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Originariamente inviata da Ale1200GS
né abbiamo visto lo
sbarco sulla luna
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Io l'ho visto, ed è stata una cosa indimenticabile, anche se avevo solo 8 anni
Il 20 Luglio 1969 (Domenica alle 22:23) il "LEM", chiamato Eagle (Aquila), si appoggiò sul suolo lunare nel "Mare della Tranquillità", il primo a scendere sulla Luna fu Armstrong (alle 4:57 ora italiana del 21 Luglio 1969), ed appena scese pronunciò la famosa frase:
"Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un passo gigantesco per l'umanità"
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Originariamente inviata da Ale1200GS
non abbiamo vissuto gli anni di piombo
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Li ho vissuti, ero sempre piccolo, erano gli anni 70, ed è stata una delle pagine più brutte della nostra storia.
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Originariamente inviata da Ale1200GS
né abbiamo votato il referendum per l'aborto
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Era il 1981 avevo 20 anni e me lo ricordo bene, il 17 maggio 1981 i referendum sono cinque: due sull'aborto (uno radicale per l'allargamento, l'altro, del Movimento per la vita, per la restrizione). Gli altri tre vogliono abrogare la legge Cossiga sull'ordine pubblico, l'ergastolo e il porto d'armi. Ancora una volta vittoria dei NO.Venti anni fa, con il referendum del 17 maggio 1981, gli italiani sceglievano l’aborto di Stato. Una maggioranza schiacciante - quasi il 70% - apponeva la propria firma in calce alla legge 194, già in vigore dal 1978. Nemmeno l’immagine del Papa ferito da un colpo di pistola quattro giorni prima del voto, il 13 maggio, era riuscita a fare breccia nel cuore della gente: il sogno di un’Italia ancora cattolica svaniva all’alba degli anni ‘80, materializzando lo spettro di un Paese disposto a decretare per legge l’uccisione di milioni di innocenti.
Nonostante l’epilogo sconsolante del referendum, la Chiesa non ha mai smesso di ribadire l’assoluta inaccettabilità di qualsiasi legge che dichiari lecito l’omicidio del non nato.
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Originariamente inviata da Ale1200GS
Guardandoci indietro è difficile credere che
siamo ancora vivi:viaggiavamo in macchina senza cinture,
senza seggiolini speciali e senza air-bag; facevamo viaggi
di 10-12 ore e non soffrivamo di sindrome da classe
turista.Non avevamo porte con protezioni, armadi o flaconi
di medicinali con chiusure a prova di bambino.Andavamo in
bicicletta senza casco né protezioni per le ginocchia o i
gomiti.Le altalene erano di ferro con gli spigoli vivi e
il gioco delle penitenze era bestiale.Non c'erano i
cellulari.Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni,
tutti infilati in una cartella che raramente aveva
glispallacci imbottiti, e tanto meno le rotelle!!Magiavamo
dolci e bevevamo bibite, ma non eravamo obesi ,al limite
uno era grasso e fine.Ci attaccavamo alla stessa bottiglia
per bere e nessuno si è mai infettato.Ci trasmettevamo
solo i pidocchi a scuola, cosa che le nostre madri
sistemavamo lavandoci la testa con l'aceto.Non avevamo
Playstation, Nintendo 64, videogiochi, 99
canalitelevisivi, dolby-surround, cellulari, computer e
Internet, però ce la spassavamo tirandoci gavettoni e
rotolandoci per terra tirando su di tutto; bevevamo
l'acqua direttamente dalle fontane dei parchi, acqua non
imbottigliata, che bevono anche i cani!E le ragazze si
intortavano inseguendole per toccar loro il sedere e
giocando al gioco della bottiglia o a quello della verità,
non in una chat...Abbiamo avuto libertà, fallimenti,
successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere
con tutto ciò.Tu sei uno di nostri? Congratulazioni! Invia
questo a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di
crescere come bambini.
