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Vecchio 03-01-2014, 15:59   #1
briscola
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predefinito L'Islanda del kaiser

Il kaiser è un mio carissimo amico Sereno Innocenti

Ripropongo questo bestseller d'annata se permettete

“Cronaca di un viaggio in Islanda”
17 Agosto – 02 Settembre 2002


Moto: Bmw r1150 gs Adventure, Bmw r1150gs, Bmw r1100rt, Bmw r80gs, Bmw r45, Bmw k1200rs.
Partecipanti: Filippo (briscola), Giovanni (Iago), Roberto (il pantofola), Giancarlo (lo zio), Sereno e Stefania (il kaiser e il suo zainetto), Vittorio (Orio).
Nazioni attraversate: Italia, Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania, Danimarca, Norvegia, Islanda, Danimarca, Germania, Austria, Liechtnestein, Svizzera, Italia
Chilometri: 6500



La partenza sabato 17 Agosto km. 895
Sono circa le 6.50 quando sulla sopraelevata in direzione della Lanterna inquadro nello specchietto retrovisore di sinistra del mio R45 il muso della potente GS 1150 Adventure di Filippo. Mi appare tra le sfumature della carena della Rs 100 di Anselmo, che mi fa da “rimorchiatore “ per il fatidico appuntamento : ore 07.00 ingresso ex strada camionale con sfondo della Lanterna. Alla spicciolata arrivano tutti: Roberto R1100Rt . Giovanni Gs1150, Giancarlo Gs80, e Orio K1200rs. Foto di rito scattate da Anselmo e il colonnello (papà di Giovanni), che ci salutano con un augurio. Dei 914 circa km percorsi i primi 30 sono i più fastidiosi. Busalla si presenta infatti nebbiosa e fredda, mentre il sole caldo illuminerà la Svizzera verde e l’immensa Germania. Un’adesivo sulla motovaligia di Roberto scintilla di luce ed è il memento del precedente raid Genova-CapoNord. Pernotteremo a Fulda discutendo di musica, soprattutto ricordando il 25° anniversario che ricorre quest’anno della scomparsa di Elvis Presley.

Fulda, 18 Agosto km. 967
Con i cinque rabbocchi percorriamo 886 Km iniziando nel picnic a dar fondo ai salami e salumi del’amico Angelo. Anche questa seconda giornata è uno splendore. Parenti ed amici a casa saranno tranquilli, dopo le catastrofiche alluvioni che hanno devastato im questo anomalo agosto la Germania tracimando i suoi fiumi nella piana di Passau. In un’area di servizio conosciamo un ginecologo tedesco Christofer laureatosi a Firenze, amante dell’Italia , ma non dei suoi sistemi, esercita infatti la sua professione a Colonia. Ci saluterà assieme a tutta la sua famiglia, facendoci vedere che ha attaccato il nostro adesivo di club sul lunotto posteriore della sua 320 Touring. Con il carico da vacanza estiva la macchina sembra una pubblicità è infatti posteggiata accanto ad un meraviglioso R90S Daytona di un gruppo di Tedeschi. La mia moto raggiunge la Danimarca mantenedo la mia posizione di formazione (2°posto), ma ha problemi di benzina, di carburazione di candela. All’imbarco raggiungiamo Hirstals per salpare alla volta della Norvegia ed entriamo nella cittadina dopo una pizza consumata in un costosissimo ristorante italiano gestito da un sardo “ con una faccia da faina furba ed intelligente”.






A volte ci sono immagini che danno inquietudine: quella sera, mentre ci accingiamo ad affrontare il rondò delle tipiche rotatorie nordiche, una caddilac rosa cigola ed ondeggia dolcemente sulle sue sospensioni ed entra nella scia. Il non riuscire a vedere chi guida quell’automobile……mi fa pensare al soprannaturale a qualche cosa di strano, ma nella bella cabina divisa con Stefania e Giancarlo mi addormenterò senza cattivi pensieri.

Kristiansand, 19 Agosto km. 525
I cattivi pensieri invece si rifaranno vivi in questa giornata, in cui, per la prima volta, il mio R45 partito da Genova con 191.488 Km di servizio attivo dovrà fermarsi all’officina Bmw di Kristiansand. Ma come spesso sostengo il fatto tecnico non esiste confortato dal gruppo mi accingo a dimenticare mangiando la mia razione di spaghetti cucinata fuori dall’officina, tra le betulle del fiordo e osservando il festoso gioco degli splendidi bambini biondi di un grazioso asilo danese. La meravigliosa strada che ci porterà fino a Bergen mi rilassa con gli scenari sconfinati di un inaspettato altopiano. Verso il tardo pomeriggio ci dobbiamo coprire un po’ di più ma la cena a base di risotto ad Hauckeland ci rinfrancherà e sarà di complemento al calore dell’allegra compagnia.

