Sulla Caiazzo-Piedimonte, il fastidio che mi provocava il riverbero di mezzogiorno si sommava alla consapevolezza che sarei potuto rimanere a piedi. Il sole a perpendicolo creava pozzi di oscurità nella macchia e arroventava il casco. In più, non avevo neppure cominciato il pezzo che dovevo consegnare.
Non avevo fame, ma forse un po’ di frutta mi avrebbe aiutato a mitigare il tedio di una giornata nata male e mi fermai alla terza bancarella che incrociai. Non che fosse migliore delle prime due, ma, se volevo fermarmi, tanto valeva farlo subito. Un omaccione sui sessanta e un ventenne riccio chiacchieravano sotto gli alberi. Vicino a loro, un APE colmo di pesche, susine, meloni e angurie.
Arrestai la motocicletta mentre il giovanotto riccio saliva in auto e se ne andava. L’altro lo salutò con una voce grossa come lui.
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