... Mourinhno ... Squadre forti e toste.
IL RICORDO - «Io, Sarti, quello della papera»
FIRENZE - «Pronto? Sì, sono quello della papera... Accidenti, dopo 380 e passa partite in serie A, venite sempre a beccarmi per quel maledetto episodio». L' Inter ha appena perso lo scudetto con le lacrime e i rimpianti dei colpevoli, e Giuliano Sarti teme il telefono rovente: «Ho perfino un appuntamento con la Radio Vaticana...». In effetti. Sarti, classe ' 33, difendeva la porta dell' Inter sconfitta a Mantova all' ultima giornata del campionato ' 66-' 67, superata dalla Juve vittoriosa contro la Lazio. E lo scudetto finì ai bianconeri. «Fu colpa mia, è vero. Uno a zero, con il pallone che mi passa tra le mani. Era il primo giugno del ' 67, come se fosse ieri. Trentacinque anni che mi porto dietro quella macchia. Ah, Sarti, quello della papera...». Che cosa si prova, in quei momenti? «Una tragedia. Sportiva, intendiamoci. Lo capisco, Ronaldo che piange. Personalmente, non mi resi subito conto di avere sbagliato, e quanto. E nemmeno potevamo sapere che cosa faceva la Juve, non c' erano mica i mezzi di adesso... Al massimo qualche radiolina, ma non a bordo campo. Fu alla fine della partita, e soprattutto il giorno dopo, che venni investito dalla portata del disastro». Se l' aspettava, questa replica? «Qualche segnale c' era. L' Inter è arrivata stanca, a questa partita, già da un mesetto non brillava. E poi, c' è stata questa storia dei tifosi tutti a favore. Altro che un vantaggio. Se mai, lo è stato per i giocatori di Zaccheroni. Che hanno avuto una reazione d' orgoglio, hanno fatto la loro brava partita. Invece i nerazzurri possono aver pensato che fosse tutto facile, addirittura uno stadio intero a fare il tifo per loro! E vedete come è finita». Lei ha vinto due scudetti con l' Inter, ma poi è passato alla Juve. Il suo cuore da che parte stava? «Be' , con la maglia bianconera avrò fatto al massimo dieci partite da titolare. Ho tifato Inter, se non altro per solidarietà... familiare. Che vuole, le donne di casa sono tifose sfegatate. La figlia si è fatta un altarino davanti alla tv, ha tirato fuori i miei cimeli, le Coppe dei Campioni, perfino un quadretto con il ritratto di Angelo Moratti. Al 4-2 della Lazio ha raccattato tutto ed è sparita. Io, comunque, in tutto questo ci vedo un lato positivo». E quale sarebbe? «Ho sempre detto che la partita è la cosa più sana che ci sia. Il campo, ancora una volta, ha smentito quelli che vedono streghe dappertutto. I presidenti per primi, che troppo spesso parlano a vanvera. E invece dovrebbero pensarci bene, prima di rilasciare certe dichiarazioni». Chiara Basevi
Basevi Chiara