino e
Migliorini, alle
loro spalle il capo
della Mobile
Signer, il
questore Pinzello,
il procuratore
D’Agata e i
sostituti Vassallo
e Pacifico
Nel mirino del commando c’era il figlio del superlatitante Arena
Era Maurizio Arena (il figlio 30enne del superlatitante
Giovanni Arena, ricercato dal ’93), l’uomo
che la notte del 29 agosto 2009 doveva essere
ammazzato per ordine, si suppone, del vertice dei
cursoti milanesi. Dalle supposizioni della polizia,
supportate da quanto ha rivelato il neopentito, a
commettere l’omicidio del figlio del latitante, sarebbe
dovuto essere proprio Santo di Fini, il quale,
proveniente dal gruppo degli Arena (ex santapaoliami
passati coi «Cappello», si era da poco «rifugiato
» sotto l’ala protettrice dei «cursoti milanesi
» di Catania.
A quanto pare Maurizio Arena aveva commesso
qualche gesto poco gradito, quello che in gergo
si dice uno «sgarro», nei confronti dei «milanesi
» e la sua uccisione, per mano del neoaffiliato
Santo Di Fini, doveva avere una duplice utilità: l’eliminazione
di un «nemico», da una parte, e il
«battesimo di fuoco» di un nuovo affiliato dall’altra.
Insomma Di Fini avrebbe dovuto dimostrare
fedeltà al nuovo gruppo uccidendo di persona il
proprio ex capo.
E per uccidere Arena era necessario utilizzare
un’auto proprio come la Fiat Bravo posseduta
dal povero Roberto Cavalieri, che quella notte, fu
adocchiato dai balordi mentre transitava per la
Tangenziale, tragitto che lo avrebbe condotto a
San Gregorio. Il commando era a bordo di una Fiat
Uno (rubata precedentemente) e, stabilito che
quella fosse l’auto ideale da usare per andare ad
ammazzare Maurizio Arena, lo seguirono fino
alla soglia di casa. È accadde quel che accadde..
Col conforto delle dichiarazioni del nuovo collaborante,
si deduce che negli ultimi tempi vi sia
abbastanza tensione tra i vari gruppi criminali
della città e che spesso i singoli criminali rischiano
la vita anche per questioni di poco conto. E poi
ci sono delle strane e frequenti «migrazioni» da un
gruppo all’altro che fanno mutare di continuo le
dinamiche del panorama criminale cittadino.
In questa faccenda l’unico che ci ha guadagnato
è stato proprio Maurizio Arena che, dopo l’«incidente
» di San Gregorio, non è stato più assassinato
e che attualmente si trova al sicuro in carcere,
essendo stato arrestato nell’ottobre 2009 nel
dell’operazione «Revenge» a carico di numerosi
trafficanti di droga e pusher orbitanti attorno al-
MAURIZIO ARENA la cosca Cappello.
LA SICILIA
CATANIA
VENERDÌ 2 APRILE 2010
30.
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Aprilia RSV Factory "Dorotea"
Ultima modifica di OIBAF; 04-04-2010 a 17:40
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ma che facessse questa fine
Modalità lineare
