Ebbene si.
Dopo 6 anni di onoratissimo servizio ho venduto la mia "Rusor" (1150 Rockster).

Mi ha dato grandi soddisfazioni da solo ed in coppia.
Con lei ho conosciuto tantissima gente e, 6 anni fa, ho conosciuto anche QDE e con qualcuno di questo forum mi frequento anche a prescindere dalla passione-moto.
Avevo voglia di provare qualosa di nuovo; ultimamente mi ero un po' stancato della fin troppa "tecnologia" in moto, dei gps, dell'abbigliamento performante all'ultimo grido, dei kit-miracolo, del giro che se non è almeno di 400km in 3 ore (senza pause perchè si perde tempo

) non è un giro...
Forse complice l'età

ho cominciato a ricordare che cosa era la moto per me quando avevo prima 16 poi 25,26 anni: libertà, evadere dalla routine, assaporare le strade deserte (e non le piste che si trovano oggi alla domenica dove chiunque si sente Vale...), avere tra le gambe un motore e tra le mani un manubrio.
Nulla o poco di più.
Mi sono prima appasionato alle obsolete (che bella la guida ancora fisica, i carburatori, i 70cv del mio CS 100 che bastano e avanzano se guidi pulito). Poi ho cominciato a cercare una moto che almeno si avvicinasse a questi concetti.
L'ho provata e ho riassaporato quel gusto.
Oggi ho firmato e l'ho presa.
Tutta nera.
XR1200X
Ed ora sparate pure!!!
A tutti un Arrivederci sulla strada e grazie per avermi consentito di condividere con voi questi pensieri.
LA PROVA (Prime impressioni)
Premessa Sul tester: ho superato da mo’ i 40 ed ho posseduto le seguenti moto: Garelli Gulp 3V, Cagiva SST 125, Yamaha Virago 535, Yamaha TDM 850, Triumph 900 Trident, Honda Hornett 900, BMW 1150 Rockster.
In box, da qualche anno, ho una BMW R100CS.
Premessa sulle motivazioni al cambiamento:Come qualcuno che mi conosce forse ha già letto in questo post, dopo 6 anni di Rockster (ottima moto), cercavo qualcosa di diverso.
Stufo della iper-tecnologia, dei GPS, dell’abbigliamento Iper-tecnico, delle borse da Parigi Dakar anche quando vai a prendere l’aperitivo a Milano, grazie anche alla mia obsoleta, avevo voglia di riappropriarmi del concetto-moto nella sua purezza.
Dal punto di vista estetico amo le moto anni ’70 (ruote a raggi, manubrio, gran motore e poco più) ed ho cominciato a guardarmi in giro.
La scimmia l’ho presa per l’ultima nata in casa Harley, la XR1200X, moto che trae origini dalla mitica 750 utilizzata nelle gare di flat track negli Stati Uniti.
Oggi, dopo i primi 750 km percorsi con la moto (città 20%, Misto 60%, Autostrada 20%) posto le mie prime impressioni.
Realizzazione meccanica: siamo qui ai massimi livelli; la moto è ancora montata a mano pezzo a pezzo, le saldature sono precise, la plastica è ridotta al minimo indispensabile (almeno su una moto che vuole essere sportiva). Tutto il resto è puro acciaio americano al 100%.
I cavi sono ben posizionati ed ogni minimo particolare rivela una cura quasi maniacale del dettaglio e del materiale. Traspare, su quasi tutte le componenti, il concetto di sovradimensionamento che regala la sensazione di solidità (e di peso che, in ordine di marcia e con il pieno, supera i 250kg !).
Estetica: qui siamo in un campo assolutamente personale ma trovo che la moto sia di sicuro originale (dai tempi di Triumph (anni 90 e non oggi che ce ne sono in giro tantissime!) non mi capitava di essere al semaforo e di avere il guidatore dell’auto a fianco che tira giu’ il finestrino per chiederti che modello è e farti i complimenti. Personalmente trovo bellissima la livrea Black Denim (cioè opaco nel gergo H-D) con le marmitte affiancate e tese verso l’alto ed il codino slanciato che fa molto anni 70’.
In sella: Appena saliti si nota la posizione di guida con le braccia in posizione naturale grazie al manubrio “a corna di bue” e con i piedi leggermente all’indietro rispetto all’asse perpendicolare.
Tutti i comandi sono facilmente raggiungibili e intuitivi (il sistema delle frecce è simile a quello BMW ma non serve il comando di stop perché si utilizzano sempre e solo i due comandi destro e sinistro); manca il lampeggio abbagliante. La strumentazione è completa: accanto al contagiri centrale rotondo con sfondo bianco che fa molto “racing” compare uno strumento digitale rotondo più piccolo (sembra applicato “posticcio” ma è il suo bello) che funge da contakilometri. Ci sono spie per la riserva, la temperatura motore, il check control motore, olio, batteria, frecce, luci, sistema antifurto con immobilizer e trasponder.
