Oggi, alle ore 16 circa, giunto con Marietta in cima al Falzarego con andatura più che bradipa e sigaro in bocca, mi fermavo a contemplare le bianche italiache vette.
Un rombar di motori richiamava la mia attenzione mentre lo sguardo rimaneva fisso sulle bianche vette.
Dopo poco parcheggiavano vicino a me tre moto di quelle vrum vrum zing zing, quelle giapponesi in numero di 4.
I guidatori, vestiti esattamente come quelli che vanno in pista, anzi, di più, scendevano non dopo aver atteso il disarcionamento dei reltivi pornozainetti accatastati sullo strapuntino.
Le zainette vestivano in maniera mista, una aveva il GINS a vita bassa con perizoma in vista e rene scoperto, l'ideale per il falzarego.
Toltisi che si furono l'elmo, i 4 baldi guidatori, uno dei quali aveva scritto sul culo "the doctor", iniziavano a confabulare tra di loro convinti che il sottoscritto, casco in testa, non sentisse.
Il tema verteva su:
a. la sella di pelo;
b. l'ingombro delle valige;
c. la stazza del sottoscritto;
d. la biemmevvù
e. il mio sigaro.
Rimanevo con lo sguardo fisso su tre caprioli che, forse intuendo l'aria che tirava, si spostavano dal lato della strada ed entravano nel bosco due tornanti sotto.
I 4 intutati + le 3 pornozainette si mettevano il casco.
Io mi mettevo il casco.
Accendevano le moto.
Io accendevo la moto.
Si avviavano per la discesa.
Li precedevo con noncurante calma.
Dallo specchietto osservavo pose strane, spostamenti laterali, accelerate e frenate.
Io continuavo alla mia andatura emettendo dal sigaro un sottile fil di fumo.
Continuando a bradipa andatura, dopo il primo tornante gli avevo dato 150 mt che i tapini recuperavano con facilità sul dritto benchè con grande dispendio di manetta.
Nel resto dei tornanti, pur avendo apprezzato i grandi sforzi prodotti dagli intutati e relative pornozainette per fare le mie traiettorie, li vedevo seeeempre più lontani. Temendo allora per la loro incolumità rallentavo sì tanto da potermi riaccendere il sigaro ed intravisti che furono nello specchietto riprendevo tranquillo dietro una fila di macchine.
Negli ultimi due tornanti prima di Cortina, sorpassavo le macchine con virile eleganza ed italico slancio e li lasciavo immersi negli scarichi del locale torpedone Cortina-Falzarego.
Continuavo verso casa senza più vedere o sentire quelle fastidiose cosine ronzanti dietro il regale culo della mia Marietta.