Dopo tutti i passi della Lombardia (per chi si è perso il post, lo trova
qui), ho deciso di replicare con l’Emilia Romagna. Quest’anno va così, mi è venuta questa strana scimmia dei passi.
Ho deciso quindi di cercare tutti i passi dell’Emila Romagna, sia quelli
all’interno del confine amministrativo regionale, sia quelli
sulla linea di confine. Anche in questo caso ho fatto riferimento al database di Openstreetmap.
Il risultato, spero, dovrebbe essere completo.
Tenete conto che, nell’elenco che segue, sono compresi soltanto i passi, sia asfaltati che sterrati:
a) attraversabili da parte a parte, con esclusione quindi di quelli dove bisogna tornare indietro per la stessa strada, come ad esempio il Passo della Colla (1456 m - N44° 23.342' E10° 03.718') raggiungibile solo dal versante Est (cioè da Monchio alla Corti – Valditacca) perché il lato Ovest (fino a Lagoni e Lagdei) è vietato;
b) collocati SIA all’interno del confine amministrativo della Regione Emilia Romagna, SIA sulla linea di confine con le regioni confinanti (con conseguente necessità di sconfinamento per attraversarli da parte a parte);
c) aperti al transito veicolare, con esclusione quindi di quelli vietati perché, ad esempio, su strade forestali (come i famosi Foce a Giovo e Croce Arcana) e di quelli con difficoltà fuori dalla portata del motociclista medio, perché su mulattiere troppo difficoltose per bicilindriche;
Ebbene, con questi criteri di selezione, ho individuato
85 passi all’
INTERNO della Regione e
22 passi SUL CONFINE regionale, per un
totale di 107 valichi. Non pochi in effetti.
Come dicevo, il percorso, di cui dirò tra un attimo, comprende anche ulteriori
26 passi AL DI FUORI del confine regionale, inseriti per completare l’anello, attraversando quelli confinari.
L’elenco completo, in ordine di attraversamento è il seguente: in
giallo i passi all’interno del confine regionale, in
azzurro quelli sulla linea di confine e in
bianco quelli esterni.
Il passo più alto è il Passo del Lagadello (1617 metri); quello più basso è Passo Carla (193 metri). Se ne ho dimenticato qualcuno, vi prego di farmelo sapere. Sulla cartografia allegata ho rettificato, a seguito delle ricognizioni, le posizioni esatte di alcuni passi, che sulla cartografia OSM risultano (seppur di poco) mal posizionati.
La concatenazione di tutti questi passi in un anello puro, in un itinerario, cioè, che li attraversa in sequenza (da parte a parte) tutti - ma proprio TUTTI - senza mai ripercorrere nemmeno un metro dello stesso percorso, non è stata cosa semplice, come potrete immaginare.
Ne è uscita una davvero lunga e faticosa cavalcata, invero tortuosa e arzigogolata, di ben
2.500 km, e cioè questa.
Un giro bello ingarbugliato, in effetti, che consente di percorrere in lungo e in largo, per strade soprattutto secondarie, questa bella regione, da est a ovest, nella fascia appenninica (in pratica si attraversa in lungo e in largo tutto l’Appennino Tosco-Romagnolo e quello Tosco-Emiliano). Il precorso è segnato in giallo. E’ visibile anche il confine regionale in bianco.
Il percorso completo guadagna un dislivello complessivo di
49.000 metri, davvero tanti considerando le modeste altitudini e il grafico altimetrico, con violente e ravvicinate salite e discese, rende abbastanza l’idea.
Tra gli allegati alla fine di questo post trovate anche le tracce e i waypoint di tutti i passi. Le tracce sono divise per singole tappe (ossia da passo a passo). Ho scelto di iniziare il percorso dal Passo del Colombaccio, solo perché mi veniva più comodo da raggiungere, ma naturalmente si può iniziare da dove si vuole e anche seguire il senso inverso: libertà assoluta insomma.
Le tracce sono mappate su cartografia openstreetmap, come è noto la più precisa e dettagliata. Di seguito la tabella completa di tutte le tappe.
Naturalmente, anche questa volta non mi sono limitato allo studio a tavolino, ma sono andato in più riprese a verificare sui luoghi, e quindi, per dovere di documentazione, ho pure fotografato tutti i passi. Le foto, senza pretese artistiche, sono volutamente didascaliche.
E
questo è un breve filmato dove potete vedere tutti i passi, solo quelli dentro e sul confine regionale, in sequenza.
Ognuno può metterci il tempo che gli serve; personalmente, con esplorazioni parziali mirate, ho impiegato nove giorni, ma diciamo che, percorrendo circa 350 km al giorno, dovrebbero bastare 7 giorni complessivamente, guidando per 8-10 ore.
