Cucinotta: «In Italia razzismo, non lavoravo»
«Terrona, tettona e senza aver studiato recitazione. Mi facevano il verso per l'accento, dicevano che ero stata miracolata da Troisi»
Maria Grazia Cucinotta
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MILANO - «In Italia non mi facevano lavorare. Tornata dall'Oscar, pensavo che sarei stata sommersa dalle proposte. Invece niente, non mi chiamava nessuno. C'era razzismo nei miei confronti: ero terrona, tettona e non avevo studiato recitazione. Appena aprivo bocca mi facevano il verso per l'accento, dicevano che ero stata miracolata da Troisi. Invece io avevo fatto la mia gavetta, anche se venivo dalla televisione». Maria Grazia Cucinotta vuota il sacco in un'intervista su «Vanity Fair» in uscita giovedì.
L'attrice siciliana, 37 anni, presenterà fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia «All the Invisible Children», un film da lei prodotto composto da sette episodi, tutte storie di bambini, firmati da noti registi, tra gli altri Emir Kusturica, Spike Lee, Ridley Scott, John Woo e l'italiano Stefano Veneruso. Nell'intervista l'attrice parla della scelta di andare in America dopo il film «Il Postino» con Massimo Troisi, dove all'inizio la lanciarono come la nuova Sophia Loren: «Erano altri tempi. Io non ho mai frequentato i giri del cinema, né registi, né produttori». Dalla vita professionale si passa alla vita privata e alla gestione dei rapporti sentimentali: «Io sono una passionale: se mi dovessi innamorare di un altro, non mi fermerebbe nulla. Mio marito è della stessa opinione. Siamo sposati da dieci anni con un accordo: nel momento in cui il nostro cuore batterà per un altro, chiuderemo. Io piangerò o lui piangerà, pazienza. Ma non vivremo nell'ipocrisia».
Stellina....