Qualche tempo fa, Luigi aveva chiesto le mie impressioni riguardo al nuovo acquisto a due valvole. Allora avevo troppa poca esperienza per potermi sbilanciare; lo faccio adesso, a quattro mesi di distanza, con qualche chilometro in più sulle spalle.
Premetto che si tratta di una R 65/35 Monolever, costruita nel maggio del 1987, della quale sono entrato in possesso nel luglio del 2004 dopo oltre dieci anni di fermo ed appena 2.464 km totali percorsi.
Alla moto ho sostituito le gomme (Avon Roadrunner AM 20/AM 21), i silenziatori di scarico (Busso Art. 534), la batteria (Yuasa mod. 53030), l’olio motore (Castrol Act>evo 10W-40), quello del cambio, del cardano e della coppia conica (Bardahl 80W-90), il fluido dei freni, revisionato i carburatori e fatto gli altri piccoli lavoretti necessari per una buona messa a punto.
A lungo ho penato per trovare il giusto set-up per la carburazione e, solo dopo parecchi tentativi, sono riuscito a raggiungere un risultato completamente soddisfacente.
Adesso,
Kleine Kuh - così l’ho chiamata – si avvia la mattina al primo tentativo senza che sia mai necessario utilizzare l’arricchitore. Tiene da subito il minimo ed impiega una decina abbondante di minuti per raggiungere la normale temperatura di esercizio. La carburazione non mostra buchi di sorta e le ripartenze, anche a caldo, non presentano alcun problema.
I consumi sono altalenanti e vanno dagli 11,84 km/l registrati in città fino ai 18,59 km/l fatti segnare in autostrada a velocità costante di 130 km/h.
Il comfort è ottimo in ogni condizione ed altrettanto posso dire della maneggevolezza. Guidarla in città è un vero piacere; nel misto risulta molto apprezzabile l’elasticità del motore, ma una certa cedevolezza della sospensione anteriore sconsiglia una guida d’attacco, pena eccessivi trasferimenti di carico che disturbano la pulizia delle traiettorie. Meglio godersi il piccolo boxer ad una andatura meno esasperata, approfittando dei rapporti lunghi e della omogeneità di erogazione del motore. In autostrada, con mia enorme sorpresa, la mukkina si trova perfettamente a suo agio. A 120 km/h, in quinta, il motore frulla a 4.500 giri/minuto e questa andatura sembra potersi mantenere indefinitamente. Subito oltre, tra i 130 ed i 150 km/h, si incappa in un picco di vibrazioni, molto fastidiose soprattutto sulle pedane. Oltre questa soglia, le vibrazioni diminuiscono drasticamente fino a raggiungere una velocità massima indicata - in posizione semieretta e con entrambe le valige montate - di poco superiore ai 180 km/h (da vari riscontri effettuati, il contachilometri risulta essere molto preciso, quindi, altrettanto mi sembra lecito supporre per il tachimetro).
Il manubrio rialzato montato sulla mia R 65 risulta gradevolissimo in città e nella guida sul misto ma, aerodinamicamente, fa pagare lo scotto di una eccessiva esposizione all’aria del busto nei trasferimenti autostradali. Con la mia statura di 1,74 m ritengo che la posizione di guida più confortevole oltre i 120 km/h sia quella con i piedi sulle pedane del passeggero ed il busto leggermente inclinato in avanti.
Molto buona la stabilità in ogni condizione. Qualche ondeggiamento, dovuto all’alleggerimento dell’avantreno, si innesca nei curvoni percorsi ad oltre 160 km/h con solo pilota a bordo e valige cariche. Magari la situazione potrebbe migliorare con l’adozione di un ammortizzatore di sterzo, ma, essendo l’inconveniente circoscritto a questa particolare condizione di marcia, tutto sommato, ritengo di poterne benissimo fare a meno.
Non sono riuscito a fare a meno, invece, delle manopole riscaldate e dei due strumentini supplementari (orologio e voltmetro). Estremamente efficaci le prime e, a mio parere, indispensabili i secondi, non mancano di farsi apprezzare in ogni frangente. Il voltmetro, in particolare, si rivela utilissimo per tenere sotto controllo in tempo reale il bilanciamento elettrico dell’impianto.
In città, sotto i 2.000 giri/minuto, l’alternatore non carica e, anche a luci e servizi spenti, l’impianto di bordo lavora a spese della batteria. Oltre questa soglia, invece, si possono tenere le luci accese insieme alle manopole riscaldate indefinitamente senza alcun problema.
Con il doppio disco anteriore, la frenata è buona ed anche il tamburo posteriore svolge onestamente il suo compito. Il cambio si fa apprezzare per l'ottima manovrabilità della leva, anche se spesso presenta un folle tra la seconda e la terza marcia.
In caso di forti acquazzoni si presentano due inconvenienti: si appannano i vetri di tachimetro e contagiri (ma non quelli dell’orologio e del voltmetro che sono nuovi) e trafila acqua nel serbatoio del carburante attraverso il tamburo della serratura del tappo di rifornimento.
Ottime le capacità di carico e comodissimo l’ampio vano ricavato nel codino. Straordinaria l’accessibilità meccanica che rende semplice qualsiasi intervento di manutenzione all’infuori di quelli che richiedono lo smontaggio del manubrio, fissato alla piastra superiore di sterzo in maniera a dir poco cervellotica.
In chiusura, due parole sulla tonalità di scarico: semplicemente perfetta. Altro che lavatrice a quattro valvole!