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Avevamo molto più rispetto e forse paura delle persone più grandi di noi, i nostro giochi erano le biglie di vetro e i giri in bicicletta in campagna, la televisione la guardavamo solo la sera, il programma preferito da noi piccoli era Carosello, al sabato c'era Canzonissima ed era un evento
Fino a 15 anni non ho mai saputo dell'esistenza di Pizzerie o di Birrerie, il computer era una cosa inimmaginabile, il telefono l'aveva solo mio nonno in un altra casa, ed erano di quelli neri con ancora il disco combinatore
L'aria condizionata nella macchina non esisteva, era condizionata dal tempo che faceva fuori, gli air bag non esistevano, la benzina costava poco, e si andava al mare con poche balle,mi ricordo la moto di un mio amico, una fantastica Honda CBR 500 Four,con la quale ci siamo molto divertiti e non c'era l'obbligo del casco
Ho 44 anni, non mi sento vecchio, anzi, ho una sana passione per la campagna e per tutto quello che è naturale, certo il mondo di oggi è molto cambiato, io però sono contento di essere cresciuto come un bambino normale, con le sue paure i suoi dubbi e il suo rispetto per la natura.
Un ultima cosa, fino a 28 anni non ho mai usato un cellulare, mi sono sempre divertito tantissimo anche senza, certo è stata una bellissima invenzione, ma forse ne stiamo abusando un pò troppo
Nel 1854, pochi anni prima del trattato di Fort Laramie, che avrebbe sancito la fine dell'indipendenza indiana, il "grande capo bianco" di Washington (il Presidente degli Stati Uniti, Franklin Pierce del New Hampshire) si offrì di acquistare una parte del territorio indiano e promise di istituirvi una "riserva" per i pellirosse. La risposta del capo indiano Seattle, che segue, è stata definita come la più la più bella e la più profonda dichiarazione mai fatta sull’ambiente.
Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Ma come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L’idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell’aria, lo scintillio dell’acqua sotto il sole, come potete chiederci di acquistarli? Ogni zolla di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago lucente di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ed ogni ronzio di insetti è sacro nel ricordo e nell’esperienza del mio popolo. La linfa che scorre nel cavo degli alberi reca con sé le memorie dell'uomo rosso.
I morti dell’uomo bianco dimenticano il loro paese natale quando errano tra gli spazi siderali. I nostri morti non dimenticano mai questa terra magnifica, perché essa è la madre dell'uomo rosso. Siamo parte della terra, e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli; il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli; le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore dei corpi dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia.
Per questo, quando il Grande Capo Bianco di Washington ci manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte di noi. Il Grande Capo ci manda a dire che ci riserverà uno spazio ove muoverci affinché si possa vivere confortevolmente fra di noi. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Prenderemo, dunque, in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile accettarla.
Questa terra per noi è sacra.
Quest’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è solamente acqua, per noi è qualcosa di immensamente più significativo; è il sangue dei nostri padri. Qualora acconsentissimo di vendervi le nostre terre, dovrete ricordarvi che esse sono sacre, dovrete insegnare ai vostri figli che si tratta di suolo sacro e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida dei laghi parla di eventi e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete, sostengono le nostre canoe, sfamano i nostri figli. Se vi vendiamo le nostre terre, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli, e i vostri, fratelli e dovrete provare per i fiumi lo stesso affetto che provereste nei confronti di un fratello.
L'uomo rosso si è sempre ritirato davanti all'avanzata dell'uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro.
Noi sappiamo che l’uomo bianco non comprende il nostro modo di pensare. Per lui una parte della terra è uguale all’altra, perché egli è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra quel che più gli conviene. La terra non è suo fratello, ma anzi un suo nemico e quando l’ha conquistata va oltre. Abbandona la tomba dei suoi avi alle sue spalle e ciò non lo turba. Toglie la terra ai suoi figli, e ciò non lo turba. La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio. Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo come cose che possono essere comprate, sfruttate, vendute come si fa con le pecore o con le pietre preziose. La sua ingordigia divorerà tutta la terra ed a lui non resterà che il deserto.
Io non so. I nostri costumi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l'uomo rosso è un selvaggio e non può capire!
