Pivello Mukkista
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Se può servire, eccoti alcune note sul viaggio fatto lo scorso anno in Turchia con l’aggiunta di personali riflessioni a commento dei luoghi attraversati.
Sì, è stato davvero un bel viaggio, vario, con curiosità diverse da soddisfare, tanto che, come sempre più spesso accade al momento del rientro, all’appagamento dell’esperienza fatta si accompagnano appetiti venuti dal tempo trascorso sempre troppo rapidamente. D’altronde, anche se è facile dimenticarsene, è l’unica vera risorsa scarsa nella vita. Bene, il viaggio in pillole. Attraversata la Grecia tutto d’un fiato, ci siamo fermati per una sosta notturna poco prima del confine turco, immediatamente dopo Alexandroupoli. Brevi note di commento. Dal nostro punto di vista, il fascino della Grecia, più che delle tanto animate quanto impersonali località turistiche interne, vive della tipica architettura insulare impreziosita dalle nostalgiche quanto ritmate suonate di mandolino. Al di là di queste considerazioni, lo scalo tecnico prima del confine ha reso più digeribile gli oltre 1000 km che separano Igoumenitsa da Istanbul consentendoci di affacciarci a quello che, di fatto, è stato il nostro primo giorno di viaggio. La mattina dopo, superate abbastanza rapidamente le rituali formalità doganali, eccoci arrivati alla volta di Istanbul. L’idea di peregrinare alla ricerca di un hotel all’interno di una megalopoli di circa quindicimilioni di abitanti, nelle varie fasi di programmazione del viaggio, ci ha fatto preferire la preventiva prenotazione della stanza ad una ricerca pericolosamente affannosa, anche in considerazione di armi e bagagli al seguito a rendere più digeribile la ghisa del GS. A dirla tutta, Istanbul con Goreme, successiva tappa del tour, sono state le uniche località dove avevamo comunque ritenuto di predeterminare la durata della nostra permanenza, lasciando al resto del viaggio quei gradi di libertà che forniscono la sensazione di vivere comunque, al di fuori di un percorso troppo standardizzato, quella che è pur sempre una vacanza. Strategica la scelta del quartiere. Essere a Sultanahmet ha consentito, nei quasi tre giorni di permanenza, di visitare molto agevolmente la Moschea Blu, Santa Sofia ed il vicino Gran Bazar che, nella sua composizione di colori e di odori, continua a fornire l’immagine più umana di quello che nelle nostre economie di mercato è stato dimenticato: il contatto attraverso la negoziazione, la formazione dei valori. Un gioco da ragazzi è stato raggiungere anche il vicino approdo dove immediatamente siamo stati “adescati” per una minicrociera sul Bosforo. Dieci lire a testa (circa 5 euro), sono bastate per consentirci di solcare, seppur molto idealmente, la linea di confine tra Europa ed Asia, navigando a bordo di un “quasi peschereccio” molto abilmente prestato alla causa. Il terzo giorno di presenza in questa immensa città ci ha fatto optare per una “gita fuori porta” sul mar Nero per poi abbandonarci, al rientro, all’ebbrezza di un vero Hammam. E’ un po’ di tempo che ce l’eravamo promesso. Il giorno nr. 4 in Turchia è trascorso affrontando il non breve trasferimento auto/stradale (circa 700/800 km) per la Cappadocia. Siamo al museo all’aperto di Goreme: una amena località incastonata all’interno di un altopiano caratterizzato da spettacolari formazioni rocciose dette "camini delle fate", prodotti da fenomeni erosivi che hanno meravigliosamente dipinto un paesaggio all’incrocio tra il lunare ed il fiabesco. Dopo aver preso alloggio nel dir poco caratteristico Hotel Pasha Han, ci siamo cimentati nelle diverse iniziative che il posto riserva ai suoi ospiti. Assolutamente degne di nota, per quella che è stata la nostra personale esperienza al riguardo, la claustrofobica visita alla città sotterranea di Derinkuyu, il trekking nella Valle dell’amore ed il volo in mongolfiera sul paesaggio incantato della Cappadocia. I tre giorni trascorsi a Goreme e dintorni, con i ritmi propri del piccolo villaggio, ci hanno consentito di riconciliarci con la dimensione vacanziera del viaggio, con momenti di vero relax trascorsi consumando del buon tè tra i sofà ed i cuscini degli ospitali luoghi di ritrovo locali, nel lento scorrere del tempo. Ma per non perdere troppo il ritmo, subito giù a sciropparci altri circa 600 chilometri che, abbandonata la piacevole frescura dell’Anatolia centrale, ci hanno portato