Ciao a tutti, amici, conoscenti e comunque due ruote in genere. Quest’anno vacanza in Indonesia, paese dove non ero mai stato: sinceramente, avevo voglia di tornare in Asia. Devo ammettere che dell’Indonesia non sapevo (ma nemmeno adesso), quasi nulla. Da ricordi delle elementari mi era tornato in mente il nome di Labuan, Lady Marianna, la Perla di Labuan, l’amore impossibile del pirata Sandokan. L’esplosione del vulcano Krakatoa e che altro ‘ Ahh, importantissimo: la scena punk dell’Indonesia è la più attiva e prolifica dell’intera Asia, politicamente schieratissima e che ha avuto parecchi problemi, specialmente nella regione semi autonoma di Aceh, dove nel 2011 64 ragazzi furono arrestati senza alcuna accusa specifica e poi rasati a zero e spediti in un campo di “rieducazione” http://325.nostate.net/?p=3686
La presenza di una scena punk viva ed attiva mi è subito balzata agli occhi, fin dal mio arrivo.
Un po’ di numeri per inquadrare la vacanza. Ho volato con la Turkish Airlines: Bologna-Istanbul-Jakarta A/R per 477 €.
Per la moto non è stato poi semplice. Non so quanto venga applicata la norma, ma i turisti non possono guidare più di un 220 cc di cilindrata. Ho cercato parecchi in rete, ma non ho trovato poi tanti noleggi e i prezzi erano abbastanza proibitivi per una moto che nemmeno arrivava a 250 cc. L’unica alternativa, reale ed economicamente conveniente sarebbe stato il noleggio di uno di quei motorini a presa diretta 150 cc: su Facebook ne avevo trovati alcuni e qui si andava a spendere meno di 8$ al giorno. Altri preventivi, erano attorno ai 1000 € per il periodo dal 28 maggio al 14 giugno.
Alla fine mi è venuta in aiuto la IndoCamper, un’agenzia di noleggio di Bali http://www.indocampers.com/bikes.html e tramite il titolare, un’austrauliano di nome Paul, ci sono saltato fuori. L’agenzia ha una sede a Bali e una a Brisbane in Australia. Le prime volte che ho telefonato all’agenzia di Bali, gli impiegati,che non parlavano bene inglese, mi dicevano sempre “Paul no office”. Dopo un paio di settimane ho cominciato a dubitare dell’esistenza di questa persona sempre e solo contattata via mail. Una volta ho deciso di telefonare in Australia: mi ha risposto Paul. Lui segue la sede australiana e ogni tanto va a Bali a controllare l’agenzia. Ridendo gli ho suggerito di dare qualche indicazione di massima ai suoi collaboratori di Bali, per non ingenerare dubbi nei clienti. Alla fine, il noleggio dal 28 maggio al 14 giugno, compreso il drop off della moto (me l’avrebbero portata a Jakarta) mi è costato 441$, circa 400 €. Il pagamento è stato un poco strano: ho creato un’account pay pal, poi mi è arrivato il link ad un negozio di souvenir on line di Bali, che mi ha fatto acquistare un miscellaneus di souvenir….che guarda un po’ costava 441$. 5 giorni prima di partire mi sono accorto che per l’Indonesia è necessario il visto (qualcosa sfugge sempre nella fase organizzativa), ma niente panico: come in Vietnam, per 35 $ è possibile fare il visto on arrival, direttamente all’aeroporto., Con le altre spese là, cibo alloggio, benzina, souvenir monumenti ecc.. ho speso 458 €, per un costo totale di 1.335€.
Ho deciso di andare via solamente con lo zaino verde leggero ed una borsa piccola per il casco: alla fine sono riuscito a stare in 2 bagagli a mano per un peso complessivo di 11,5 kg.
