Pivello Mukkista
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ubicazione: Grosseto
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Rimettiamo in moto un angolo di italia ferita
Sono passati quasi tre anni dai nostri ultimi giri su due ruote: la moto , l’emozione dei suoi percorsi e dei suoi profumi, era stata sostituita da una sorta di surrogato, una cabrio sportiva che pensavamo ci potesse regalare sensazioni simili.
Ed è stato così, ma soltanto per un po’ , ma questo forse lo sapevamo sin dall’inizio.
Perché quello della due ruote è un amore che a volte si affievolisce, a volte si interrompe ma non si esaurisce e quasi sempre ritorna .
E nella nostra casa, nel nostro cuore e nella nostra mente è tornato !
Parlo al plurale perché siamo io e mio marito, lui centauro da una vita e io un po’ da meno, e soltanto da passeggera , ma la magia della moto è anche questa , comunque tu la viva, anche solo da spettatore, l’emozione è garantita !!
Il tour del nostro ultimo week end è stato un ritorno nelle Terre ferite di Umbria ed Abruzzo.
Si è trattato di un ritorno perché le terre di cui andrò a parlare abbiamo avuto il piacere ed il privilegio di viverle e vederle prima che il devastante terremoto di agosto ed ottobre scorsi si portasse via case e vite .
Numerosi edifici, in alcuni casi quasi interi paesi sono franati come neve al sole, ma la dignità e la forza delle persone ‘ferite’ sono invece più integre che mai: questa considerazione potrebbe essere l’epilogo di questo mio piccolo racconto, ma vuole e deve esserne invece il filo conduttore.
Sabato mattina in ufficio, rientro a casa ad ora di pranzo, una panino, un caffè e alle h. 14.00 in sella pronti a partire !! Destinazione Norcia : proprio lì, non a caso, avevamo prenotato un agriturismo per la cena ed il pernottamento. Norcia, proprio nel cuore della ferita. Norcia, la splendida cittadina che avevamo visitato pochi anni indietro e alla quale oggi abbiamo voluto dare il nostro piccolo contributo tornando da turisti che , vincendo qualche ammissibile timore, l’hanno scelta di nuovo come meta.
Che strada facciamo ? Partiamo, poi vediamo … Il navigatore è impostato ma, come spesso o direi sempre capita, durante il percorso deve ricalcolare e ricalcolare e calcolare ancora nuove rotte . Perché a noi piace perderci, girare in una strada bianca che troviamo per caso, e poi prendere stradine sconosciute in mezzo alle campagne che indicano luoghi sperduti , a volte con nomi anche un po’ buffi ed in certi casi di una bellezza spettacolare.
Ma veniamo al viaggio : partenza Follonica , direzione Norcia.
La parte Toscana, quella fatta delle nostre campagne e delle nostre colline, per quanto meravigliosa, mi è ormai fin troppo familiare e , pur nella sua bellezza, è come una cartolina dipinta nella memoria e nell’attraversarla, sebbene ogni volta mi stupisca di tanta bellezza, non osservo molto ma vivo la strada, godo dei profumi e seguo con attenzione la rotta delle curve, delle numerose curve tra la vegetazione.
Che profumi meravigliosi però in questo periodo in cui è tutto in fiore!
Arriviamo in Umbria attraversando i tornanti e i vigneti della Val d’Orcia, Montalcino, Montepulciano, Trequanda .. lungo i filari degli immensi vigneti rose coloratissime indicano lo stato di salute delle vigne, ottimo direi dal colore dei fiori : grandi rose rosso carminio e rosa sgargiante illuminate ancor più da un forte sole primaverile.
A proposito … che caldo !!!! Togliamo la trapunta dalla giacca, ormai la stagione è volta all’estate ! Ci fermiamo per questa operazione e ripartendo la sensazione è ancora più piacevole.
Trascurando completamente le indicazioni del nostro Garmin ci infiliamo in stradine comunali che , svoltando e salendo, ci conducono in cima ad una collina, in un paesino medievale con una vista spettacolare sul lago Trasimeno e le campagne circostanti. Il paesino si chiama Panicale.
Non possiamo far altro che fermarci per godere della sorpresa e fotografare un’inaspettato paesaggio mozzafiato.
Riprendiamo la via lentamente , senza meta, e tutto intorno a noi un verde rasserenante ci dice di continuare così il nostro viaggio ma … dobbiamo arrivare, la strada è ancora lunga e ci troviamo costretti ad entrare in superstrada per avvicinarci un po’ alla meta.
E via, in velocità, fino all’uscita che indica Norcia.
In un percorso all’ombra dei Monti Sibillini, nel bel mezzo della Val Nerina, tra la bellezza di tornanti silenziosi, mi assale una sensazione strana, quasi di oppressione. Non so cosa aspettarmi al di là di ogni curva. E pian piano inizia il triste spettacolo di edifici franati, di case, scuole, stalle andate giù e la mia mente vola all’immagine delle vite spezzate da quella tragedia, vite spezzate dalla morte ma anche dalla perdita della propria vita in senso lato.
E’ una sensazione di grande tristezza.. Arriviamo infine a Norcia e , prima ancora di vedere le mura della città, gli edifici, le auto e tutti i mezzi della protezione civile, le casette prefabbricate ci annunciano quello che andremo a incontrare.
Le mura che circondano la città sono in parte incrinate ed n parte semicrollate , il retro della chiesa di San Benedetto completamente vuoto dietro alla facciata e case crollate ma quelle intatte sono curate in maniera perfetta, tendine alle finestre e fiori colorati sui balconi e nei giardini indicano che la vita continua ed è bello prendersene cura.