alla prima tappa mediterranea della Turchia. A Kemer siamo arrivati nel primo pomeriggio, e dopo un rilassante bagno nella piscina dell’albergo, ci siamo avventurati in quella che ci è sembrata essere una vera e propria patria del falso d’autore. Una serata trascorsa girando nella modernissima località balneare ci è parso un tempo sufficiente per soddisfare le nostre curiosità, concedendoci la possibilità di scegliere, più riposati il mattino successivo, qualcosa di più autenticamente “ottomano”. E’ il caso proprio di dire, che quello che cercavamo l’abbiamo trovato dopo ulteriori due ore di viaggio (forse 100-150 km) percorsi sul bello ma tortuoso litorale costiero. Kas è quello che normalmente cerchiamo in un viaggio: un luogo dove hai la sensazione di essere arrivato nel posto che cercavi ma senza esattamente sapertene dare una ragione. Un dedalo di viuzze che si dipana da una piazzetta prospiciente il locale porticciolo turistico, in un festival di tinte pastello che colorano un mirabile quadretto d’estate. Ed anche se gli ambientalisti avrebbero molto da dire al riguardo, le numerose verande attrezzate ricavate nell’aspro litorale mediterraneo hanno quantomeno il merito di aver reso più balneabile le coste, grandemente caratterizzate dal prevalere di una scogliera che sembra fare tutt’uno con le vicine colline. E pur ammettendo che le nostre escursioni sono state di tutt’altro genere, da ricordare sono anche le svariate attività all’aria aperto organizzate dai tour operator del posto che hanno consentito a Kas di autoproclamarsi capitale degli sport estremi. Nelle immediate vicinanze, certamente degna di nota è inoltre Kalkan. Una raffinata cittadina, dall’aria assai cosmopolita, che dal fianco di una collina si affaccia sulla baia sottostante che, con la sua graziosa marina, fa da contorno alle pittoresche abitazioni bianche situate sui diversi livelli dell’abitato. Pur consentendoci di visitare i vicini resti romani, non particolarmente suggestiva è invece apparsa la “spiaggia bianca” di Patara, ma nel critico giudizio personale certamente molto centra la nostra residenza terrona. Esaurita la parentesi balneare, il morso del fido destriero metallico è stato orientato in direzione di Pamukkale il cui significato, "castello di cotone", rende molto bene l’unicità del posto. Le piscine naturali situate ai vari “piani” di queste cascate di carbonato di calcio valgono indubbiamente il harakiri sopportato per la salita a piedi nudi sulle superfici non sempre perfettamente levigate che conducono a Hierapolis, la stazione termale posta sul crinale del sito. Un record positivo è stato anche il prezzo della stanza, costata solamente 24 euro. Ebbene sì, siamo all’ultima tappa del viaggio in Turchia. I duecento chilometri necessari per arrivare a Selcuk e visitare le vicine rovine di Efeso, concludono, di fatto, il nostro “tour estivo”, non prima però di aver risalito la costa egea ed attraversato lo stretto di Dardanelli. I due giorni passati nella deliziosa Parga ci hanno consentito poi di rinfrancare lo spirito e le membra prima di imbarcarci per la via del ritorno nella vicina Igoumenitsa.
Commento finale di accompagnamento ad una sana nota retorica: è ormai cosa nota che il viaggio più bello è sempre il prossimo. Pur tuttavia, la Turchia con le sua interminabili lande spopolate, con il suo costante variare di paesaggi e di contesti, con il suo immenso desiderio di farcela può davvero soddisfare un po’ tutti i palati. Personalmente i luoghi visitati, semplicemente visti o anche solo “banalmente” attraversati, più che per le cose che sono in grado di comunicarmi, acquistano significato in relazione alle domande che riescono a suscitare in me. Non riesco a dire di più, ma in questo la Turchia, con i suoi tanti volti e le immagini talvolta contrastanti, lascia dietro di sé curiosità personalmente rimaste inappagate.
Non c’è che dire, un viaggio da non farsi mancare…
Dati:
• km. Percorsi: 5.300
• costo del carburante in Turchia: na mazzata, circa 1.6/1.7
• costo autostradale: spiccioli (attualmente, la rete viaria è un po’ ovunque interessata da importanti lavori di allargamento della carreggiata, tuttavia le strade, generalmente paragonabili alle nostre statali, sono sempre risultate ben percorribili con una viabilità lievemente più intensa sul litorale mediterraneo)
• ospitalità/cordialità: grande
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