La sella è alquanto rigida sia per il pilota che per il passeggero (anche se, alla lunga, viaggiando, avrei detto peggio). In alternativa l’aftermarket offre di tutto e di più.
Nelle manovre da fermo, complice l’altezza della sella (795 da terra) ed il baricentro basso e centrale, la moto è più facilmente manovrabile della ex-mia Rusor 1150.
Pochissimo o nessun posto sotto sella per lo stivaggio di piccoli oggetti. Mancanza importante: il tappo benzina in stile aereonautico non ha chiave(!); La capienza del serbatoio è limitata a 13,25 litri e quindi occorre fermarsi ogni 170 km circa.
In Marcia: qui ho capito cosa si intende per “good vibrations”. Appena acceso (accensione pronta e senza tentennamenti) il bicilindrico aste e bilancieri con teste raffreddate ad olio fa sentire il suo sound.
Il motore al minimo (solo al minimo ed in folle) vibra piacevolmente girando basso con la sua voce rauca e piena nonostante i silenziatori a codice. Appena in marcia gli abbondanti silent-block, introdotti da non molto sui modelli Sportster, fanno il loro lavoro e le vibrazioni non si sentono più (nemmeno sulle pedane pilota o passeggero).
Inserita la prima (“Clunch”, Il cambio sebbene non “velocissimo” è assolutamente preciso; le marce sono 5), il bicilindrico americano sprigiona una coppia abbondantissima che parte dai 2000 giri (la moto è limitata ai 7000) consentendo una guida anche dimenticandosi delle marce poiché anche in quinta e a 2000 giri la moto riprende vigorosa senza tentennamenti o seghettamenti nonostante l’iniezione. La moto accredita 91 cavalli che ci sono tutti e subito!
La sensazione è di estrema confidenza: ad un telaio più che buono si associano ottime sospensioni (SHOWA regolabili su tutti i parametri sia davanti che dietro) che rendono molto “guidabile” la moto anche sul misto veloce.
Le gomme (Dunlop Qualifier sviluppate ad hoc per questo modello) fanno il resto trasmettendo una più che buona sensazione di controllo anche nella guida più che allegra.
I 250 kg non si sentono, una volta in moto, per nulla; la frenata (anteriormente 2 dischi auto flottanti, posteriormente un disco) è ottima anche se occorre un po’ abituarsi alla leva anteriore fin troppo progressiva. Il freno posteriore è qualcosa di più di un buon rallentatore. Per ora anche nella guida più allegra i freni non sembrano soffrire affaticamento da temperatura.
Leggero affaticamento da temperatura lo soffre invece il pilota se si superano i 30 gradi centigradi di temperatura ambiente; il cilindro posteriore cede infatti un po’ di calore così come il piccolo radiatore dell’olio posto sul lato sinistro della moto.
La marcia in autostrada è piacevole sin poco sopra la velocità da codice (la mancanza di protezione all’aria, alla quale “ho messo una pezza” con un piccolo - e molto vintage - cupolino/parabrezza sport, si fa sentire) ma, d’altra parte, l’autostrada non è l’habitat preferito da questa moto che gradisce di più il misto veloce, la collina e la guida “pennellata” sulle curve.
La moto ospita bene un passeggero che, tuttavia, non ha appigli per tenersi se non al pilota. Alla moto si può applicare un portapacchi (più grande del corrispondente per la BMW) ed eventualmente una borsa da serbatoio. Nessuna possibilità per le borse laterali che, a causa degli ammortizzatori a gas, non possono essere montate a differenza della XR1200 “base” dove invece tale montaggio è possibile. Conto tuttavia (anche per tenere alto l’onore del mio nickname) di realizzare una modifica ad-hoc.
Considerazioni finali: Sono, per ora, molto contento della scelta che si avvicina molto al mio reale utilizzo della moto (cioè “gite” su medio raggio, 200/400 km, oltre all’uso nel week end) e del tipo di emozioni che apprezzo in essa .
Grazie della pazienza che hai avuto, se sei arrivato sino a qui.