Ciao a tutti!
Condivido il racconto del viaggio che ho fatto a natale in tunisia, prima di tutti questi brutti fatti, sperando non vi abbiano fatto passare la voglia di andarci!
Dovremmo organizzare qualcosa da fare durante le vacanze natalizie, ma i soliti problemi mi rendono riluttante all’idea di partire. La moto si sente compressa nel tragitto casa ufficio, ed io con lei, cionondimeno non riesco a prendere alcuna iniziativa. Anzi, sono sul punto di rinunciare.
Una mattina, in un negozio di ricambi, scopro che il titolare ogni anno, dal 1985, va in Tunisia d’inverno con il suo GS. Mi mostra mappe e intinerari, mi presta una cartina su cui traccia i suoi percorsi abituali e mi parla delle piste nel deserto. Mordo il freno a sentirlo parlare, chiamo mia moglie e, prima di tornare a casa, avevamo già i biglietti della nave.
Nelle 26 ore di traghetto che ci separano dalla costa africana, incontriamo solo due motociclisti: Michele, un omone siciliano salito a Palermo con la fidanzata minuta, che ci fa dono del suo adesivo, “un mare di pace tra Europa e Africa”, attaccato anche sulla sua KTM, e Claudio, che con un BMW R1200RT viaggia solo. La moto e lui sembrano nuovi di pacca, ma in realtà e’ un viaggiatore consumato, meno organizzato di noi, che si muove con una fotocopia sbiadita di google maps e nessuna prenotazione. Lo ritroveremo più avanti.
Sbarchiamo a La Goullete, un porto a metà strada tra Tunisi e Sidi Bou Said, una incantevole città con le case bianche e blu affacciata sul mare, scelta come dimora da tantissimi artisti europei e tunisini. Qui le colline verdissime e il panorama mediterraneo ci fanno capire subito perché questo tratto di costa fu scelto dai Fenici in fuga da Tiro (oggi in Libano) per fondare Cartagine, sfuggendo alle smanie di Alessandro il macedone. La leggenda vuole che la regina Elissa, poi conosciuta come Didone, scappò con uno stratagemma dal fratello, assassino del marito, con tutte le ricchezze di questi, facendogli credere di averle gettate in mare per non essere seguita. Sbarcando sulle coste del nordafrica, si incontrò con il re Larba, con il quale negoziò l’acquisto di tanta terra quanta poteva cingerne una pelle di bue. Per fare il cascamorto il re finse di acconsetire al trucco, sperando di avere ben altra ricompensa, ma la scaltra regina fece della pelle una sottile corda, arrivando a racchiudere la celebre collina, e mandò in bianco il re. L’amore si sa è cieco, come dice mia moglie lamentandosi del freddo, ma quello di Didone doveva aver anche sbattuto forte la testa. Dopo la tresca con Enea, che la aveva impalmata per bene prima di scappare, si uccide con la sua spada, gettandosi poi in una pira ardente. Il re, geloso del rivale, pregò Zeus di punirlo per aver preso il suo posto nel letto della sfortunata regina. E anche noi ne paghiamo le conseguenze.
A Tunisi, il padre degli dei riprende le ostilità contro la stirpe troiana, scaraventandoci addosso una violenta grandinata e una temperatura intorno ai 3°. Sono le 4 del pomeriggio, è buio e ci aspettano 250km di strade africane sotto un gelo raro per queste parti.
Le strade tunisine non sono molto diverse dalle nostre vie consolari all’ora di punta. Le indicazione fortunatamente sono semplici, ma il buio non è di aiuto. Fuori dall’autostrada, il percorso prosegue su una via provinciale e, seguendo i cartelli, raggiungiamo la costa.