Hauckeland, 20 Agosto km. 50
Già la vista della splendida Bergen, mi fa dimenticare il boxer abbandonato a circa 500 chilometri di distanza ed in questa uggiosa mattinata sentiamo il vociare dei tantissimi turisti italiani che visitano questa città. Non amiamo molto questa tipologia di turismo, preferiamo gli indigeni del posto anzi nell’ascensore del silos, dove abbiamo ricoverato le cinque bmw, “combiniamo un incontro” tra Giancarlo ed una norvegese, che sembra abbastanza interessata ad accompagnarlo nel suo prossimo Top Dream in Perù.
Pranziamo con dei panini a base di ogni sorta di pesce fresco ed essiccato (balena) preparati da una simpatica neo-laureata fiorentina (Marta) che dentro la sua grande salopette di gomma è a guadagnarsi il soggiorno in Norvegia. Ci imbarchiamo sul mastodontico traghetto “Norrona” con la seguente formazione. In una cuccetta: io, Filippo, Giovanni, Roberto, in un’altra Stefania con una tranquilla ragazzina straniera, Giancarlo è solo, Orio con un biker puzzolente. Durante la navigazione cominciano le letture (Storie di case di Roberto Maestro), poker, birra e musica di una caratteristica Jam-session delle Shetland dai variegati orchestrali. Ceniamo allo sciapo buffet e qualcuno comincia ad accennare al mal di mare. Restiamo comunque desti fino alle 2.30 quando costeggiando le isole Shetland lo stereo della birreria intona “Image” di John Lennon. Ci coricheremo alle 3.00, in fondo domani ci possiamo permettere di alzarci alle 10.00.

Torshavn, 21 Agosto
Oggi navighiamo in un mare tranquillo, sbarchiamo alle isole Faroer alle 15.00 e in un tipico pub dagli infissi di legno scuro e dal tetto a falda con relativo prato soprastante facciamo uno spuntino con la squisita e ben speziata carne di pecora. Salpiamo, la navigazione nell’arcipelago è meravigliosa, gli scenari sono veramente da mozzafiato. Il piccolo porticciolo dalle barche a prua rovesciata tipo drakkar vikingo perde la sua consistenza sull’orizzonte per disseminare le sue case con le facciate dai colori sgargianti nella più immensa solitudine del territorio. Questi si impone sull’oceano, con tutta la sua mastodonticità e nelle forme più strane; come una perfetta piramide che sembra imporre la sua naturale geometria a quella costruita dall’uomo in terre ben più lontane come l’Egitto o il Messico. Questo spettacolo ripagherà la monotonia che ci riserva la lunga navigazione.



Seydisfjordur 22 Agosto Km.220
Seysfiourd è lo spettacolare e singolare porticciolo che accoglie il nostro sbarco in Islanda. Dalla banca locale dove cambiamo gli europei euro in corone, (come è difficile mettere d’accordo l’umanità, soprattutto quando si tratta di denaro!) la nave ci sembra attraccata in un prato verde. L’Islanda ci attende, battezzando i motociclisti e i due neo passeggeri (Io e Stefania) con i suoi primi sterrati: fango ghiaino e ghiaione. Sarà questo soltanto il preludio dei tanti chilometri di sterrato che ci accingeremo a percorrere. La natura si palesa nel suo più grande splendore alle Detifoss e la solitudine di un paesaggio antropizzato trova invece il manifesto a Kopaskèr, tranquillissima cittadina all’estremo nord dell’Islanda con 130 abitanti di cui alcuni infreddoliti si divertono a mini golf altri sono piccoli pescatori di sette otto anni. Ci mostrano il loro pescato mentre una cinguettante tailandese ci apre le porte dell’unico ostello: è solo 7 posti ed è vuoto è quindi tutto per noi. Cuciniamo uno dei tanti pacchi di pasta (dodici chilogrammi in tutto) portati assieme ai 7 litri di sugo preparati da Giancarlo dall’Italia. Oltre la musica degli U2 che uno stereo ci consente di ascoltare abbiamo la possibilità di vedere la tv, ma preferiamo ascoltare Filippo al pianoforte. Questa si che è vita e soprattutto relax,

