Racconto di-vino.
Mi chiamo CIRO’, figlio di PINOT DI PINOT e fratello di GAVI DI GAVI.
Un giorno camminavo con un PRIMITIVO DI MANDURIA per le campagne di CASTEL DEL MONTE quando vidi sotto un SALICE SALENTINO una VERNACCIA di facili costumi che urlava ad un GRECO DI TUFO:
“Non faccio REMOUAGE con te, non sono la tua SCHIAVA. E poi sei BRUT, ce l’hai PICOLIT, VERDICCHIO e con una RIBOLLA GIALLA”.
Io ero PIGATO in due dal ridere quando lei si accostò a me e con aria CORTESE e con tono SOAVE mi disse FIANO:
“Mi fai vedere il tuo ZIBIBBO?”
Vergognandomi come un VERMENTINO calai il BRACHETTO.
“GEWURTZTRAMINER!” esclamò lei.
“Questo si è un bell’ARNEIS! Affascinante come un BOMBINO BIANCO e vigoroso come un NERO DI *****”.
A quelle parole diventai tutto ROSSO CONERO, ma lei testarda come un MULLER THURGAU mi prese con DOLCETTO la mano e mi portò a SAN COLOMBANO.
Lì, dietro un TORRE QUARTO, mi offrì la sua VALPOLICELLA che gustai più e più volte.
Dopo un po’, ormai PASSITO, mi addormentai.
Un colpo di CANNONAU che annunciava il transito a passo di marcia di una FALANGHINA armata di solo SCHIPPETTINO, e il verso di uno spaventato CORVO DI SALAPARUTA mi svegliarono.
Ma lei non c’era più.
Un suo biglietto, con accanto una profumata FREISA, mi avvertiva che era tornata in FRANCIACORTA da suo marito, un TEROLDEGO ROTALIANO dal passato REFOSCO e dai modi un po’ LAMBRUSCHI, da cui aveva avuto tre figli: BRUNELLO, BARBERA e MALVASIA.
Immediatamente saltai in groppa ad un MORELLINO DI SCANSANO e lo lanciai al GAGLIOPPO fino a che non fu SFURZAT.
La cercai a ORVIETO, a FRASCATI, a MARSALA, dappertutto ma….invino, pardon, invano.
Questa meravigliosa DONNA FUGATA mi aveva lasciato l’AMARONE in bocca.
Affranto tornai a casa e davanti al ritratto di SANGIOVESE, disperato CHIANTI tutta la notte.