Non c’è un posto tranquillo nelle città dell’uomo bianco. Non esiste in esse un luogo ove sia dato percepire lo schiudersi delle gemme a primavera, o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono un selvaggio non posso comprendere. Solo un assordante frastuono sembra giungere alle orecchie e ferirne i timpani. E che gusto c’è a vivere se l’uomo non può ascoltare il grido solitario del caprimulgo o il chiacchierio delle rane attorno ad uno stagno? Io sono un pellirossa e non comprendo. L’indiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una freccia sulla superficie dello stagno, e l’odore del vento stesso reso terso dalla pioggia meridiana o profumata del pino.
L’aria è preziosa per l'uomo rosso, giacché tutte le cose condividono lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira e come un individuo in preda ad una lenta agonia è insensibile ai cattivi odori. Ma qualora vendessimo le nostre terre dovreste ricordarvi che l’aria per noi è preziosa, che l’aria condivide il suo soffio con tutto ciò che essa fa vivere, che possiede lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento che diede il primo alito al nostro avo è lo stesso che raccolse il suo ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai nostri figli lo spirito della vita. E qualora vi cedessimo le nostre terre voi dovrete custodirle in modo particolare, e considerarle come un luogo dove anche l’uomo bianco può andare a gustarsi il vento che reca le fragranze del prato.
Prenderemo in esame la vostra offerta di acquistare le nostre terre. Ma qualora decidessimo di accettare tale proposta io porrò una condizione: l’uomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono su questa terra come se fossero suoi fratelli.
Io sono un selvaggio e non conosco altro modo di vivere. Ho visto migliaia di bisonti imputridire sulla prateria abbandonati dall’uomo bianco che gli aveva sparato da un treno che passava. Io sono un selvaggio e non comprendo come il "cavallo di ferro" fumante possa essere più importante dei bisonti che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Cosa sarebbe l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo soccomberebbe in uno stato di profonda solitudine. Poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all’uomo. Tutte le cose sono collegate. Dovrete insegnare ai vostri figli che il suolo che calpestano è fatto delle ceneri dei nostri padri. Affinché i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa è arricchita dalle vite della nostra gente. Insegnate ai vostri figli ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la terra è la madre di tutti noi. Tutto ciò che di buono accade alla terra, accade anche ai figli della terra. Se gli uomini sputassero sulla terra sputerebbero su se stessi.
Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all’uomo ma è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono collegate come i membri di una famiglia sono collegati da un medesimo sangue. Tutte le cose sono collegate. Tutto ciò che accade alla terra accade anche ai figli. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita: egli ne è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso.
Importa poco dove spenderemo il resto dei nostri giorni. l figli hanno visto i padri umiliati nella sconfitta. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Lo stesso uomo bianco, che dialoga con il suo Dio come da amico ad amico, non può sottrarsi al destino comune. Dopo tutto, forse, noi siamo fratelli. Vedremo.
C’è una cosa che noi sappiamo e che forse l’uomo bianco scoprirà presto: il nostro Dio è il suo stesso Dio. Voi forse pensate di possederlo adesso come volete possedere le nostre terre; ma non lo potete. Egli è il Dio degli uomini, e la sua misericordia è uguale per tutti: tanto per l’uomo bianco quanto per l'uomo rosso. Questa terra anche per lui è preziosa ed il recar danno alla terra è come disprezzare il suo Creatore. Così se noi vi venderemo la nostra terra, amatela come l'abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra come essa era quando l'avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità, e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli e amatela come Dio ci ama tutti. Anche i bianchi spariranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate i giacigli dei vostri focolari e una notte vi ritroverete soffocati dai vostri stessi rifiuti. Ma mentre morirete voi brillerete bruciati dalla forza dello stesso dio che vi ha condotto qui.
Per un disegno particolare del fato siete giunti a questa terra e ne siete divenuti i dominatori, così come avete soggiogato l'uomo rosso. Questo destino è per noi un mistero, perché non riusciamo più a comprendere quando i bisonti vengono tutti massacrati, i cavalli selvaggi domati, gli anfratti più segreti delle foreste invasi dagli uomini, quando la vista delle colline in piena fioritura è imbruttita dai fili che parlano. Dov’è finito il bosco? Scomparso. Dov’è finita l’aquila? Scomparsa. E’ la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.