Kopaskèr 23 Agosto Km. 530
Percorriamo circa 500 chilometri tra vulcani e paesaggi lunari per raggiungere Akureyri. Sulla ring road N.1 che cinge idealmente tutta l’isola incontriamo singolari rifugi per i malcapitati che ne dovessero usufruire in caso di necessità. Sono forniti di posti letto, dove teneramente abbracciati ci sono maglioni e calze maglie sia nelle taglie da uomo che da donna. All’interno del rifugio la radio per le S.O.S, all’esterno scheletri di pecore è l’immensa distesa grigia di un paesaggio vulcanico. Picnic alle ridenti cascate di Godafoss e visita al lago Myvtan dove la lava miracolosamente si arrestò soltanto davanti alla chiesa dai colori pastello e dall’aguzzo campanile. A tarda serata raggiungiamo uno sperduto ostello che non avendo consultato l’elenco posseduto da Giovanni, troviamo chiuso. Siamo stanchi, e un po’ sfiancati ma la buona sorte ci aiuterà. Dormiremo meravigliosamente bene nella scuola di Holàr e nella calda piscina della stessa possiamo balneare…..e per la cena? Niente paura la bionda e timida ragazza islandese alla reception ci concede l’uso della pulitissima cucina professionale dove con tanto di cappello da chef possiamo preparare il consueto ma tanto apprezzato “italian food”.

Holàr 24 Agosto Km.330
Ripartiamo in una mattinata un po’ piovosa e fredda e l’indecisione è quella se visitare i fiordi del Nord-Ovest oppure no. Rinunceremo per Reykjavik. Il paesaggio peggiora in prossimità della capitale, che a mio avviso si manifesta come la peggiore di tutto il nord Europa in questi due anni da noi visitato. Più fortunati dei “due emiliani per caso” che più tardi conosceremo, non spendiamo l’ex milione di lire per una notte, perché ci accomoderemo nelle brandine del sottotetto di un un’albergo pomposamente chiamato Garden Hotel. L’acqua delle docce è bollente caldissima e puzzolente per via dello zolfo, laverà e levigherà i nostri corpi, che nella sera vestiranno di abiti civili per cenare in un tipico ristorante. Il salmone ai ferri è il piatto del giorno.






Verso l’una il locale si trasformerà invece in un covo di schizzata gioventù frutto di una provinciale globalizzazione. Anche se l’estremo provincialismo lo troviamo nella via principale del centro dove brutti negozi vendono vestiti color nostalgia, uno di questi vende squallide cosette sexy e l’oreficeria Rolex mischia i suoi pezzi con strani e orribili giocattoli per bambini.Le grandi anatre del parco hanno ormai conficcato il becco tra le ali e nel loro naturale equilibrio, dormire cioè su una zampa sola altro non sono che il suggerimento per fare altrettanto in questa serata: riposarsi.

Reykjavik 25 Agosto Km.180
Cerchiamo di lasciare la capitale, districandoci tra l’orrenda periferia, fatta di condomini, in commistura con pseudo ville all’americana, che si affacciano su un mare grigio, quando veniamo riportati sulla ring road da un eccentrico harleysta. Tanto per identificarlo, calza un elmetto “fritz” della seconda guerra mondiale e la sua frangiata 1343 è targata “The One”. Ci lascia con una sgasata alla tanto desiderata da Giancarlo Laguna Blu. Informatizzata nella sua organizzazione è frequentata dai classici torpedoni di turisti da tutto il mondo, tutti diversi ma tutti uguali, quando si cospargono il viso del fango bianco tra i fumi e i soffioni che scaldano l’acqua fino a raggiungere la temperatura di 40°. Oggi la tappa è stata forse la più breve, 150 Km di cui molti nell’immancabile sterrato. Pernotteremo ad Arnès.

Arnes 26 Agosto Km. 220
Durante la giornata, battuta da una fitta pioggia facciamo un tentativo per contattare l’assistenza Bmw ma in Islanda non è facile mantenere la linea soprattutto con un cellulare. Visitiamo i geyser e l’orrido della spaccatura della crosta terrestre. Per questo singolare fenomeno geologico, forse ci sarebbe di aiuto, il professore giapponese, il buffo e nevrotico orientale che incontreremo e conosceremo all’ostello al nostro rientro. I 250 km di oggi sono stati “bagnati” quasi nella loro interezza.