Devo segnalare che risulta piuttosto difficile superare questo chilometraggio giornaliero perché le condizioni delle strade e le continue curve impongono medie molto basse (raramente sono riuscito a superare i 35 kmh di media).
A tal proposito, come tutti sanno, l’Emilia Romagna è una regione con un substrato idrogeologico piuttosto fragile. Buona parte (e soprattutto la Romagna) è costituita da colline di argilla purtroppo propense a generare frane e smottamenti diffusi. Non è raro trovare, anche sulle poche strade statali percorse, sensi unici alternati per restringimenti obbligati di corsia (in pratica si passa da quella che è rimasta su, a fianco dell’altra franata).
Sono però soprattutto le strade provinciali (spesso ad unica corsia) e le strade comunali, che si arrampicano su crinali dimenticati da Dio, ad essere veramente
scassate e
malmesse. Ci sono fessurazioni diffuse, rigonfiamenti provocati dall’acqua che si è insinuata sotto l’asfalto ad ogni diluvio e rattoppi a profusione. Alcune sono talmente distrutte da risultare praticamente sterrate.
Insomma, è una guida veramente faticosa e poco divertente, ma il paesaggio e i panorami sono tali da far superare ogni comprensibile incertezza.
Spesso si trovano divieti di transito, più o meno provvisori, messi lì per sollevare le amministrazioni locali da responsabilità: in pratica si aggiusta quel che si può alla bell’e meglio e poi si mette la segnaletica di divieto. Quindi tutti passano tranquillamente perché si tratta di strade che sono l’unica via di collegamento tra un paese e l’altro. Mai nessuno mi ha detto che non si può passare, anzi.
Solo se la strada è effettivamente intransitabile (perché crollata di brutto), allora viene sbarrata completamente. Il percorso ovviamente non passa da strade chiuse perché crollate, almeno al momento delle mie ricognizioni (estate 2023 e 2024). In ogni caso si trovano bypass alternativi.
Su 2500 km incontrerete circa un centinaio di strade bianche, con grado di difficoltà tra il facilissimo e il facile, percorribili con qualsiasi bicilindrico.
L’unica eccezione è il
Passo del Saltello: si tratta di 13 km sterrati con pendenze moderate nel bosco, che presentano però radici e sassi piantati oltre a qualche pozza di fango in funzione delle piogge. Questo, è l’unico tratto sterrato che mi sentirei di sconsigliare a chi non ha proprio mai messo le ruote sulla terra.
Nel senso del percorso proposto, salendo da Barga, poco dopo il paese, ma ancora su asfalto, troverete un cartello di divieto di transito con l’indicazione “salvo autorizzati”: in realtà si tratta della strada asfaltata che porta al Rifugio Giovanni Santi, che tutti raggiungono pacificamente in macchina.
Al rifugio inizia lo sterrato che porta al Passo del Saltello, e qui non c’è alcun segnale di divieto. Il gestore del rifugio mi ha confermato che la strada è aperta al transito veicolare. Trovate nuovi di pacca i divieti solo sulle deviazioni forestali che si diramano dal percorso principale, che però a noi non intessano. Lungo detto percorso– come detto - non ci sono divieti. Solo al suo termine, e precisamente al Passo del Lagadello (dove riprende l’asfalto), se vi girate indietro, vedrete il divieto con l’indicazione “pista forestale chiusa”, eccetto autorizzati” e “strada non collaudata”. Questo divieto è visibile però solo se fate il percorso in senso contrario e, a mio parere, è stato messo per evitare che qualcuno sia tentato di infilarcisi in macchina (dato che il primo pezzo è facile), senza poi possibilità di fare dietro front.
Quindi, in conclusione, si tratta di una cavalcata regionale appenninica lunga e piuttosto faticosa da guidare, su strade spesso malmesse che impongono andature da bradipo. Però forse è qui che sta il bello, perché, alla fine della fiera, si gironzola in lungo e in largo, ma soprattutto in su e giù, per questa bella regione, dove tra l’altro si mangia benissimo ovunque. Se ci aggiungiamo che il traffico, da queste parti, anche in pieno agosto, è praticamente inesistente, è pure un’occasione di destressamento, di questi tempi, almeno per me, assai salutare.
QUI potete scaricare, in unico file compresso, tutti i
files di riferimento.
Al di là di tutto spero di aver dato il mio piccolo contributo per approfondire la conoscenza di questa regione. Diciamo che mi sono applicato meglio che ho potuto, per cercare di fare qualcosa di
nuovo e unico.
Che altro dire? Se c’è almeno uno di voi che prende coraggio di cimentarsi a ripetere questa insensata impresa, gli offro uno gnocco fritto al Valico di Petrella…
Massimo Adami