Ma quello che colpisce è che, intorno a tutto questo, le persone non stanno ferme a piangere ma lavorano, si danno da fare , ricostruiscono le loro vite come possono ed accolgono il passante con il sorriso ed una cordialità sorprendenti.
Arriviamo in agriturismo, siamo in mezzo alla campagna a solo due chilometri dalla città: voglio menzionarlo perché merita e perché desidero consigliarlo a chi vuole soggiornare in questi luoghi meravigliosi, si chiama Agriturismo Il Casale degli Amici.
E’ una struttura in pietra, bella, solida, costruita sicuramente con grande criterio visto che non ha subito danni , composta di due edifici che ospitano le camere da letto ed un ristorante con vista mozzafiato, e poi l’azienda agricola.
In questa oasi, accolti e trattati con una cordialità eccezionali, abbiamo soggiornato così bene come raramente ci è capitato, e noi siamo dei viaggiatori!
Camere perfette in ogni dettaglio ed un ristorante estremamente curato nella scelta della materia prima (molta di loro produzione) e nella preparazione dei piatti ci hanno regalato un soggiorno da ricordare e da desiderare di ripetere al più presto. E, in tutta questa bellezza, il pezzo forte è stata la gentilezza , l’attenzione e la cura che il personale tutto ci ha rivolto.
Il mattino successivo, ormai pronti a partire per la volta di Castelluccio ci viene detto che la strada è interrotta , così come sono interrotte le vie per Accumuli ed altre località che avremmo voluto rivedere. Ci confrontiamo con due coppie di motociclisti conosciute in agriturismo e decidiamo di andare tutti insieme alla volta di Amatrice, attraverso strade a noi tutti sconosciute ma le uniche praticabili.
Partiamo e la strada, nonostante tutto , è in discreto stato . Procediamo lentamente per timore dello sporco sull’asfalto, perché le frane ai lati della strada sono ben visibili ed è bene stare attenti.
Curva su curva ci inoltriamo nella campagna che regala ad ogni sguardo un’imponenza fiera e caparbia, il sole illumina il verde delle montagne ed in lontananza persino le cime innevate.
Ad un tratto sulla destra vediamo un paese su una collinetta, proprio in mezzo al verde e al nulla, ci avviciniamo, rallentiamo, ci fermiamo per vedere meglio in lontananza : le macerie sono confuse con gli edifici , non riusciamo a capire se sia abitato o meno, è il paese di Monteleone .
Proseguiamo e, percorrendo un punto di strada isolato ed alberato ecco che accade una cosa stranissima: una signora sul ciglio della strada, vestita probabilmente in iuta, immobile, guarda fissa verso di noi ed un braccio teso in avanti con le dita a V in segno di pace. Nella mia miopia, per un attimo ho creduto che fosse una statua di legno o di cera.
Forse era una pellegrina delle strade di San Benedetto, chissà.
Una particolarità di questo viaggio , per me e mio marito, è stata che abbiamo vissuto molte delle nostre sensazioni da soli, senza poterle condividere durante il percorso: eravamo infatti senza interfoni, e quindi non avevamo modo di parlare tra noi viaggiando.
E proprio per questo viaggio così particolare e denso di emozioni, magari forse è stato meglio così, entrambi abbiamo avuto modo di vivere più intimamente le nostre sensazioni.
Procediamo lungo la via indicataci da un gentilissimo parroco di paese e poi da un agricoltore ben felice di dare informazioni ai turisti che ‘finalmente sono tornati ’ come ha esclamato vedendoci !!!
Percorrendo una strada alternativa, ricostruita dopo le frane che avevano isolato il paese, perlatro molto bella per noi centauri che amiamo le curve in mezzo alla vegetazione , attraversiamo un ponte ricostruito e battezzato ‘il ponte della rinascita’ , ad indicare la fiera determinazione a risorgere dalle ceneri, o dalle macerie come dir si voglia.
Raggiungiamo Amatrice.
La intravediamo prima dalla strada, ed è un colpo al cuore ! L’occhio cerca qualcosa di più ma il paese è solo e soltanto un cumulo di macerie e la torre civica , con il suo orologio fermo alle h. 3.36 del 24 agosto 2016 , è l’unico edificio che parla ancora di Amatrice.
Arriviamo, le macerie del paese sono transennate, non si entra. La protezione civile è ad ogni angolo di strada , nell’unico punto di arrivo e di sosta e davanti alle transenne.
Ci fermiamo, c’è un piccolo bar, una sorta di punto di ritrovo di popolazione, polizia, protezione civile e passanti .. ci troviamo due gentilissime giovani signore , sorridenti, allegre, che hanno voglia di parlare, di scherzare ma anche di raccontare .
Poco più avanti vediamo le casette , i container, i tendoni e tante persone all’interno di un edificio di questi .. probabilmente ascoltano la Messa della domenica.
Usciamo da Amatrice in direzione Lago di Campotosto , e, attraversando due paesi fantasma dove incrociamo soltanto dei cani , giungiamo alla Diga e al Lago.
Qui la presenza di motociclisti, turisti e gitanti domenicali impegnati in pic nic lungolago ci riporta alla realtà e alla ‘normalità’ di una domenica di maggio.
Attraverso splendidi tornanti ci avviamo per la strada del ritorno.
Se i nostri occhi fossero uno specchio avrei tanta voglia di riflettere la meravigliosa immagine dei volti sorridenti, velatamente tristi ma fieri, di persone che noi privilegiati abbiamo il dovere di sostenere : rimettiamo in moto questo angolo di Italia ferita, rimettiamoci in moto per contribuire a curare quella ferita .
chi volesse il file può chiederlo .. un lampeggio
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Carlo Lo "Scuroâ€
GS1150 "Frau Marlene" la nonna
http://www.loscuro.org
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