Arnes 27 Agosto Km.190
Difficile per me sarà dimenticare questa giornata, nella quale, come sosterrà Giovanni “tutti hanno avuto bisogno di tutti”. Partiamo in direzione di Landammanalagaur. Giancarlo da lì a breve accusa sempre più il suo mal di schiena e da passeggero mi ritrovo nuovamente pilota ma per uno stradista come me non è stato facile affrontare i 110 km di sterrato con i relativi guadi fino a metà gamba, nei quali tutti ci siamo coperti di gloria e per sempre negli spettacolari valloni, dove il paesaggio alterna i suoi fenomeni orografici, echeggeranno le nostre voci ed i nostri incitamenti. Ho un piccolo rimpianto infatti, non aver portato a casa quella radice secca e sbiancata che in un impeto, ho brandito come una spada. Potrò comunque d’ora in poi fregiare il mio gilet di club con una croce celtica. In tarda serata a Flaga, nei pressi di Vik, prima del meritato riposo, l’abbraccio di tutti noi ed i complimenti dal nostro tour-leader. Filippo il migliore di noi.











Flaga 28 Agosto Km.420
Il trasferimento di oggi è veramente impegnativo, soprattutto per il maltempo che ci accompagnerà per tutta la giornata, con temperature attorno ai 2 gradi. Quando nel freddo ci appare quello che senza ombra di dubbio è il ghiacciaio più grande d’Europa. Minaccioso cola il suo gelido carico di ghiacci perenni verso il mare gelato. Increduli e con fare circospetto ci avviciniamo verso uno dei tanti pannelli che fungono da mappa cartografica e danno interessanti informazioni. Non sarà difficile capire che cosa sono quelle due enormi putrelle d’acciaio avvitate su se stesse come se un gigante ci avesse giocato con le mani. Sono quel che resta del viadotto della ring road che soltanto nel 1996 il ghiacciato si è inghiottito. Come predetto la natura e soprattutto la sua incommensurabile forza sia espressiva che fisica sono il “granus salis” di questo viaggio. Dopo gli iceberg, che con sordi rumori si staccano spingendosi verso il mare superiamo le montagne dalle incredule pendenze del 16%. Sono alla guida del GS di Giancarlo, al quale ho ammaccato la valigia, il paracilindri e la freccia in uno scivolone. Le sue bandierine metalliche preziosamente conquistate lo scorso anno in un viaggio attraverso i paesi dell’Unione Sovietica, resteranno per sempre sparpagliate su quel ghiaione islandese. Facciamo sosta in due piccolissime casette. 4 posti ognuna e nuovamente si cala la pasta. Era da quando praticavo il karate che non mi sentivo così scassato. Le botte comunque tu le prenda prima di addormentarti si fanno risentire.

Diupyvogur 29 Agosto Km.130
Partiamo con un feroce alzabandiera: 05.15. Il mio impegno per portare il ferro di Giancarlo dentro la pancia della nave è di soli 130 chilometri, ma di una strada orribile che a noi tutti, Filippo da buon comandante tiene nascosta. La varietà di sterrato ci impegna per due ore e mezza. Ho ancora negli occhi un lunghissimo rettilineo che sembrava letteralmente bombardato. Le buche dagli svariati diametri spruzzavano acqua e fango nell’inevitabile passaggio dei pneumatici ormai scalettati dal viaggio. Arriviamo con largo anticipo (09.30) all’imbarco, sporchi da non credere compresi i due passeggeri (Stefania e Giancarlo) che sembrano essere scivolati in un fangoso fosso. Vestiti come guerrieri e ammirati come eroi ci mischiamo ad un traffico in sosta fatto dai più incredibili fuoristrada. Le moto, nella loro insolita veste infangata fanno però la più bella figura. Ci imbarcheremo e alloggeremo in una cabina dell’ultimo ponte. E’ una cabina cuccetta da nove posti. I nostri sette bagagli tecnici si aggiungono dunque agli enormi zaini altri due escursionisti. Quando mi affaccio alla cabina ho la sensazione di essere imbarcato su un sommergibile, ma qualsiasi natante a questo punto va bene. Alle 11.00 si salpa per l’Europa, dove sono le 13.00 p.m.