Per la borsa portacasco, ringrazio lo storico negozio King di Modena, specializzato nel settore sci: la borsa per gli scarponi è di misura ideale per il casco: inoltre, si può riempirlo con altri capi di vestiario. Il percorso che avevo studiato, aveva in programma solamente alcuni punti dell’isola di Java: il tempio Borobudur, la città balneare di Pangadaran e un passaggio vicino a Labuan per valutare la possibilità di una gita in barca al vulcano Krakatoa. Alla fine ho scartato Bali e Komodo (i draghi) per il fatto di dover dipendere troppo dai traghetti e ho pensato a Sumatra. Le attrazioni principali sono nella parte centrale e al nord, ma da Bakauheni ( il punto in cui arrivate col traghetto da Java) alla capitale dell’isola, Medan, son 1800 km sola andata: i giorni a mia disposizione (oltre alla moto) non me lo avrebbero permesso. Ho individuato un parco nazionale Way Kambas, un’insignificante cittadina nel mezzo Lahat e una costa da percorrere per ridiscendere a prender eil traghetto: qualcos’altro lo avrei poi trovato per strada. Tanto per dare un’idea da Medan (Sumatra) fino a Bima (Sumbawa) sono circa 3700 km più 3 o 4 traghetti.
Sono partito il 26 maggio da Bologna e alle 17.00 locali del 27/05/15 sono atterrato a Jakarta.
Il mio arrivo all’aeroporto di Jakarta
Negli ultimi anni ho sempre avuto dei problemi con le carte di credito e mi sono sempre salvato grazie ai contanti che porto sempre con me. Stavolta la mia VISA funziona al primo colpo: una foro era d’obbligo
Fuori dell’aeroporto becco subito le moto della polizia.
Avevo prenotato un posto letto all’ostello Six Degrees e le indicazioni per raggiungerlo coi mezzi pubblici erano abbastanza semplici: poi devo dire che mi piace riuscire ad usare bus e metro locali. Sul loro sito http://jakarta-backpackers-hostel.com/ dicono di prendere il bus pubblico Damri e scendere alla Gambir Station: prezzo del biglietto 40.000 rupie indonesiane=2,7 €.
Alla Gambir Station, primo pasto indonesiano
Siete proprio dal parco dove è situato il monumento nazionale che simboleggia l’indipendenza indonesiana, il Monas, una torre di 450 mt, l’equivalente della Statua della Libertà di New York o della Torre Eiffeldi Parigi.
Per le foto notturne ho fatto il possibile
Apro una parentesi. Quest’anno mi sono ritagliato il tempo per seguire un corso di fotografia di base, un ciclo di 8 lezioni ed alcune uscite collettive. Il corso era davvero organizzato bene e tenuto da un fotografo davvero appassionato del suo lavoro: purtroppo credo di essere risultato uno degli allievi peggiori che mai abbiano partecipato a questi corsi, sia dal punto di vista tecnico che delle doti naturali di scelta dell’inquadratura e del soggetto e della composizione. Qualche concetto, a fatica, mi è comunque entrato in testa e spero talvolta se ne vedrà traccia.
Il corso è stato tenuto dalla A.C Factory di Modena http://www.acfactory.it/ sotto la supervisione di Paolo Gualdi e suo figlio Andrea, che ringrazio per la pazienza dimostrata.
Gli ultimi 5 km per arrivare all’ostello li percorro caricato su un motorino che era dalla stazione.
Sono arrivato all’ostello verso le 10 di sera. Sono uscito per un giretto, ma poi a nanna: il giorno dopo sarei andato a ritirare la moto.
28/05/15
Mi alzo davvero presto e prima che alle 7 si inizi a servire la colazione ho già fatto doccia e mi sono preparato per uscire. Il posto letto era circa sugli 8 €.
Con wifi e skype, non è poi difficile contattare Mr Cecep, il contatto di Paul a jakarta: il problema è il suo inglese limitato…Paul me lo aveva scritto:”No good english” La ragazza della reception parla con lui in indonesiano e alla fine si accorda per farmi arrivare col treno ad una stazione dove lui mi avrebbe aspettato. Io non lo avevo mai visto, ma ho poi immaginato che non ci sarebbero poi stati tanti occidentali con una borsa gialla contenente un casco.
Mr Cecep mi saluta subito alla stazione esalgo sul suo motorino per andare a casa sua a ritirare la moto: è vicino allo zoo di Jakarta. La mia seconda esperienza in moto in Indonesia: ricordo che si guida all’inglese e cioè a sinistra. C’è qualche senso unico in cui vedete il traffico nei 2 sensi, ma è normale.
