"Forza Valentino, non sei finito". Giacomo Agostini fa il tifo per il 'Dottore', e non lo nasconde. "Ora che non corro più sono un suo grande tifoso", dice il grande 'Ago', che sabato spegnerà 70 candeline. Un traguardo importante per quello che in tanti considerano il più grande campione di motociclismo di tutti i tempi. I suoi 15 titoli mondiali sono e rimarranno, forse per sempre, ineguagliabili. Sono 35 anni che Giacomo Agostini è sceso dalla sella. La seconda metà della sua vita ha tentato altre strade (dopo l'addio alle due ruote ha provato le quattro, ma non con gli stessi risultati). Prima di tornare nel mondo delle moto come team manager (prima alla Yamaha poi alla Cagiva), è anche stato il primo sportivo italiano a gestire la propria immagine a livello manageriale. Molto amato anche dalle donne, tanto che dalla fine degli anni '60 e' stato un habitué del gossip nei rotocalchi rosa che gli attribuirono decine di flirt con attrici, modelle e star dello spettacolo. Ha fatto da testimonial per importanti aziende, partecipato a campagne pubblicitarie, perfino a fotoromanzi e film. Insomma, non si è fatto mancare niente. "Per me questo compleanno è un giorno comunque fortunato - dice all'ANSA - sarei un vigliacco a lamentarmi. Gesù ha vegliato su di me, madre natura mi ha assistito. Ma sarei contento anche se avessi avuto meno. Nella vita bisogna pensare anche a chi è meno fortunato. Io ho avuto una grande passione e sono arrivato, tanti non ci riescono. Ho fatto quello che volevo fare, fin da piccolo sognavo di correre in moto". Da brividi il suo palmares: 15 titoli mondiali, 123 Gran premi vinti, 162 podi, e poi 18 vittorie nei campionati italiani, per un totale di 311 gare vinte (compresi dieci Tourist Trophy). "Il ricordo più bello? Sono tre: la mia prima gara in assoluto, la mia prima vittoria nel '66 a Monza con 150 mila tifosi in pista e il passaggio dalla Mv alla Yamaha''. Il ricordo speciale resta il primo: "Da ragazzo la prima gara fu la Trento-Bondone - racconta Ago - Arrivai secondo con un motorino pagato a rate, e con gli amici festeggiai con 5 chili di pane e salame. Fu una felicità quasi pari a un Mondiale". Il Motomondiale di oggi è più televisivo che ai suoi tempi, a colori, ma soprattutto è molto più tecnologico. "Le gare restano molto belle - dice Agostini - ma la tecnologia ha tolto un po' di potere ai piloti. Un pilota bravo resta bravo ma contano anche i soldi. E oggi i costi del Motomondiale sono troppo elevati. Una volta noi eravamo tutta una famiglia". Inutile chiedergli se c'é un campione in cui si rivede oggi. "I grandi campioni hanno tutti qualcosa di simile. Tutti devono avere talento, intelligenza e fortuna. Stilisticamente adoro come guidano Valentino e Lorenzo". Peccato che il feeling tra il Dottore e la Ducati non sia mai davvero sbocciato. "E' dura per lui - ammette Agostini - Per vincere sono lontani. Ogni anno cambiano moto, se azzeccano quella giusta potrebbe farcela. Ma hanno contro colossi giapponesi". Per Rossi la parabola discendente sembra comunque iniziata. "Questi momenti arrivano per tutti". D'altronde le 33 primavere cominciano a pesare: "Forse non riuscirà a fare quello che faceva prima, a staccare tutti. Forse se rimaneva alla Yamaha... Ma è stata una sua scelta, non so se si è pentito. All'inizio sembrava un grande matrimonio, ma non ha dato i risultati sperati". Chissà, magari l'anno prossimo, senza Stoner: "Dispiace che Casey si ritiri, è uno che dà sempre spettacolo". L'australiano ha detto basta, a soli 26 anni. "Forse gli manca la sua famiglia, la sua campagna australiana, le sue mucche. Forse ama più queste cose della moto". Valentino, invece, in moto si diverte ancora: "No, Valentino non è finito", conclude Agostini.
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