La Consulta Nazionale della Sicurezza Stradale ha organizzato un seminario a Roma per parlare specificamente di incidenti delle due ruote. E lanciare una serie di proposte
Sulla nostra inchiesta sulla sicurezza stradale pubblicata sul numero 27 di Dueruote di luglio avevamo anticipato molti degli argomenti e delle statistiche citate nel recente seminario sulla sicurezza stradale dei motociclisti, tenuto a Roma presso il CNEL (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro). Non poteva essere diversamente, visto che il citato seminario è stato organizzato dalla Consulta Nazionale sulla Sicurezza Stradale, il cui responsabile della segreteria tecnica, Maurizio Coppo, è uno degli esperti intervistati da Dueruote.
Nel seminario di Roma si è però andati ancora più a fondo con i numeri e i confronti, partendo dall'enunciazione del problema: le vittime delle due ruote non diminuiscono in tutta Europa, il tasso di vulnerabilità (mortalità in rapporto al parco circolante) è più alto della media e le due ruote a motore reagiscono poco alle politiche di sicurezza stradale. Traducendo il tutto, se si continua così, entro il 2010 - cioè entro dopodomani - noi motociclisti passeremo a rappresentare il 30% delle vittime totali della strada dall'attuale 16%. E questo è oggettivamente un problema non sottovalutabile.
La situazione italiana
L’Italia non è messa bene. È vero che abbiamo il parco circolante più numeroso, ma da soli contribuiamo al 26% dei motociclisti morti in incidente stradale arrivando al primo posto nelle classifiche europee (nel ’94 eravamo al 3° posto con il 19%).
La situazione sta peggiorando. Ma perché? Le motivazioni probabilmente si trovano in un’altra statistica, quella sulla localizzazione degli incidenti. Il 52% dei morti e l’88% dei feriti – dice la Consulta sulla base dei dati ISTAT - avvengono su strade urbane, e non ci sono differenze di localizzazione fra moto e ciclomotori. Addirittura nel comunicato del CNEL si legge che “gli incidenti a carico di motociclette di cilindrata superiore a 500 cc, di elevata potenza, che corrono a grande velocità su una autostrada o su una strada extraurbana costituiscono una ridottissima minoranza. Allo stesso modo i giovani di età inferiore a 18 anni, gli utenti classici dei ciclomotori, rappresentano una quota di vittime piuttosto contenuta (9% dei morti e 16% dei feriti). Ciò naturalmente non riduce la gravità dei 400 morti e 41.000 feriti tra i ragazzi con meno di 18 anni (triennio 2003-2005), ma indica che il problema riguarda tutti i cittadini e che l’incidentalità a carico dei più giovani costituisce solo una parte (fortunatamente), e non la maggiore, del problema”.
Già, si torna a dire insomma che quelli più rappresentati da questa triste statistica sono gli adulti che vanno al lavoro su strade urbane e che si muovono a basse velocità, una tipologia di motociclista che rappresenta i 2/3 delle vittime a motore in Italia.
Arrivano anche i primi dati sul patentino per i ciclomotori. Nei primi tre anni di applicazione (2003-2005) c’è stata una significativa riduzione delle vittime, ma solo la fascia 21-64 anni ha fatto segnare un -21%, mentre gli adolescenti (14-17 anni) hanno fatto segnare appena un -9%. Un trend meno positivo di quello che ci si aspettava. Il patentino, insomma, va un po’ ripensato per renderlo più efficace, magari con corsi di guida pratica, ma anche con una più efficace sensibilizzazione dei ragazzi sul tema rischio
Le proposte della Consulta
Tre le linee d’azione individuate: aumentare le indagini statistiche, costituire un gruppo di consultazione e proposta sulla sicurezza stradale presso la Consulta, definire e attuare una strategia specifica per rendere più sicura la mobilità su due ruote.
Scendendo in dettaglio, queste alcune proposte della Consulta Nazionale sulla Sicurezza Stradale:
- costituire delle agenzie guida per la sicurezza stradale delle due ruote in ogni regione
- attuare delle politiche di ricerca fondi per la sicurezza stradale
- definire e attuare programmi regionali specifici
- recepire la terza direttiva patenti in chiave di gradualità nel passaggio alle cilindrate più elevate
- rivedere il sanzionamento ripensando il sistema delle multe in funzione della sicurezza stradale
- fare interventi mirati sulla realizzazione e la manutenzione delle strade
- rivedere la regolamentazione del traffico
- fare studi e piani per migliorare la visibilità delle due ruote
- valutare la possibilità di imporre limiti più severi sul consumo di alcol per chi guida la moto.
Più o meno siamo d’accordo su tutto, come, crediamo, la maggior parte dei motociclisti. Mettiamoci intorno a un tavolo e parliamone.
Fonte
www.motonline.com