A casa di mr Cecep (maglia bianca) devo scegliere fra il Thunder e uno Yamaha (sempre 125): scelgo il Thunder perché ha gli specchietti retrovisori. Non mi fanno firmare nulla, mi consegnano chiavi della moto e i documenti: nessun contratto o altro che attesti la proprietà della moto da parte di Indocamper…perfetto, niente beghe burocratiche.
A posto, sono pronto per i miei primi km indonesiani. Mi faccio indicare la direzione per arrivare al Monas e parto. Colpo di fortuna dopo nemmeno 5 km incontro un concerto live di rap
Anzi, no, non è un concerto rap, ma una manifestazione sindacale: il sindacalista alterna i discorsi con stacchi di musica dove lui stesso canta. Non è poi una brutta idea: certo che sarebbe divertente vedere anche in italia i sindacalisti proporsi in questa maniera.
Stavano dimostrando contro questa compagnia per via delle coperture assicurative
Prima di rientrare in ostello cerco di fare una copia della chiave della moto, ma non è semplice, per via del fatto che è un modello del 2009: guardate però cos’ho trovato in un grande magazzino
In una strada vicina scomparivano gli edifici moderni, per lasciare spazio a stradine strette e tranquille: ne ho approfittato per uno spuntino e qualche foto fuori dalla calca
Quella di oggi era una giornata festiva e devo girare parecchio per trovare una catena ed un lucchetto per legare il casco alla moto e non dovermelo portare dietro nelle soste. Alla fine ci riesco in un negozio del mercato vicino alla stazione centrale dei treni
Sosta da una chiesa citata dalla mia guida, ma era chiusa
Alla sera ho fatto 2 passi fino al Monas e poi sono tornato indietro
Mi faccio l’idea che il traffico indonesiano è si il più congestionato che io abbia mai visto in Asia, ma è anche ordinatissimo: tutti seguono in maniera ordinata le varie “serpentine” che si creano nel flusso.
29/05/15 giovedì
Si parte
Uscire da Jakarta non dovrebbe essere difficile, visto che mi basterà percorrere pochi km su un’autostrada e poi prendere l’uscita con direzione Cirebon
L’entrata (masuk) la trovo abbastanza facilmente
Poi però imparo che le moto (forse solo quelle piccole) non possono circolare sull’autostrada. E chi mai ha controllato il percorso senza autostrada ? vabbè, chiedendo Cirebon per una trentina di volte riesco a trovare la direzione giusta. Caldo incredibile e dopo solo un’ora di moto tolgo la giacchetta antipioggia/antivento e tengo solo la shirt maniche lunghe e i guanti leggeri per proteggermi dal sole. Troppo caldo davvero.
In indonesiano Makan Rumah è il ristorante (letteralmente casa dove si mangia) e io ne trovo uno lungo la strada perfetto: organizzato self service coi piatti già pronti e dei lettini per il pisolino: meglio dell’autogrill.
Nel primo pomeriggio mi imbatto in una sfilata organizzata per i bambini penso delle elementari, con tanto di musica d’accompagnamento: coloratissimi i costumi
Su di un ponte noto delle persone ai lati della strada con delle scope: mi sembra impossibile che si tratti di lavoratori. Infatti ,con le scope, raccolgono le offerte che i guidatori lanciano dai finestrini
Quando mi fermo per scattare qualche foto a questi pescatori, mi mangio le dita
Mi vedono e iniziano a farmi segno di salire: stanno partendo per la pesca. Parlando con un passante mi dice che grosso modo staranno fuori per 12 ore, quindi rientro il mattino dopo. Continuano a farmi segno di salire con loro, ma dove lascio la moto ? I bagagli ? Niente da fare nessun albergo in questo paesino. A malincuore devo rinunciare: lasciare la moto a casa di qualcuno mi pare un poco eccessivo. Che occasione persa. Ci fosse statoun’albergo avrei lasciato la moto in parcheggio e messo i bagagli in camera e mi sarei portato dietro il minimo indispensabile assieme ai documenti: che rabbia.
