Mi pongo questa domanda da quando ho letto l'articolo sul nuovo scooter ibrido della Piaggio.
Leggendo mi sono balzate alla testa due considerazioni:
- complimenti ed onore alla piaggio per lo sforzo e il coraggio nel cercare di aprire nuove frontiere in fatto di mobilità;
- ma è necessaria tanta tecnologia e tanta complicazione costruttiva per ottenere quei risultati?
Alla fine si parla di un mezzo che ha all'incirca le stesse caratteristiche del suo gemello non ibrido, forse con un po' più di spunto da fermo, e che percorre qualche km in più al litro (i consumi sono attestati sui 40-50 km/l).
Il prezzo in più da pagare, oltre che economico, è un mezzo molto più pesante e molto + complesso. Non oso immaginare neppure da dove può cominciare un conce in caso di malfunzionamenti di un tale mezzo


.
Quindi mi sono chiesto se la tendenza del futuro debba per forza orientarsi verso la complessità, verso un'elettronica esagerata, verso mezzi derivati da anni di studi ed ardite combinazioni di motorizzazioni (appunto ibrido), oppure ci sia ancora spazio per la semplicità e per l'efficienza.
Io sono convinto che forse è meglio "tornare indietro", cioè usare il progresso tecnologico per migliorare ed affinare quanto esiste.
Un esempio di quello che voglio dire è rappresentato dal nuovo motore piaggio 125 4T che verrà montato su diverse moto.
Semplice e studiato nei minimi dettagli per ottenere buone prestazioni e bassi consumi (quindi basse emissioni), il tutto senza ricorrere alla miriade di centraline e sensori di ogni sorta e quindi a costi di realizzazione e di gestione molto bassi.
In pratica: moto leggera ed essenziale (almeno per città e dintorni), motore semplice (di gestione e manutenzione), al limite con prestazioni non da motogp ma parco, anzi parchissimo nei consumi e quindi rispettoso dell'ambiente.
Qual'è secondo voi la strada da intraprendere?