Cominciando dalle 2 ruote, direi: dalla prima Moto Guzzi, la Normale
alla terna seguente delle Sport 13/14/15.
Un esemplare della Bmw 75 motocarrozzetta, una 69S, una Vespa 125 anni '50 ed una Lambretta primi anni '60.
Una Honda 750 del '73/74, una Guzzi Le Mans 850 prima serie. Una RS100 prima serie.
Passando alle 4 ruote: l'Alfetta 1750 tipo Mille Miglia, la Ferrari Gto, la 250 Le Mans.
La Cisitalia,
la Giulietta Sprint coupé, la Bizzarrini 5000 corsa, la Gtb 4, la Jaguar E type.
La Mini Cooper 1275, la 595 SS Abarth.
A proposito della Porsche, leggete qua:
Questi fatti che legano i Porsche alla Cisitalia si svolgono nel triennio ‘46-’48, il periodo d’oro dell’atelier italiano. Nel 1946, Dusio, convinto delle ottime prospettive della propria azienda, decise che i tempi erano maturi per insidiare lo strapotere dell’Alfa 158, in quegli anni praticamente invincibile. L’intenzione era di realizzare una vettura da Gran Premio che potesse surclassare la mitica Alfetta. Il progettista ideale sarebbe stato Ferdinand Porsche, che era emerso negli anni precedenti per aver realizzato le famosissime Auto Union, oltre alla KdF (la Vokswagen) e la derivata anfibia militare. Purtroppo l’attività dei Porsche era ferma per volere degli Alleati, ai quali premeva controllare in toto l’attività industriale tedesca: furono requisiti macchinari, attrezzature e il professor Ferdinand arrestato e condotto in Francia, in compagnia del genero Piëch, da dove poteva “godersi una vacanza innocua e coatta” a spese degli Stati Uniti.
In seguito ad una fitta corrispondenza, Piero Dusio potè incontrare Ferry Porsche (figlio dell’esiliato Ferdinand), all’epoca trentasettenne, e la sorella Louise, madre dell’ex capo supremo di Volkswagen, Ferdinand Piëch. L’incontro era in provincia di Bolzano. Per rendersi conto di quali erano condizioni economiche del magnate piemontese e quali, invece, quelle dei Porsche, è sufficiente ricordare che mentre Dusio arrivò con la sua enorme Buick, i Porsche arrivarono in treno...
L’accordo verbale fu subito raggiunto e all’inizio del 1947 si arrivò alla firma.
Lo studio Porsche otteneva così la sua più importante commessa, dopo i lavori svolti durante il decennio precedente. Porsche si impegnava a fornire alla Cisitalia il progetto di due vetture, una Sport e una da Gran Premio, di un trattore agricolo (e in casa avevano già il progetto del Volkstraktor) e di una turbina. Dusio s’impegnava al pagamento di tre rate quadrimestrali, da 400.000 scellini, da 10 milioni di lire e da 11 mila dollari americani (comprensibile, vista la situazione economica, il ricorso a tre valute differenti). Poi, con una seconda scrittura, la Porsche si impegnava ad offrire assistenza tecnica a fronte di un pagamento di ulteriori 500.000 scellini e del mantenimento (vitto, alloggio e trasferte) per dieci tecnici, tra cui Rudolph Hruska, il futuro papà del progetto Alfasud, e Carlo Abarth.
Dusio, per quest’avventura, che di fatto equivaleva ad un salto nel vuoto, investì tutto il suo patrimonio, dichiarando più volte “mi rovino, ma faccio la Gran Prix”. La Porsche, con le entrate finanziarie ottenute potè “pagare” la scarcerazione del professor Ferdinand e dare il via alla ricostruzione. La vettura da Gran Premio, oggetto principale dell’accordo, denominata 360 e disegnata da Ferry Porsche, fu pronta nel ’49, quando già la Cisitalia era in forte crisi. Dusio aveva investito tanto nei Porsche, sicuro del successo delle entrate agonistiche e del successo della coupè 202. Purtroppo proprio quest’ultima, esauritasi l’euforia post-bellica, ben presto non trovò più acquirenti, facendo crollare tutti i piani di sviluppo futuri, ma non il prosieguo della sperimentazione, sostenuta dalla caparbietà dell’imprenditore piemontese.
Per finire,non mi dispiacerebbe anche qualcosa del genere:
http://www.numa.net/car_collection.html