Preparazione dei segnali stradali per deviazioni e/o lavori in corso
Dal chiosco riesco a spiegare chi sono e cosa sto facendo grazie a questa ragazza che mastica un poco d’inglese: il frasario della Lonely Planet comprato su Amazon è un libretto con lo stretto indispensabile, ma purtroppo è solamente inglese-indonesiano e non viceversa…edizione del 1999
Arrivo a Cirebon verso sera, ma ci metto un poco a trovare un’albergo: quelli economici sono pieni, ma al terzo hanno un posto
Nella hall dell’albergo alcuni ragazzini stanno ripetendo assieme agli istruttori delle sequenze di kung-fu: sono qui a Cirebon per una prova di un campionato
La camera è un toccasana, davvero mi rendo conto che il caldo sarà un fattore…oltre alla maledetta sella del Thunder, che mi ricorda già i dolori patiti in Vietnam: domani meglio cercare un cuscino. A questo si aggiunge che, nonostante io a fatica raggiunga i 170 cm, i lThunder è davvero basso e al male al sedere, dopo un po’, inizia a sommarsi il dolore alle ginocchia.
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Ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo
Grande Momi, sai che quest'anno avrei giurato che saresti tornato in asia?
Fra l'altro i tuoi racconti asiatici sono quelli che mi sono piaciuti di più ... e scommetto che anche a te sono i viaggi che ti sono rimasti più dentro (fermo restando che tutti i viaggi rimangono dentro)
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K1.2R con polmoncino, antiscavalco e flangia in Fe, ma senza spugnetta.
Grande Momi, sai che quest'anno avrei giurato che saresti tornato in asia?
Fra l'altro i tuoi racconti asiatici sono quelli che mi sono piaciuti di più ... e scommetto che anche a te sono i viaggi che ti sono rimasti più dentro (fermo restando che tutti i viaggi rimangono dentro)
Si avevo voglia di tornare in Asia
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Ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo
L’albergo è di lusso, come testimonia la colazione
Il maestro di kung-fu non da tregua: i ragazzini stanno già provando le sequenze
E via che si parte…per poi fermarsi subito: foratura
Data una precedente esperienza in India, gli dico di tagliare il copertone bucato e di infilarci quello nuovo
Dopo circa 60 km mi fermo da un cambia valute e converto un poco dei dollari che ho con me in rupie: presso banche e cambia valute è sempre presente il servizio di copertura della sella per proteggerla dal surriscaldamento del sole
Qui sosta improrogabile per esigenze “fisiologiche” : le salse piccanti fanno il loro effetto regolatore
Finalmente trovo un cuscino
Un’altra parata: la majorette musulmana è una novità per me
Arrivo a Semarang , ma c’è ancora luce e proseguo: a un certo punto, sono le 16,30, mi fermo per un caffè e mantengo una specie di promessa fatta al mio amico P. lo scorso anno in Sud America: usare il gps. Lui del resto, una sera, si era impegnato a leggere la mappa.
Sono a poco meno di 100 km dal complesso del tempio del Borobudur, uno dei punti fermi della mia vacanza. Vorrei gustarmelo col sorgere del sole: se mi fermo adesso, domani mi avvicino e non lo posso visitare, se proseguo, alzandomi presto ce la faccio. L’esperienza africana del 2011 mi tira sempre le orecchie quando sono in moto e cala il sole, ma la strada è buona e rimanendo incolonnato nel traffico non dovrebbero esserci troppi problemi. Proseguo.
Verso le 6.30 è buio: mi fermo ad una stazione di polizia per chiedere dove posso trovare da dormire.
I poliziotti sono gentilissimi: sono a meno di 10 km da Magelang che, mi spiega, è a circa 16 km dal Borobudur: perfetto. Mi mostra sulla cartina della scrivania dove sono, dov’è Magelang e dov’è il Borobudur. Poi mi scrive i km su di un foglietto, poi mi mostra nuovamente il percorso su una mappa appesa a una parete e ancora e ancora: dannazione alla fine mi spiega e rispiega le stesse cose per una quarantina di minuti. Non riesco ad andarmene. Alla fine, vuoi che non ci facciamo un paio di foto ? Però, attenzione a non inquadrare i piedi, portano le ciabatte. Poi però si vanno a mettere gli scarponi.Non avendo un’indirizzo mail mi chiede di mandargli le foto al posto di polizia: ok rispondo mi scrivi l’indirizzo ? Noooo !!!!!!!!!!! Errore clamoroso: altri 20 minuti.
