Mancano solo 500 km. alla fine di questa prima tappa e 3 giorni alla partenza del volo di rientro in Italia, per cui posso permettermi una divagazione non assolutamente prevista: il lago Kariba.
Il lago è artificiale, a seguito della costruzione della diga omonima sul fiume Zambesi con relativa centrale elettrica. La più grande del paese e malgrado questo insufficiente alle esigenze nazionali… a Livingstone non esiste illuminazione pubblica stradale, idem a Lusaka dove durante il giorno la fornitura viene sospesa fino al calar delle tenebre. Negozi e strutture civili riducono al minimo i consumi e cercano di risolvere con pannelli fotovoltaici per l’illuminazione o generatori per i frigoriferi.
Appena fuori dalle città o dagli svincoli più grandi sulla T1 ci sono dei caselli di pedaggio… un cartello esorta a fermare la corruzione e pagare la giusta tariffa indicata. Le moto non pagano, tocca comunque farsi la coda dietro la fila di camion che sono i mezzi più utilizzati da queste parti. Poche auto… qualche motoretta cinese o Honda… un sacco di bici. Visto l’economia e lo stato sociale della maggior parte della popolazione resta il “mezzo” più economico e veloce rispetto ai piedi.
A metà mattina in fondo ad un rettilineo e poco prima di una curva la polizia mi ferma per eccesso di velocità: un agente in mezzo alla strada alza la mano mentre l’altro dal laser mi urla che stavo andando alla velocità fotonica di 94 kmh. “E quindi? Non c’è il limite di 100?” Chiedo gentilmente. “No… qui è di 80… c’era il cartello 2 km. fa. Vai alla macchina per la contravvenzione.”
La Toyota bianca con le scritte blu è parcheggiata all’ombra di un albero, sul sedile posteriore sinistro un agente gioca con il telefono, mentre il capo ronfa con il berretto sugli occhi sdraiato al posto di guida. Fanno 400 Kwacha e a nulla servono le mie scuse per il mancato rispetto del limite per non aver visto il cartello. Memore degli avvisi in prossimità dei caselli chiedo quindi di avere una ricevuta relativa… al che il sottoposto sveglia il capo pattuglia che di mala voglia si tira su e comincia a compilare un blocchetto chiedendo i dati della moto e il passaporto. Poi prende le banconote, le infila in mezzo alle copie delle multe della mattinata e torna a dormire.
Nel frattempo i due agenti sulla strada hanno girato il laser nel verso opposto… dalla curva arrivano in rapida sequenza 5 camion che vengono fermati. Scoprirò che dopo la curva il limite scende a 60 per via dell’ingresso in un villaggio. Nessuno degli autisti scende… a parte l’ultimo che blatera qualcosa in lingua locale agli addetti al rilevatore di velocità… l’ammenda credo che per loro sia commutata in una sosta forzata di qualche decina di minuti. Il tempo è denaro per i conducenti… io me la sono cavata con 14,35 euro.
Quando i camion stracarichi attraversano i villaggi sono costretti praticamente a fermarsi per la presenza degli alti dossi rallentatori… a volte anche decine tra un capo e l’altro degli agglomerati di case e visto che sono abituati a vivere sui loro mezzi è l’occasione per le donne di procurarsi qualche soldo vendendo i prodotti coltivati negli orti.
A Batoka abbandono la T1 e prendo per la D775 che scende verso il lago… in teoria dovrebbe essere una gravel… ma la stanno sventrando completamente e quando ci sono lavori in corso generalmente aprono una pista laterale su cui converge tutto il traffico, sia normale che di cantiere. Nuvole di polvere infinita alzata dai camion che fanno avanti e indietro, qualche tratto di asfalto e poi un taglio sulle colline color ocra dove le pendenze mettono in crisi i mezzi pesanti.
Nei paesi africani non esiste il soccorso meccanico… il mezzo resta immobile a bordo strada in attesa di un caterpillar per smuoverlo da situazioni pericolose oppure di un meccanico che ci può mettere giorni prima di presentarsi con una cassetta degli attrezzi e un pick-up se va bene. In caso di consegna urgente della merce al massimo viene mandato un altro camion con 2/3 persone che traslocano tutto a mano da un cassone all’altro.
Già da Kazungula lungo le strade principali si vedono muretti decorati con l’indicazione della scuola vicina o all’interno della foresta… una marea, segno dell’alta considerazione e fondi dedicati all’istruzione da parte del governo centrale, con strutture realizzate in muratura o lamiera e dalle ampie finestre.
L’altra fonte di entrata per i contadini è la vendita di carbone… riservata a uomini che bruciano il legno per giorni in forni di terra e ai bambini che poi lo rompono e lo mettono in sacchi di cemento prolungati con stecche di legno. La forma ottenuta consente di essere trasportata facilmente con la bici o con la moto legandosela a mo’ di zaino sulla schiena.
A metà pomeriggio, dopo 60 km lentissimi di cantieri e polvere sono a Sinazeze: pieno per Fotty e sciacquata di gola per me… la prima birra tirata fuori dal frigo spento era una Mosi Light.
Gli ultimi 10 km. fino alle rive del lago sono in gravel… qui trovo aperto il campeggio che avevo visto sulla mappa e 10 minuti dopo arriva anche l’autobus sorpassato nel tratto finale abbastanza sconnesso. I ragazzi a bordo si erano messi ad urlare e fischiare nel vedermi… non gli sembra vero potermi vedere qui, dove sono venuti a fare una gita.
Vengono dall’ Helena College… è bastato che il primo più intraprendente mi chiedesse una foto vicino alla moto… gli ho dato il casco e per altri 20 minuti sono andati avanti così con foto in sella alla Fotty. Più tardi sono tornati per farsi i selfie con la mia faccia barbuta e bianca.
Finalmente tenda… mi mancava ed è davvero un luogo spettacolare con le coste dello Zimbabwe dall’altra parte là in fondo. Appena cala il buio il lago si illumina con le luci delle barche dei pescatori che staranno fuori tutta la notte… il vento porta i ronzii dei loro motori e le voci che si danno mentre calano le reti.
Per cena arriveranno anche Moses e un suo amico, due motociclisti di Livingstone con una Honda 150 e un XR 650… si chiacchiera di viaggi e moto finchè la stanchezza ha il sopravvento sulle nostre palpebre.
Appena ritrovata una connessione decente ho dato un’occhiata alla zona con le foto satellitari. Non riuscivo a spiegarmi la presenza di tutti quei camion e soprattutto l’ammodernamento della D775. Poi ho capito… Chenguang Biotech e Farm.
Ai cinesi servono collegamenti veloci.
chinese agro firm chenguang biotech sinazongwe
https://www.google.it/maps/@-17.2222...oASAFQAw%3D%3D