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Da Walwal il Forum originario dove si parla di argomenti che riguardano il mondo Motociclistico e di argomenti correlati , la politica e gli OT sono banditi. Il Bar è intitolato al nostro caro amico Walter.


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Vecchio 05-09-2005, 19:06   #1
Guanaco
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Angry Scene allucinanti da Livigno... (very long)

Come ho già scritto più volte, ABORRO i 'gitanti' che vanno e vengono da Livigno, impestando le montagne della Valtellina e dei Grigioni italiani (Svizzera) per i loro giri demenziali. Non insisterò su questo punto, perché mi pare che il tema sia trito e ritrito. Però, ho un bel raccontino da esporvi che forse qualcuno troverà criticabile, ma che io ritengo molto gustoso, anche perché mi ha visto parzialmente protagonista.

Dunque, ero a bordo niente popò di meno che di una Porsche di un amico svizzero (come passeggero), nonché appassionato di ciclismo. Stavamo tornando da Guarda (posto meraviglioso) nell'Engadina (direzione Austria), percorrendo il passo del Bernina. Traffico fluido e scarso... finché non arriviamo alla Forcola dove ci sono i soliti fastidiosi 'gitanti' di Livigno che, dopo essersi fatti pelare dai bottegai del luogo e non aver fatto nemmeno due passi in montagna, se ne tornano a casa con mogli isteriche, suocere inciabattate, figli urlanti e bagagliaio pieno di alcolici. Sono colonne inaudite di auto italiane targate Milano, Pavia, Torino, Savona, Sondrio, etc.

Dovete sapere che questa moltitudine ronzante è composta da guidatori per lo più scarsi e pericolosi. Si tratta di imbranati che viaggiano spesso oltre la mezzeria, scendono a scatti e, di solito, con i freni tirati per km e km, tanto che la puzza delle pastiglie si sente fino nella ionosfera. I motocilcisti non sono da meno. Capita di trovare macchine ferme e quasi di traverso dopo un tornante, con i lampeggianti accesi, perché l'imbecille di turno vuole scattare una foto panoramica. E via di questo passo... E sono pure arroganti... Le autorità svizzere sono piuttosto innervosite e quest'anno c'è stato anche un dissidio con l'organizzazione del Giro d'Italia che sarebbe dovuto passare da quelle parti. Ma questo è un altro capitolo.

Vediamo la fila e, vabbé, ci mettiamo l'anima in pace. Non è il caso di sfruttare la potenza della Porsche per arrivare qualche minuto prima. Primo inconveniente: un imbecille in moto supera in curva un camper tedesco che sale, ma allarga troppo e quasi sale sul cofano della Porsche. Il mio amico inchioda (mazza che freni!) accosta più che può sulla destra, quasi rischiando di grattare contro la roccia. La moto ci fa il pelo e si scompone. Il tipo sbanda, ma non cade, arriva lungo su uno spazio di fuga con del terriccio e solleva un nugolo di polvere. Ancora un po' e volava giù. La moto si spegne: è una CBR, la targa è di Milano. Scendo dalla Porsche e faccio per andargli incontro, ma il tipo rimette in moto e parte (in seconda per errore). Non si scusa nemmeno. Se ci veniva addosso ci facevamo male pure noi.

Arrivo al secondo inconveniente. A un certo punto raggiungiamo un ciclista. I cilcisti appassionati non sono affatto lenti in discesa, anzi, vanno pure più delle auto. Ma quello era un falsopiano e quindi più di 35km/h circa non sono facilmente fattibili per un passista. Il punto è che il ciclista stava a circa mezzo metro dal bordo della strada. Perché? Il mio amico della Porsche me lo spiego, ma ci sarei arrivato da solo, avendo anch'io praticato un po' di ciclismo. Chi pratica quello sport conosce bene il motivo: se stai del tutto accostato le macchine ti superano e 8 su 10 ti stringono, rischiando di farti cadere. In sostanza, il cilcista faceva benissimo a tenere quella posizione di conserva, anche perché il flusso contrario non era irrilevante e in certi punti il suo soprasso sarebbe stato realmente pericoloso per la sua incolumità.

Senonché la macchina che avevamo davanti e che era a ridosso della bicilcetta, un'Alfa GTV nuova targata Pavia, non ne voleva sapere di starsene dietro, aspettando la condizione per sorpassare in sicurezza. Il conducente comincia a strombazzare con insistenza crescente e si avvicina pericolosamente col muso al ciclista, uno svizzero-tedesco (le bici hanno una piccola targa), rigorosamente con elmetto (a differenza dei cilisti italiani). Lo svizzero s'infastidisce e fa un gestaccio. L'italiano, a sua volta, s'inviperisce e con una manovra allucinante lo affianca, stringendolo contro un muro. La moglie o la fidanzata urla qualcosa dal finestrino, mentre la macchina e la bici procedono in parallelo. Osserviamo la scena inorriditi.

Il ciclista a un bel momento prende la borraccia e la spruzza con un getto a 10 bar contro il faccione della donna, colpendo probabilmente anche il conducente. L'auto sbanda, ma subito si riprende. Il ciclista intuisce quel che vuol fare l'italiano e si arresta di colpo. Infatti, l'Alfa punta il muso sulla destra, quasi a stendere il ciclista che, però, è rimasto saggiamento dietro. Ci fermiamo tutti. L'alfista esce. E' il classico tamarro, un tipo nervoso sui 30 anni. Va verso il ciclista che si regge al muro. Comincia a spintonarlo. Il ciclista, sui 50 anni, è un po' impedito dall'aggancio delle scarpette, ma quando scende dalla bici risulta di una spanna più alto dell'altro e decisamente più massiccio. Scende anche la donna con i capelli fradici, urlando improperi di ogni genere. Dietro cominciano a strombazzare. Imbecillità sopra imbecillità.

Lo svizzero-tedesco, bontà sua, lascia perdere. Se fossi stato in lui avrei preso le teste di moglie e marito e le avrei sbattute una contro l'altra. Sono talmente incavolato che mi tremano leggermente le mani (sono un po' emotivo, lo ammetto). L'alfa parte sgommando. Mettiamo anche noi i lampeggianti e ci accostiamo al ciclista per sincerarci se sta bene e a avere qualche ragguaglio. Ma tanto abbiamo visto tutto. Dietro uno continua a suonare. Vedo dietro il vetro un tipo che sbraita. Poi caccia la testa dal finestrino, dicendoci che non siamo i padroni della strada solo perché siamo su una Porsche (cosa c'entra?). Gli dico che non è a casa sua, né nel suo paese e che quindi deve strarsene al suo posto. Mi lancia offese che non hanno altra conseguenza che un ulteriore sosta della Porsche per bloccarlo. Non ne posso più. Il mio amico svizzero sulla Porsche mi dice: adesso ci penso io.

Partiamo e in due tornanti raggiungiamo l'Alfa del tamarro che pensa che vogliamo ingaggiare una corsa. Guida malissimo e quindi il mio amico si distanzia per non spingerlo in errori, coinvolgendo terzi. Prende il cellulare e chiama la Polizia Grigionese. Da Samaden gli passano Poschiavo a una ventina di km dal confine italiano. Risponde un suo compaesano, dunque un poliziotto che conosce benissimo. Gli espone i fatti e segnala sia l'Alfa che l'auto dello strombazzatore dietro di noi. Arriviamo a Poschiavo dove finalmente possiamo gustare un lieto epilogo.

Posto di blocco a S.Carlo. Ci fermiamo anche noi. L'Alfa è già sotto ispezione, così come il conducente, la donna e i relativi documenti. Viene fermata anche la Marea di quello che suonava. Nel frattempo vengono fermate anche tre moto per guida pericolosa. Fioccano multe mostruose. Un motocilista alza la voce. Il poliziotto non risponde, ma all'ennesimo improperio gli dice a due millimetri di distanza che se dice ancora una parola lo schiaffa dentro. L'idiota si ammutolisce e si tiene la rabbia dentro, oltre che la multa.

L'ispezione alla Marea rivela gomme totalmente usurate (tipico). Morale: auto sotto sorveglianza sino al cambio gomme. Viene chiamato un carro attrezzi che si porta via la Marea sotto lo sguardo di una famiglia costretta forse a pernottare in luogo. Fisso il conducente con immensa gioia e gli dico a bassa voce: "Non suoni più adesso?" In quel momento, ironia della sorte, passa il ciclista. Ci fa un cenno di saluto, ma non si ferma. Avrebbe potuto sporgere denuncia: aveva almeno noi due come testimoni. Forse pensava alla borraccia...

In effetti, il poliziotto (facendo un po' di scena, ma era più che giustificato) ci chiede se abbiamo notato la guida pericolosa dell'alfista. Gli rispondiamo sì, eccome e descriviamo l'accaduto. Dopo un breve verbale ci chiede se possiamo recarci l'indomani al posto di polizia per un riscontro. Certo che possiamo, gli rispondiamo. Ci prega poi di andare, di non sostare in quello spazio di controllo. Ce ne andiamo, ma l'indomani veniamo a sapere che i due sono stati trattenuti per accertamenti per oltre 4 ore. Poi sono stati rilasciati. Peccato solo che non ho visto la loro faccia...
 
 


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