Alla fine riesco a ripartire e in 10 minuti sono a Magelang. Il primo albergo è off limits per me: 250.000 rupie. Proseguo e sulla sinistra appare un motel dal nome accattivante: Hotel Bharata, che mi ricorda il vocabolo barato (economico in spagnolo): 100.000 rupie= 6,72 €: ci siamo. Prendo la stanza, doccia e fuori a cena.
Il proprietario mi fa usare il suo pc per copiare le foto sulle chiavette e poi mi regala un anello portafortuna
Subito dopo a nanna: domattina ci si alza presto.
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Ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo
Sveglia alle 4,15 am: buio pesto e per strada non c’è quasi nessuno. Dopo venti minuti mi viene da chiedere la direzione per il Borobudur: ho fatto bene è proprio l’incrocio in cui si doveva girare. Indicazioni zero assoluto.
Il Borobudur è il monumento più visitato dell’Indonesia, un tempio buddista risalente circa all’800 d.C.
Arrivo prima delle 6 e sono il primo a parcheggiare nel deposito vicino all’ingresso: il parcheggio del tempio è ancora chiuso. Lascio anche lo zaino
Il cancello che porta alla biglietteria è ancora chiuso: ok prima di così non si poteva arrivare. Mentre aspetto vedo un ragazzino con una gran maglietta: questa Indonesia punk mi piace sempre di più
Via a fare il biglietto
Hai diritto anche a un tè o un caffè e sia uomini che donne sono obbligati ad indossare un pareo blu scuro, che poi tutti appena entrati si tolgono
Il primo impatto davvero da un’idea di grandiosità
C’è anche chi inizia la visita con un pisolino
Penso che le foto non abbiano bisogno poi di molte spiegazioni
Al mattino presto avete qualche possibilità di scattarvi una foto in santa pace
Questa mamma voleva a tutti i costi farmi una foto col suo bambino in braccio, ma non c’è stato verso: appena lo toccavo strillava a squarciagola
Tutti i turisti indonesiani facevano a gara per fare uno scatto con i turisti occidentali
La grondaia
Iniziano ad arrivare le scolaresche
Dietro al tempio c’era un palco addobbato
L’uscita dal tempio è organizzata in modo da costringervi a passare tra le bancarelle dei souvenir
Essendo quasi l’una ho preso una strada che partiva dal tempio e l’ho seguita per un po’
Subito questo tempio tibetano
Una vista particolare del Borobudur
Poi ho proseguito fino alla fine della strada
Inizio a tornare indietro per riprendere la strada per Yogyakarta
Di nuovo l’entrata per il Borobudur, ma stavolta ho la luce del giorno
Pranzo
E poi una di quelle soste che non puoi saltare: improvvisamente sulla mia sinistra vedo un palco per concerti, in mezzo a un campo, come da noi nei campi da calcio delle parrocchie: ovviamente mi fermo
Metal oriented
La persona alla mia destra, mi raggiunge con un microfono e in inglese (lui traduce9 mi fa dire qualche parola: non posso fare altro che congratularmi con tutti. Io con questi generi, punk, metal, hardcore ecc… ci sono cresciuto
La lead singer col velo..il pezzo è The Final Countdown
riparto e verso sera arrivo a Kebuen
La strada peggiora improvvisamente e le buche si sprecano.
Vado piano ma infilo una tripletta micidiale: si rompe una freccia e si storce il manubrio. Mi fermo da un meccanico che in mezz’ora rimette tutto a posto.
Guardo Thunder e ragiono sul fatto che continuare sulla strada vicino alla costa non è il suo terreno: vado a riprendere la strada principale per Kebuen.
Arrivo a sera e col buio trovo l’albergo, doccia ed esco a cena.
La città è abbastanza grande e in una specie di grande magazzino (4 piani), riesco a trovare un secondo indispensabile cuscino, oltre ad un’articol di cancelleria che mi ero scordato. Quei quaderni i cui fogli sono buste di plastica: mi serve per conservare e suddividere tutti i biglietti,ricevute, locandine che poi inserisco nei miei album fotografici.