Isole Faroer 30 Agosto
Ci svegliamo all’alba quando la nave ha attraccato alle Faroer, ma la voglia di un altro pasto con la carne di pecora dobbiamo soffocarla con una colazione a base di dolci, il vecchio pub è infatti chiuso. Riprendiamo la lunga navigazione. Finisco di leggere il mio secondo libro, “Save private Ryan” mentre Stefania è atterrita dalle crudeli pagine di “Hannibal”. Costeggiamo le Shetland che si posano sul mare come una sfinge acefala dietro uno splendido tramonto. Non mangiamo molto e ci accingiamo a trascorrere la seconda notte a bordo super cullati da un mare tempestoso.







Hanstolm 31 Agosto Km.190
Sbarchiamo in Danimarca con un’ora e mezza di ritardo, dopo l’attracco avvenuto alle ore 16.00. Ci vestiamo sul molo spazzato da un vento fortissimo che ripulisce questo cielo del Nord. Dopo circa 200 chilometri lasciate le splendide villette che fiancheggiano Hanstolm, pernottiamo in un bellissimo campeggio tra i laghetti di Viklund. Si butta l’undicesimo chilo di pasta in una cucina comune pulitissima ma dove tassativamente un cartello ammonisce e vieta la pulizia del pesce. Della riserva viveri non resterà che un chilo di pasta e un pacco di caffè, il sale, pochissimo zucchero e le briciole della frutta disidratata. Tonno. Tisane, vino Matheus, limoncello, morbida grappa toscana e ogni altro genere di conforto è stato consumato, bruciato dai nostri fisici, sottoposti ad ogni genere di sforzo….escluso naturalmente “la libido” che con grande forzatura era stata azzerata.

Viklund 1 Settembre Km.1100
E’ il primo di settembre e a me sembra d’essere via da un anno. Lunghissima tappa di trasferimento di 1100 km fino a Senden nei pressi di Ulm. Attraversiamo tutta la Germania sotto un bel cielo e da dentro il mio casco sempre alla guida del Gs penso a mille cose, mentre il traffico tedesco viaggia con un ordine a volte inquietante: come la formazione di macchine uguali, nella marca, nel colore e nell’incredibile progressione dei numeri di targa. E’ dalla prima giornata del viaggio che non ci infiliamo nelle lenzuola di un letto vero e per questa notte lo faremo in una Gasthof gestita da una famiglia greca. Nell’attiguo ristorante ceniamo a quattro ganasce le specialità elleniche nella cornice dell’arredamento più chic.

Senden 2 Settembre Km.640
In una mattinata un po’ bigia ci svegliamo per far tappa sul San Bernardino. Mangiamo al Ristorante serviti e riveriti da Lourdes una modesta camerierina alla quale facciamo complimenti ruffiani. L’aria di casa è vicina e la malinconia è sottolineata da un vecchio successo di discoteca degli anni settanta. Il gruppo in un gioco di numeri, passa il confine alle 16.00, scioglie il solista Roberto all’autogrill del Passo del Turchino alle 19.00, facciamo un altro chek point nel garage dello sceriffo Giancarlo alle 19.30, dove Stefania ed io ci riprendiamo i bagagli che erano stati disseminati sulle moto di tutti. Apro la porta della casa genovese alle 20.30 e non mi è ancora passato “u magùn”*, che non nascondo ho provato, quando a lungo ho salutato la mano guantata di nero di Roberto che imboccando l’autostrada di ponente ci salutava, o quando Giancarlo scendendo, ordinato e dolorante dal taxi che assieme abbiamo condiviso fino a Piazza Portello a Genova ha detto ciò che ognuno di noi ha reciprocamente detto agli altri: “grazie di tutto”.


u magùn (il magone), termine di origine genovese per indicare malinconia, sgomento, inquietudine, derivante da Magone fratello di Annibale che durante le guerre puniche sbarcò in Liguria e ridusse a ferro e fuoco la regione.


Testo a cura di Sereno Innocenti








Notizie Utili: Abbiamo dormito prevalentemente in Ostello grazie alla tessera fatta in Italia prima della partenza dalla Associazione Ostelli. Prezzo medio 1200/1400 corone pari a 15 Euro (1 Euro = 82 corone). Ottime anche le scuole che mettono a disposizione aule attrezzate di materassi, prezzi 1000 corone. Probitivi gli alberghi e i ristoranti. Spesso abbiamo cucinato con pastasciutta e sughi portati dall’Italia. La vacanza non è costata più di 1700 Euro a testa calcolando che la nave è costata mediamente 650 Euro a testa andata/ritorno sistemazione cuccetta.
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Non c'e' strada che porti alla felicita': la felicita' e' la strada....
Filippo Obsoleto D.O.C.G.
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