Posso concludere la giornata.
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Ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo
Ora vi spiego perché Pangadaran. Come prima idea avevo valutato Bali e Komodo, ma spostandosi con una moto c’erano troppi traghetti da combinare e prendere dei voli, lasciando la moto ferma, proprio non mi andava. Col tempo che avevo ho allora scovato delle notizie su Pangadaran, un poco fuori dai soliti itinerari, ma che la mia guida della Footprint consigliava per riuscire a dare un’occhiata alla vita da spiaggia degli indonesiani. In questa zona si possono incontrare dei surfisti.
Colazione
L’hotel Pramit
Purtroppo da Cilacap fino a pangadaran ci sono solo stradine con più buche che asfalto e dopo le botte dei giorni precedenti, non voglio infierire su Thunder, quindi mi tengo sulla “principale”
Riesco ad arrivare a Pangadaran con la luce e vedo l’oceano: niente male
Mi concedo un succo di frutta
Per l’albergo mi oriento su una stradina in cui ci sono dei posti ok per i backpackers: il primo della guida è ovviamente pieno, ma più avanti trovo posto all’hotel Rinjani. Inizialmente la moglie del proprietario mi chiede 130.000 rupie per la camera: quasi 9 euro ! Il marito nota la mia espressione riluttante. Si avvicina e mi chiede in inglese quanto avevo in mente di spendere: 100.000 gli rispondo cioè 7 euro. Siamo in bassa stagione, va bene per 100.000. Dopo la doccia mi accorgo che non ho portato con me gli slip da bagno: una dimenticanza da nulla.
Esco e vado in giro: per forza qui li vendono. Alla fine per 20.000 rupie (1,4 euro9 la Lina Collection mi risolve il problema e compro un paio di pantaloncini blu mezza gamba con la scritta Pangadaran: li potrò usare anche in palestra
Alla cena mi offro i granchi
Poi giro un poco con la moto, ma ormai è buio , però riesco a vedere gli animali del parco locale che di notte vanno a mangiare i rifiuti
02-06-15 Pangadaran
Colazione sul patio della mia stanza
Pangadaran si estende su un’istmo e il lato ovest è quello con le spiagge. Parcheggio la moto, ma non è poi facile trovare un poco d’ombra
Karaoke beach
Le mamme sono riunite a gruppi, in zone d’ombra, col mangiare e i bambini più piccoli
Dopo la foto mi hanno offerto il pranzo
All’autoscatto hanno voluto partecipare in tanti
Nel primo pomeriggio parto con direzione Parigi ed eventualmente il Green Canyon, ma la guida ci dedica proprio 2 righe: quando arrivo vedrò di che si tratta esattamente
Alla fine Parigi è una zona di spiagge e quindi tiro dritto per il Green Canyon
In pratica si sale su delle imbarcazioni sino ad arrivare ad un punto in cui ci si trova in mezzo ad una specie di canyon e una volta là vi forniscono dei giubbotti per nuotare. Io però sono da solo e devo aspettare qualche gruppo che mi prenda con sé, per non dover pagare tutto da solo il noleggio della barca. Riesco ad aggregarmi per poco più di 3 euro
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Ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo
Non mi fido ad andare in acqua, con me ho tutti i documenti e i soldi e solamente dentro a una sportina di plastica
Una volta rientrato decido di proseguire un po’, a caso
Arrivo fino a qui
Ho attivato il GPS quando ho scattato la foto: se mi spiegate come si fa “leggo” le coordinate, così so dove sono arrivato
Foto dedicata ai miei ex compagni di liceo della sezione F: quest’anno ci siamo ritrovati già 2 volte
Mi fermo un attimo a far controllare l’olio: Tutto a posto e non vogliono nulla
Rientro a Pangadaran
In questo negozio d’occhiali riesco a far riparare la montatura dei miei
Beh, visto che i pantaloncini li ho comprati, bisogna fare almeno un tuffo
Alla sera finalmente capisco perché non riesco a chiamare con la sim indonesiana in Italia: mi hanno fatto una ricarica troppo bassa. Lascio perdere perché skype funziona e di traffico dati non sto consumando nulla.
03-06-15
Avrei voluto arrivare a Labuan costeggiando sempre l’oceano, ma le varie stradine metterebbero a dura prova Thunder, il mio sedere e la mia tabella di marcia: ormai ho deciso, voglio dedicare dei giorni interi anche a Sumatra.
Prima di partire giretto per Pangadaran, ancora addormentata
Il caso è davvero imprevedibile e dire di trovare in Indonesia il Momi Caffè era difficile: Momi è il nome della moglie del proprietario. Gli lascio il mio biglietto da visita
Da questo meccanico plurimarca non posso sbagliare e cambio qualcosa della forcella anteriore
Bandung è enorme, attorno ai 6 milioni di abitanti. Poiché mi ritrovo sulla circonvalazione, anche se ormai è buio, continuo e arrivo fino a Chimai, un’altra città in pratica attaccata a Bandung, però sono già nella direzione per domani. Solo hotel medio alti e alla fine anche la guest house Mary non scherza, 175000 rupie, (12 euro): non si tratta e poi sono quasi le 9 e mezza. Questo è il mio alloggio più caro di tutta la vacanza
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Colazione e scientifica preparazione dell’itinerario
Questa è una delle 2 catene di market onnipresenti in Indonesia
Altra parata
Torno a vedere l’oceano
Un’altro matrimonio
Organizzazione impeccabile
Mi sono fermato a guardare per 10 minuti: impegno tantissimo, ma la possibilità di vedere un gol era davvero remota. Comunque il tutto era corredato di speaker e altoparlanti
Panorama fantastico, ma ricomincia la stradaccia e anche il rumore nella parte anteriore di Thunder. Trovo una camera per 150.000 rupie al resort Cariang e poi vado da un meccanico: stavolta smonta tutta la forcella e cambia uno stelo piegato.
Sempre presenti tracce di una scena attiva
A letto e sento il rumore dell’oceano
05-06-15
Riesco a svegliarmi presto e vado a fare un giro per Sawarna: ieri sera avevo visto arrivare dei ragazzi in moto, ma io stavo andando dal meccanico e alla fine mi ero fermato lungo la strada. Scopro che ci sono un apio di stradine che portano proprio sulla spiaggia, dove c’è proprio una specie di “villaggio balneare”, ovviamente a prezzi davvero bassi.
In gruppo penso si possa arrivare a 80.000 rupie a notte, poco più di 5 euro
Siamo una manciata di turisti e tutti qui a fare la foto ricordo da questa formazione rocciosa
Punk’s not dead
Dai come resort non è poi malaccio
Pausa pranzo/siesta
Alè, altra fermata e stringono lo sterzo…chissà se è finita
Arrivo a Carita e prendo informazioni per un’eventuale tour al Krakatoa, ma è bassa stagione: difficile, se non impossibile trovare un gruppo cui aggregarsi.
Questi ragazzi, di un negozio di magliette, con 2 o 3 parole di inglese, mi indirizzano verso una spiaggia da dove partono delle barche per andare al Krakatoa.
Mi vengono chiesti 250 $ per il noleggio di una barca solo per me, ma non è ben chiaro il trekking che sarà possibile fare dal vulcano, se la zona è praticabile o meno.
Trovo da dormire e in una moschea vicino incontro un tour operator indonesiano che parla un poco di italiano e che mi ripete “Trentatrè trentini vennero giù da Trento…ecc…” sono talmente stupito che non penso a filmarlo.
Dopo cena ci ragiono un’attimo e mi convinco che la cifra è un poco esagerata: prima andrò a Sumatra e poi eventualmente al ritorno valuterò nuovamente la possibilità del giro dal vulcano.
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Ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo
Infatti quuando hai sparatto 250$ credevo avessi sbagliato a digitare ...ciao...
Lo scorso anno 200$ per Macchu Piccu, non sono stato nemmeno a pensarci. Li ero arrivato a Carita di sera e fermarmi, 250$, sentendo poi un'unica offerta. Un paio di alberghi avevano le indicazioni per dei tour, ma al momento (bassa stagione) nessuna partenza in programma.
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Ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo